L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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martedì 29 novembre 2011

Il ministro Severino alla sua prima audizione parla di riforma delle circoscrizioni, carceri e pene alternative

sole 24 ore 28.11.2011

Risparmi, innanzitutto, poi riforma delle circoscrizioni, alleggerimento delle carceri e pene alternative sono i temi al centro della prima audizione del ministro della Giustizia, Paola Severino, alla commissione Giustizia del Senato. «Grazie per l'accoglienza che mi è sembrata calorosa e che spero rimanga tale nella costanza dei rapporti che vorrei mantenere con le commissioni giustizia di Camera e Senato», ha esordito Severino, che ha ribadito l'importanza «soprattutto per un governo tecnico come il nostro», che «il confronto parlamentare sia più importante che per un governo di forma politica. Non possiamo portare avanti alcun progetto senza un consenso parlamentare».

Riguardo alle linee del suo ministero, Severino ha ribadito la volontà di andare avanti con la riforma delle circoscrizioni giudiziarie: «La delega sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie dovrà essere attuata. Siamo tutti d'accordo - ha precisato il Guardasigilli - nello snellire le circoscrizioni e ci sono già le premesse normative affinchè ciò accada». Una riforma che garantirà «risparmi notevoli» e «potrebbe portare a recuperare efficienza».

«Risparmi notevoli», inoltre, si otterrebbero con l'uso del braccialetto elettronico come misura alternativa alla detenzione. I problemi tecnici sono risolvibili, ha aggiunto il Guardasigilli, secondo cui dove è applicato il braccialetto «il tasso di recidiva è estremamente limitato».
Finora, però, in Italia l'uso del braccialetto elettronico, per il quale va prestato «il consenso preventivo» da parte dell'interessato, «è stato molto scarso in questi anni», a fronte del «grande successo» che ha avuto invece in altri stati dell'Europa e negli Stati Uniti.

Sistemi alternativi alla detenzione contro il sovraffollamento delle carceri
Il braccialetto potrebbe anche essere un mezzo per svuotare le sovraffollate carceri italiane, per le quali i provvedimenti "spot" (come l'aministia) presi finora non sono bastati, ma «serve qualcosa di più stabile»: «Nel 2010 -ha detto il Guardasigilli- abbiamo toccato il tetto di 68.968 detenuti, decrementando peraltro il personale di polizia penitenziaria che ha raggiunto il numero di 39.121 unità rispetto alle 45.121 fissate nel 2001. Siamo cioè tornati a numeri assolutamente non sostenibili e non coniugabili soprattutto con il rispetto dei diritti fondamentali della persona». «Occorre varare una sistema di misure alternative alla detenzione - ha aggiunto Severino - che assicurino la possibilità di scontare il residuo della pena in una località o in una forma diversa, ma che assicuri i cittadini sul fatto che non vi saranno ricadute nel reato una volta fuori». Tra le proposte per ridurre il numero dei detenuti il Guardasigilli ha indicato anche «l'istituto della messa in prova» che ha avuto successo con i minorenni. E per alleviare le sofferenze del detenuto il ministro ha pensato all'istituzione «della carta dei diritti e doveri di chi è in carcere.

Gli ordini professionali non saranno aboliti
Sul fronte degli ordini professionali, Severino ha ribadito che il Governo non ha in preparazione un provvedimento per la loro cancellazione. L'allarme era stato lanciato in particolare sabato scorso dall'assemblea dell'Organismo unitario dell'avvocatura e già in quella occasione il guardasigilli aveva diffuso una nota per ridimensionare le voci sul tema: «Liberalizzare - ha aggiunto oggi - non vuole dire consentire a chiunque di fare l'avvocato. Ma eliminare gli ostacoli eccessivi all'esercizio delle
professioni».