L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

mercoledì 20 febbraio 2008

IL CARCERE NON CE LA FA DA SOLO

www.barilive.it di Danilo Calabrese
“Il carcere non può e non vuole farcela da solo”. Concetto chiaro e appello inascoltato per troppi anni. Così il sottosegretario alla giustizia, Luigi Manconi, ha presentato a Bari il protocollo d’intesa, siglato oggi tra Ministero e Regione Puglia, sugli interventi a contrasto delle problematiche riguardanti l’esecuzione penale e i rischi di esclusione sociale dei detenuti. Un’intesa che mira alla concreta riqualificazione nella comunità dei soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale, così come sancito dalla nostra Carta costituzionale. Il documento, che deriva dalla riforma sanitaria nazionale di nove anni fa, mira al trasferimento all’amministrazione regionale di una serie di interventi a sostegno del progressivo reinserimento in società del detenuto, attraverso un percorso che comincia all’interno della casa circondariale e continua al di fuori. Istruzione, formazione professionale, assistenza sanitaria, attività ricreative, sport e religione al centro dell’attenzione del legislatore. Senza alcuna distinzione tra minorenni, adulti e stranieri, che costituiscono il 40% della popolazione reclusa. Oltre la Regione, verranno coinvolti anche enti locali e Asl. “Il carcere è uno degli argomenti più manipolati”, ha esordito il presidente Vendola, che ha firmato il documento assieme a Manconi, “ed oggetto di gossip generale. Nel nostro protocollo c’è un’idea di sicurezza composta su più piani”. Come ad esempio l’informatizzazione degli uffici della Procura, che dovrebbe consentire di dimezzare i tempi di un processo. Ma la questione sicurezza riguarda soprattutto “la sottrazione di tante persone alla subcultura criminale”. Si punta essenzialmente, come dovrebbe essere da sempre da quando esistono i penitenziari, alla non recidiva del fatto criminoso. Infatti, in Italia la ricaduta dei pregiudicati nel reato avviene in media tra il 60 e il 70% dei casi. Ma, paradossalmente, solo il 16% dei beneficiari dell’ultimo indulto sono “ricaduti in errore”. Comese per molti di loro attraverso la liberazione c'è stata una nuova possibilità. “C’è bisogno di interlocutori attivi nelle carceri”, ha affermato il sottosegretario Manconi, “protocolli come questo, firmati in altre 17 regioni, consentono una dichiarazione del sistema penitenziario: custodia e reinserimento finalmente si aprono all’esterno”. “Il principale attentato alla sicurezza collettiva”, ha concluso Manconi, “è rappresentato da un carcere in cui non siano rispettati i diritti dei detenuti”. Concetto interpretabile anche dal verso opposto, ossia laddove è la stessa società che si sente più insicura, proprio quando considera il carcere una discarica sociale.