GIUSTIZIA/CARCERE- IL GARANTE DEL LAZIO: SERVONO PIU' MISURE ALTERNATIVE
Adnkronos, 22 febbraio 2008
Angiolo Marroni al convegno "Il ruolo del Garante dei detenuti nell’ambito del sistema carcerario e la sua riforma": "Se si vuole ridurre il numero dei reati e avere più sicurezza non serve costruire più carceri". Angelo Zaccagnino: "Occorre uno snellimento nei processi e alcune leggi, come la Bossi-Fini, vanno cambiate".
L’inutilità della costruzione di nuove carceri, la necessità di incrementare misure cautelari che siano alternative alla detenzione e la depenalizzazione di alcuni reati minori, la riforma del codice penale e l’incremento delle iniziative che favoriscono il reinserimento nella società degli ex detenuti attraverso corsi di formazione e attività lavorative all’interno degli stessi istituti di pena.
Sono queste le indicazioni emerse nel corso del convegno "Il ruolo del Garante dei detenuti nell’ambito del sistema carcerario e la sua riforma", tenutosi questa mattina a Roma presso la sede del Consiglio regionale del Lazio alla presenza del garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni, del vicepresidente del Consiglio regionale Bruno Prestagiovanni, del capo dipartimento per la giustizia minorile Donatella Caponetti, del provveditore per l’amministrazione penitenziaria Angelo Zaccagnino, del membro della Sicurezza e Criminalità Donato Robilotta, dell’assessore agli Affari istituzionali Daniele Fichera e di Gianfranco Baruchello che ha girato il documentario ‘Un altro giorno, un altro giorno, un altro giornò proiettato al termine dell’incontro.
"Nelle 14 carceri del Lazio attualmente ci sono 4.908 detenuti - ha spiegato il Garante Marroni - dei quali circa il 30% è ancora in attesa di essere sottoposto al primo grado di giudizio, un altro 30% sta per ricorrere in appello e solo il 38% è stato condannato in via definitiva. Al 31 luglio 2006 i detenuti nel Lazio erano quasi 6.000 poi con l’indulto ne sono usciti 2.636, ma adesso la situazione è di nuovo critica. Non siamo ancora ai numeri pre-indulto ma fra allarmi sociali e richieste di maggiore sicurezza e tolleranza zero credo che si tornerà presto a quei livelli. Se si vuole ridurre il numero dei reati e avere più sicurezza non serve costruire più carceri, occorre invece aumentare sensibilmente il ricorso alle misure alternative alla detenzione".
"Per quanto riguarda il sistema carcerario minorile - ha spiegato la dottoressa Caponetti - abbiamo fatto degli enormi passi avanti grazie a un processo penale innovativo introdotto nel 1989. Sono stati creati i nuovi istituti per i provvedimenti cautelari che prevedono prescrizioni, obbligo di dimora in casa e quello di soggiorno in una comunità di recupero. Inoltre, con l’introduzione del Centro di prima accoglienza, dove vengono portati i minori arrestati in attesa dell’udienza di convalida, abbiamo ridotto sensibilmente il numero di detenuti minori in attesa di giudizio. Infine, con l’istituto giuridico della sospensione del processo per messa alla prova, che permette a un ragazzo per un periodo di sei mesi di dimostrare il proprio ravvedimento, siamo riusciti a ridurre il numero di ingressi annuali nelle carceri minorili da 7.000 a 2.000 unità".
Poi ha preso la parola Angelo Zaccagnino, provveditore per l’amministrazione penitenziaria, che ha spiegato: "L’indulto ha riportato vivibilità nelle carceri e i reingressi, per quanto l’opinione pubblica abbia criticato questo provvedimento, sono stati relativamente pochi, circa il 30%. Come visto i due terzi dei detenuti nel Lazio sono in attesa di giudizio e il 44% sono stranieri. Questo perché serve uno snellimento nei processi e alcune leggi, come la Bossi-Fini, vanno cambiate".
"In un anno abbiamo fatto qualcosa per risistemare le strutture - ha proseguito Zaccagnino - ma c’è ancora molto da fare, c’è un serio problema di risorse economiche e l’unica soluzione è il ricorso a pene alternative, soprattutto nel caso dei tossicodipendenti".
"Abbiamo creato un tavolo interassessorile per coordinare i nostri interventi e stanziato dei fondi - ha spiegato l’assessore agli Affari istituzionali Daniele Fichera - ma abbiamo ancora tanto lavoro da fare". Donato Robilotta, membro della commissione Sicurezza e Criminalità, ha messo in risalto il fatto che "mantenere una persona in carcere in attesa di giudizio è un obbrobrio giuridico, una vergogna. Molti sono immigrati detenuti per reati minori che potrebbero essere puniti con delle sanzioni amministrative. Noi come Regione non abbiamo competenze specifiche in materia, ma se c’è un settore nel quale possiamo intervenire è quello della formazione e del lavoro, per spezzare quel circolo vizioso che porta gli ex detenuti a commettere nuovi reati per le difficoltà legate al reinserimento nella società".
Dello stesso avviso, infine, il commento di Bruno Prestagiovanni, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio. "La carcerazione preventiva deve essere modificata in maniera tale da differenziare i reati mentre attualmente è prevista per reati di qualsiasi tipo. Non servono nuove carceri - ha concluso - ma la trasformazione in carceri nuove, che è una cosa ben diversa".
Angiolo Marroni al convegno "Il ruolo del Garante dei detenuti nell’ambito del sistema carcerario e la sua riforma": "Se si vuole ridurre il numero dei reati e avere più sicurezza non serve costruire più carceri". Angelo Zaccagnino: "Occorre uno snellimento nei processi e alcune leggi, come la Bossi-Fini, vanno cambiate".
L’inutilità della costruzione di nuove carceri, la necessità di incrementare misure cautelari che siano alternative alla detenzione e la depenalizzazione di alcuni reati minori, la riforma del codice penale e l’incremento delle iniziative che favoriscono il reinserimento nella società degli ex detenuti attraverso corsi di formazione e attività lavorative all’interno degli stessi istituti di pena.
Sono queste le indicazioni emerse nel corso del convegno "Il ruolo del Garante dei detenuti nell’ambito del sistema carcerario e la sua riforma", tenutosi questa mattina a Roma presso la sede del Consiglio regionale del Lazio alla presenza del garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni, del vicepresidente del Consiglio regionale Bruno Prestagiovanni, del capo dipartimento per la giustizia minorile Donatella Caponetti, del provveditore per l’amministrazione penitenziaria Angelo Zaccagnino, del membro della Sicurezza e Criminalità Donato Robilotta, dell’assessore agli Affari istituzionali Daniele Fichera e di Gianfranco Baruchello che ha girato il documentario ‘Un altro giorno, un altro giorno, un altro giornò proiettato al termine dell’incontro.
"Nelle 14 carceri del Lazio attualmente ci sono 4.908 detenuti - ha spiegato il Garante Marroni - dei quali circa il 30% è ancora in attesa di essere sottoposto al primo grado di giudizio, un altro 30% sta per ricorrere in appello e solo il 38% è stato condannato in via definitiva. Al 31 luglio 2006 i detenuti nel Lazio erano quasi 6.000 poi con l’indulto ne sono usciti 2.636, ma adesso la situazione è di nuovo critica. Non siamo ancora ai numeri pre-indulto ma fra allarmi sociali e richieste di maggiore sicurezza e tolleranza zero credo che si tornerà presto a quei livelli. Se si vuole ridurre il numero dei reati e avere più sicurezza non serve costruire più carceri, occorre invece aumentare sensibilmente il ricorso alle misure alternative alla detenzione".
"Per quanto riguarda il sistema carcerario minorile - ha spiegato la dottoressa Caponetti - abbiamo fatto degli enormi passi avanti grazie a un processo penale innovativo introdotto nel 1989. Sono stati creati i nuovi istituti per i provvedimenti cautelari che prevedono prescrizioni, obbligo di dimora in casa e quello di soggiorno in una comunità di recupero. Inoltre, con l’introduzione del Centro di prima accoglienza, dove vengono portati i minori arrestati in attesa dell’udienza di convalida, abbiamo ridotto sensibilmente il numero di detenuti minori in attesa di giudizio. Infine, con l’istituto giuridico della sospensione del processo per messa alla prova, che permette a un ragazzo per un periodo di sei mesi di dimostrare il proprio ravvedimento, siamo riusciti a ridurre il numero di ingressi annuali nelle carceri minorili da 7.000 a 2.000 unità".
Poi ha preso la parola Angelo Zaccagnino, provveditore per l’amministrazione penitenziaria, che ha spiegato: "L’indulto ha riportato vivibilità nelle carceri e i reingressi, per quanto l’opinione pubblica abbia criticato questo provvedimento, sono stati relativamente pochi, circa il 30%. Come visto i due terzi dei detenuti nel Lazio sono in attesa di giudizio e il 44% sono stranieri. Questo perché serve uno snellimento nei processi e alcune leggi, come la Bossi-Fini, vanno cambiate".
"In un anno abbiamo fatto qualcosa per risistemare le strutture - ha proseguito Zaccagnino - ma c’è ancora molto da fare, c’è un serio problema di risorse economiche e l’unica soluzione è il ricorso a pene alternative, soprattutto nel caso dei tossicodipendenti".
"Abbiamo creato un tavolo interassessorile per coordinare i nostri interventi e stanziato dei fondi - ha spiegato l’assessore agli Affari istituzionali Daniele Fichera - ma abbiamo ancora tanto lavoro da fare". Donato Robilotta, membro della commissione Sicurezza e Criminalità, ha messo in risalto il fatto che "mantenere una persona in carcere in attesa di giudizio è un obbrobrio giuridico, una vergogna. Molti sono immigrati detenuti per reati minori che potrebbero essere puniti con delle sanzioni amministrative. Noi come Regione non abbiamo competenze specifiche in materia, ma se c’è un settore nel quale possiamo intervenire è quello della formazione e del lavoro, per spezzare quel circolo vizioso che porta gli ex detenuti a commettere nuovi reati per le difficoltà legate al reinserimento nella società".
Dello stesso avviso, infine, il commento di Bruno Prestagiovanni, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio. "La carcerazione preventiva deve essere modificata in maniera tale da differenziare i reati mentre attualmente è prevista per reati di qualsiasi tipo. Non servono nuove carceri - ha concluso - ma la trasformazione in carceri nuove, che è una cosa ben diversa".
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