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venerdì 14 novembre 2008

Giustizia: gli educatori "condannati" a non andare in carcere

di Alessandro Chiappetta

Aprile on-line, 14 novembre 2008

Continua l’autunno caldo delle proteste. Ieri è toccato agli educatori penitenziari, mobilitati con un sit-in alla Camera per chiedere lo sblocco delle assunzioni. I fondi ci sono ma non vengono utilizzati, e per fare un concorso ci sono voluti 5 anni. Solidarietà da Di Pietro.

Non avranno l’impeto dell’onda studentesca, né la visibilità dei piloti Alitalia, ma nell’autunno caldo delle proteste è giunto il loro momento. Sono gli educatori penitenziari, centinaia di persone in bilico impossibilitate a svolgere il proprio lavoro, o costrette a farlo in condizioni precarie. E non un lavoro qualunque, ma il fulcro della funzione rieducativa della pena. Si sono ritrovati oggi a Roma, a decine, sotto la pioggia battente, sotto un gazebo che ha fatto da quartier generale del loro sit-in a Piazza Montecitorio, per protestare soprattutto contro la lentezza delle assunzioni, che si somma ai tempi già biblici dei concorsi. Hanno denunciato soprattutto "lo status di precarietà lavorativa di 397 vincitori e 500 idonei che hanno partecipato al concorso indetto dal ministero della Giustizia per educatori penitenziari, durato ben 5 anni". Nonostante la carenza di educatori penitenziari sia stata appena stimata "in 826 unità", cioè più del doppio di quelli che dovrebbero essere assunti.

Il bando è stato indetto il 21 novembre 2003, ma solo nel 2008 sono finite le prove d’esame delle migliaia di candidati, già provati dalle attese sulle date, slittate di mese in mese per anni. Una prima graduatoria sarebbe dovuta uscire entro fine ottobre, ma ancora non è stata pubblicata, potrebbe arrivare a dicembre. Una volta individuati i candidati sarà poi tempi di assegnare loro le rispettive sedi di lavoro, ma si teme che anche questo passaggio avverrà con la lentezza snervante della burocrazia italiana.

Ad oggi sono 397 gli educatori penitenziari vincitori in pectore del concorso e in attesa di assunzione. L’unica promessa è quella di assumere 135 unità nel 2009, sfruttando gli unici fondi che sembrano disponibili, quelli stanziati nel 2006 dal governo Prodi. Ma anche su questo punto non è chiaro se l’assunzione riguarderà soltanto gli educatori, o anche personale contabile e amministrativo, la cui attesa è anch’essa superiore ai due anni. I meno fortunati potranno sperare che la loro situazione si sblocchi nel 2010, ma per ora non ci sarebbero né fondi, né tantomeno garanzie. Alla paralisi si accompagna, denunciano gli operatori, la beffa, ovvero "la presenza nelle casse statali dei fondi per assumerli tutti in blocco già nel 2009. Infatti, secondo il calcolo della Corte dei Conti, il saldo contabile della Cassa Ammende al 30 aprile 2008 è di più dei 139 milioni di euro necessari per regolarizzare la posizione del personale vincitore ed idoneo".

La mobilitazione è cominciata qualche settimana fa, con la creazione di un comitato a tutela degli interessi dei candidati, che chiaramente hanno dovuto trovare tutti altri lavori o fonti di guadagno dell’attesa di una risposta. La presidentessa Lina Marra ha incontrato il Sottosegretario alla Giustizia con delega al personale Senatore Caliendo, alcuni deputati del PD hanno fatto un’interrogazione parlamentare, altri (anche della maggioranza) hanno fatto un esposto al ministro Alfano per la questione della cassa delle ammende che potrebbe essere usata per assumere gli educatori. Per ora niente si è mosso, nonostante le rassicurazioni, ultima quella di Gianni Letta, a nome del premier Berlusconi.

La richiesta del Comitato "I nuovi Educatori Penitenziari", spiega una nota, è "unicamente di trovarsi dietro le sbarre per poter essere "liberi di esercitare il prezioso lavoro all’interno delle carceri italiane". "Allo stato attuale - spiegano - sia i vincitori che gli idonei al concorso sanno che potranno essere inseriti a ruolo a scaglioni non prima del 2010, in quanto i fondi per le assunzioni sono rimasti quelli stanziati dal precedente Governo e sono da suddividere con altri profili del Dipartimento amministrazione penitenziaria, in un periodo, tra l’altro, di forte carenza di educatori penitenziari".

"La protesta - spiega Lina Marra, presidente del comitato - vuole sensibilizzare il Governo e l’opinione pubblica su un problema che riguarda tutti, in quanto l’immissione in servizio dei nuovi educatori permetterà di mettere in atto una politica penitenziaria in maggiore coerenza con il disposto costituzionale, così da consentire che l’esecuzione della pena detentiva acquisisca una concreta valenza educativa partendo dal presupposto che un detenuto rieducato è un delinquente in meno per la società".

Per ora, i ragazzi del Comitato hanno incassato la solidarietà di Antonio Di Pietro. "È un vero scandalo quello che sta succedendo agli educatori penitenziari - ha detto il leader Idv incontrando i manifestanti infreddoliti - perché, con il fatto che questo governo ha ridotto del 20% i fondi alla giustizia, non si riesce a farli assumere, nonostante abbiano superato un regolare concorso. E nonostante ci sia un gran bisogno di loro. Abbiamo presentato degli emendamenti in loro difesa alla finanziaria, ma ce li hanno bocciati".