CGIL- CISL- UIL- LOMBARDIA
Prot. n. 138
Class.: 3.02.08
Alla FP CGIL Nazionale
Settore Penitenziario
Alla FPS CISL Nazionale
Settore Penitenziario
Alla UIL PA
Settore Penitenziario
R O M A
Alle FP CGIL Territoriali
Settore Penitenziario
Alla FPS CISL Territoriali
Settore Penitenziario
Alla UIL P.A. Territoriali
Settore Penitenziario
LORO SEDI
Al MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Dipartimento Amm.ne Penitenziaria
Dottor Ettore Ferrara
Dottor De Pascalis
R O M A
Ai PRESIDENTI DELLE COMMISSIONI GIUSTIZIA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
R O M A
AI PRESIDENTI DEI TRIBUNALI DI SORVEGLIANZA DI
M I L A N O
B R E S C I A
Al PROVVEDITORATO REG.LE DAP
Della Lombardia
Dottor Luigi Pagano
M I L A N O
Agli ISTITUTI PENITENZIARI
ed UFFICI ESECUZIONE PENALE ESTERNA
della Lombardia
LORO SEDI
OGGETTO: Assemblea unitaria degli educatori penitenziari della Lombardia
Per quanto di competenza ed opportuna conoscenza si trasmette il verbale dell’assemblea unitaria degli educatori penitenziari lombardi aperta ai collaboratori delle aree pedagogiche.
Per i contenuti condivisi ed i contributi apportati si ritiene di appoggiare le indicazioni contenute nello stesso richiedendo, ad ogni livello, l’avvio di una serie di contatti per affrontare la questione degli operatori pedagogici penitenziari.
Nelle more queste OO.SS. si riservano ogni azione utile a tutela dei lavoratori.
FP CGIL FPS CISL FP UIL P.A.
Antimo De Col Pietro Paris Teresa Palese
VERBALE INCONTRO
Il giorno 14 gennaio presso il Provveditorato Regionale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di Milano si è tenuta l’assemblea regionale indetta da CGIL, CISL e UIL per gli educatori penitenziari della Lombardia aperta a tutti i collaboratori delle aree pedagogiche ed ad alcune associazioni di volontari presenti nel territorio.
L’incontro è stato sollecitato dopo gli avvenimenti di Volterra – l’aggressione dell’unica educatrice presente nel suo Istituto – nella convinzione diffusa della necessità di rafforzare una professionalità da troppo tempo penalizzata e disciplinata da interventi unilaterali della sola Amministrazione Penitenziaria: quella dell’educatore penitenziario.
Il profilo dell’operatore pedagogico degli Istituti Penitenziari, emerso dagli interventi è stato fortemente caratterizzato dagli ultimi provvedimenti ministeriali, circolari e decreti sull’area della sicurezza, che hanno orientato l’attività trattamentale in senso tecnico e amministrativo.
In Lombardia i timidi apporti numerici degli educatori C1 assunti a tempo determinato e la successiva integrazione con gli agenti di rete, pur rappresentando nel secondo caso un importante segnale di attenzione del territorio all’insufficienza organica delle aree pedagogiche, integrando risorse anziché sovrapporle (sussidiarietà verticale), non hanno risolto la situazione a fronte del persistente malcostume dei distacchi.
I presenti ritengono quindi necessario concludere velocemente gli iter concorsuali giacenti e prestare attenzione rispetto alle assegnazioni dei vincitori nelle sedi del nord, presidiando anche in seguito sui movimenti clientelari, già denunciati invano in passato da alcune OO.SS..
Viene citata l’opinione pubblica come “committente” dell’esecuzione penale, in questo però si registra dissenso posizionando i riferimenti operativi degli educatori nei direttori e nella Magistratura di Sorveglianza di cui si richiede il coinvolgimento rispetto alla forte compressione delle attività trattamentali e dell’attività di osservazione.
Tutti i lavoratori hanno smesso di interrogarsi sull’identità indefinita dell’educatore e condizionata dall’estemporaneità di circolari, peraltro disattese da molte direzioni, per orientarsi su quelli che sono gli obiettivi della loro presenza, i fini di un mandato rieducativo che risente di una diversa e a sua volta indefinita interpretazione della funzione della pena che né la politica né l’Amministrazione esprimono compiutamente .
La presenza degli educatori, oggi in un’ottica di relazioni di rete e nel contesto operativo penitenziario, deve fare i conti con la polizia penitenziaria alla quale, grazie all’introduzione di nuove e riqualificate figure professionali apicali, è stato assegnato uno spazio trattamentale definito.
La richiesta forte è quindi quella di far esplodere le contraddizioni di una gestione illuminata nei vertici ma contraddittoria nei fatti, dobbiamo lavorare per far affermare nei fatti il principio della gestione della pena come strumento di riabilitazione.
In alcune regioni, Toscana in particolare, si ipotizza una confluenza del nostro settore negli enti locali ritenendo questi, quali gestori del territorio, più sensibili ed interessati al trattamento e al recupero per evitare le recrudescenze malavitose per il loro stesso interesse territoriale.
Questa provocazione è stata valutata dall’assemblea come una opportunità per poter aprire un confronto con le Istituzioni locali, apparentemente interessate a un reale processo di rieducazione e reinserimento dei detenuti, chiedendo l’integrazione di risorse sia umane che strumentali.
Si avverte un forte bisogno di ridefinizione della politica penitenziaria in linea ed a maggior precisazione dell’Ordinamento Penitenziario del 1975, così come si avverte la necessità di un adeguamento dell’impianto normativo ormai più che trentennale, rispetto all’operatività destinata ad un’utenza le cui caratteristiche faticano ad armonizzarsi con le condizioni richieste dalla legge per declinare l’intervento trattamentale.
Gli educatori non possono accettare che l’unica politica nei confronti dei detenuti sia il controllo e la sicurezza, prevaricando e marginalizzando tutta l’attività trattamentale.
Assecondando le scelte dell’Amministrazione si va progressivamente a limitare il diritto dei detenuti di ricevere un’offerta trattamentale.
L’educatore è il tecnico della riabilitazione ed è un pedagogista, aperto ad ogni forma di collaborazione ma deve restare il pilastro fondamentale del sistema trattamentale nel carcere.
Si valuta che seguire l’opzione di uscita dal carcere, per passare agli Enti locali, oltre che essere un iter lungo e complesso, farebbe modificare il carcere. Il carcere senza educatori sarebbe diverso e comunque la loro presenza con una formula “consulenziale” sarebbe diversa ed in molti casi ancora più debole in termini di tutela del lavoro e proposizione di ipotesi per il detenuto.
Tornando all’attualità si chiede che l’Amministrazione si faccia fortemente carico del progetto pedagogico, disatteso e trascurato in molti istituti. Si lamenta l’assenza di un sistema sanzionatorio per la mancata osservanza delle indicazioni operative contenute nelle circolari che disciplinano l’area pedagogica ed i suoi prodotti limitando ed impoverendo la finalità trattamentale.
Si avverte la necessità di un deciso intervento normativo che raccolga le indicazioni delle circolari e disciplini la figura dell’educatore penitenziario in ottica di scambio e confronto circolare con le altre figure penitenziarie.
Pur in presenza di una crescente domanda di “certezza della pena”, agli educatori continua ad essere affidato il compito di operare per affermare il diritto al trattamento e alla progettazione e realizzazione di percorsi riabilitativi.
Valutando che la mancata definizione del ruolo dell’educatore dentro il carcere determina la deresponsabilizzazione del contesto, si conclude l’incontro chiedendo un maggiore e forte coinvolgimento del Provveditorato, del DAP, delle strutture sindacali nazionali, politiche e della Magistratura di Sorveglianza sulla tutela dell’attività trattamentale e degli operatori del trattamento in un’ottica di maggiore definizione di strumenti normativi ed operativi.
Inoltre si chiede alle OO.SS. presenti di operare per aprire un confronto con il Provveditorato e con gli Enti Locali della nostra regione per raccogliere tutte le opportunità e le risorse disponibili nella nostra regione.
Si conviene un aggiornamento dell’incontro a fronte delle adesioni raccolte e della disponibilità espressa anche da enti ed associazioni.
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