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venerdì 30 maggio 2008

Giustizia: "manca la certezza della pena", i commenti politici

Ansa, 30 maggio 2008

Veltroni (Pd): bene Manganelli, serve effettività pena

"Il capo della Polizia Manganelli ha perfettamente e ripete quello che ho detto per tutta la campagna elettorale: il vero problema italiano è l’effettività della pena, chi è responsabile di fatti di violenza deve scontare la pena". Il segretario del Pd, Walter Veltroni, condivide in pieno le affermazioni del capo della Polizia, che ha svolto stamattina un’audizione al Senato. "Manganelli - evidenzia Veltroni - parla della fatica di fare gli arresti. La certezza della pena è centrale come garanzia di sicurezza, altro che ronde, ed è anche ciò che motiva il sacrificio delle forze dell’ordine".

Donadi (Idv): capo Polizia ha ragione, mancano i mezzi

"Il capo della Polizia ha tutte le ragioni per dire che in Italia non ci sono mezzi sufficienti per contrastare l’immigrazione criminale, noi lo abbiamo sempre detto ed è anche per questa ragione che la nostra proposta prevede di rimandare a casa gli immigrati che delinquono anziché tenerli in carcere a spese dello Stato". È il commento di Massimo Donadi, capogruppo alla Camera per l’Idv, sull’ammissione di non avere strumenti adeguati fatta dal capo della Polizia Antonio Manganelli davanti alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato.

Casson (Pd): il Decreto si sta dimostrando inapplicabile

"L’intervento del capo della Polizia Antonio Manganelli nel corso della sua audizione al Senato è stato istituzionalmente corretto e rispettoso, ma ha dato alcune indicazioni numeriche e valutazioni di fatto che demoliscono l’efficacia e l’effettività del decreto del governo. Il problema è che questo provvedimento contiene delle norme vuote, delle norme manifesto che non danno alla Polizia gli strumenti necessari per intervenire in modo adeguato.

Almeno due gli aspetti fondamentali che mancano al decreto: la mancata individuazione delle risorse da destinare alle forze dell’ordine e il non affrontare il tema centrale dei rapporti e dei contatti con gli Stati esteri dai quali arrivano i clandestini in Italia. Il fatto poi che non si conosca ancora il testo del disegno di legge del governo sulla sicurezza, annunciato a gran voce ma mai presentato in Parlamento, rende impossibile una valutazione complessiva sulla realizzabilità di quanto previsto dal decreto. È infine sicuramente condivisibile l’allarme lanciato da Manganelli sulla certezza della pena in Italia. Tema sul quale, va ribadito, questo decreto non interviene in alcun modo". Lo sostiene Felice Casson, capogruppo Pd commissione Giustizia del Senato.

Bertolini (Pdl): confermata la bontà delle misure per la sicurezza

"Il capo della Polizia conferma che il Governo Berlusconi ha imboccato la strada giusta nella lotta contro l’immigrazione clandestina". Lo ha affermato Isabella Bertolini, deputato del Pdl, che ha osservato: "Manganelli, in audizione oggi al Senato, denuncia che gli immigrati irregolari in Italia sono autori del 30% dei reati, con picchi del 70% nel Nord-Est, che l’incertezza della pena impedisce una risposta efficace dello Stato, che i Cpt sono pochi, che il sistema legale degli ingressi è facilmente aggirabile.

Nel pacchetto sicurezza approvato dal Governo Berlusconi sono contenute risposte efficaci a questi problemi: più Cpt, prolungamento del tempo di permanenza nei centri di identificazione, espulsioni più facili, previsione del reato di immigrazione clandestina, misure per migliorare la certezza della pena, restrizioni per i ricongiungimenti familiari. Unitamente a questi provvedimenti assolutamente necessari, dopo due anni di tagli operati dal Governo Prodi, occorre tornare ad aumentare la dotazione di mezzi e uomini a disposizione delle forze dell’ordine. Il Paese ci chiede fermezza e noi del Pdl siamo intenzionati a tener fede alle promesse elettorali".

Associazione Prefettizi: le parole di Manganelli sono raggelanti

"Raggelano le dichiarazioni rese dal Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, prefetto Antonio Manganelli, alle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato della Repubblica". È quanto si legge in una nota dell’Associazione prefettizi. Secondo l’associazione "Manganelli ha ragione nell’individuare nell’incertezza della pena la causa della vanificazione dell’azione di contrasto condotta da polizia e magistratura".

Tuttavia vi sono anche altri fattori da considerare. Fra questi "quello della cesura che può realizzarsi tra azione di prevenzione e azione di repressione, in quanto le autorità responsabili della prima sono diverse da quelle titolari della seconda (e reciprocamente autonome) e, negli ambiti di rispettiva competenza, possono ritrovarsi a perseguire obiettivi differenti, con grave dispersione di già scarse risorse e mortificazione dell’attività complessiva".

Per questo, secondo il sindacato del personale della carriera prefettizia "occorre ragionare se non sia il caso di ricondurre sotto un unico soggetto la responsabilità complessiva, anche e forse soprattutto politica e sottoposta al giudizio dei cittadini, della sicurezza. Andrebbe verificata cioè la possibilità che alle autorità preposte alla sicurezza venga affidata sia l’attività di prevenzione, sia quella conseguente scaturente dalla commissione di reati".

In questo modo "verrebbe a sottrarsi all’autorità giudiziaria il coordinamento delle indagini, ma alla stessa resterebbe riservata la funzione essenziale, propria di ogni Stato autenticamente democratico, di vigilanza e di controllo sulla legalità dell’azione delle forze di polizia, in tale funzione compresa la piena titolarità dei poteri di adozione (o di autorizzazione all’adozione) di provvedimenti che incidano sui diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini".

Associazione nazionale forense: con processo a clandestini si rischia paralisi

"Siamo d’accordo con il capo della Polizia Manganelli quando dice che in Italia vige l’assoluta incertezza della pena. Questo è vero anche per il contrasto all’immigrazione clandestina: non servono nuovi reati o riformulazioni di reati esistenti, serve qualcuno che garantisca l’esecuzione delle espulsioni. Ad esempio un reparto di polizia specializzato con il compito di accompagnare alla frontiera i clandestini". È quanto si legge in una nota dell’Associazione nazionale forense che commenta le dichiarazioni rese dal capo della Polizia Antonio Manganelli alle commissioni Affari istituzionali e Giustizia del Senato che hanno iniziato l’esame del dl sicurezza.

"Il decreto varato nei giorni scorsi dal governo, ancora una volta, interviene in via d’urgenza sulle norme sostanziali (e il metodo non va bene) e non si preoccupa di garantire in modo efficace l’espulsione dello straniero autore di reati - prosegue la nota -. Valutiamo positivamente le norme di coordinamento della polizia giudiziaria anche se la soluzione migliore sarebbe quella di creare un reparto di polizia specializzata sull’immigrazione clandestina con il compito specifico di gestire e garantire l’espulsione degli stranieri condannati. Essenziale, come ha anche sottolineato Manganelli, rafforzare gli accordi internazionali. Ci risulta, purtroppo, che il ministero degli Esteri non abbia alcuna struttura dedicata ad affrontare la questione".

"Preoccupa molto, invece - sottolinea l’associazione -, l’introduzione, immediata e diretta, dei processi per il mancato rispetto dell’ordine del giudice di espulsione. Rischia di paralizzare l’intera macchina giudiziaria, dai Tribunali (notoriamente già ingolfati, in questo momento sono letteralmente bloccati dallo sciopero dei trascrittori) alle carceri (notoriamente sovraffollate). Sui nuovi poteri in materia di misure preventive conferiti ai Procuratori della Repubblica, dobbiamo ribadire che i magistrati in Italia sono pochi e se gli si affidano sempre nuove competenze è assolutamente necessario aumentarne il numero avviando nuovi concorsi". "Infine - si conclude -, sulle norme relative alla guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti a giudizio dell’Anf si è scelto di valorizzare l’aspetto punitivo e repressivo dello Stato senza alcun intervento a favore delle persone offese dal reato".

Marziale (Osservatorio Diritti dei Minori): sostegno a denunce capo Polizia

"Piena adesione e convinto sostegno alle dichiarazioni rese in commissione Affari Costituzionali e Giustizia del Senato dal prefetto Antonio Manganelli, capo della Polizia di Stato". A pronunciarsi è il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, secondo il quale "dietro lo stato di indulto permanente di cui gode l’immigrazione clandestina si celano atroci forme di abuso nei confronti dell’infanzia, come la costrizione all’accattonaggio anche in tenera età". Per Marziale "è necessario che la società civile, impegnata a coadiuvare le istituzioni nel processo di tutela dei diritti fondamentali delle fasce più deboli, esprima a Manganelli la più ampia solidarietà per il coraggio dimostrato nello squarciare, con le sue dichiarazioni, il velo di ipocrisia innalzato da strumentalizzazioni politiche, che di fatto ostacolano la via a soluzioni rapide in fatto di sicurezza pubblica".

"Il dire del capo della Polizia - incalza il sociologo - è riscontrato quotidianamente da un’opinione pubblica esacerbata dal proliferare del crimine e dal perdonismo vigente nel nostro paese, che ha portato il segretario del Partito dei Rumeni in Italia a definirlo paradiso dell’impunibilità". Secondo il parere del presidente dell’Osservatorio "il ruolo super partes del capo della Polizia deve spronare le forze politiche rappresentate nell’arco costituzionale a sveltire i tempi di applicazione delle annunciate misure di contrasto al crimine". Per Marziale, infine "porre rimedio all’immigrazione clandestina significa impedire che l’Italia acquisti posizioni di preminenza nella classifica della tolleranza dell’abuso all’infanzia, verso le cui vette, favorita dalle condizioni denunciate da Manganelli, viaggia speditamente".