Carceri, 400 detenuti con problemi di droga potrebbero uscire per misure alternative
Roggiolani: "Queste persone costano 60 mila euro ogni anno e con l'affidamento costerebbero un terzo"
17/11/2009
Sui circa 65 mila detenuti presenti nelle carceri italiane, che sono sovraffollate, sono diecimila quelli che potrebbero usufruire di misure alternative sulla base di un programma da intraprendere in una comunità o presso il servizio pubblico: in Toscana sarebbero 400 sugli oltre 4 mila detenuti. Inoltre, un detenuto affidato in comunità costa circa 18 mila euro annui; il triplo, invece, all'amministrazione penitenziaria.
E' quanto emerso oggi nel corso della presentazione della ricerca 'La legge antidroga e il carcere: il caso Toscana', a cura della Fondazione Michelucci e dell'associazione Forum Droghe. "Un sesto dei detenuti può essere assistito sul territorio - ha detto il presidente della Commissione Sanità in Consiglio regionale, Fabio Roggiolani -, quindi a domicilio o nelle comunità, in modo da toglierli dalle carceri e iniziare a curarli davvero: il tossicodipendente è un ammalato da curare. Questi detenuti costano 60 mila euro ogni anno e con l'affidamento costerebbero un terzo: noi chiediamo che lo Stato passi le risorse alla Regione, affinché questa azione possa essere portata fino in fondo. E' un invito questo che viene dalla ricerca". Commissionata dalla Regione Toscana, lo studio (che ha indagato il fenomeno del consumo di "stupefacenti e sostanze psicotrope" nel periodo 2007-2008) evidenzia "gli altissimi costi sociali prodotti dall'applicazione esasperata delle disposizioni punitive" in materia di droga.
La ricerca (visto un "irrigidimento punitivo in materia di reati per droga tra il 1990 e il 2006") mostra una crescita del numero di segnalazioni all'autorità giudiziaria, di quello delle sanzioni amministrative e della loro durata: in aumento anche le condanne e, "in maniera impressionante", i procedimenti pendenti. In crescita, inoltre, la percentuale dei tossicodipendenti tra quanti sono entrati in carcere (+8,4% rispetto a prima dell'indulto); questo ha riportato il numero dei tossicodipendenti in carcere ai livelli del 2006. Alla presentazione della ricerca, oltre a Roggiolani, erano presenti la vicepresidente della commissione Sanità, Anna Maria Celesti e i consiglieri Alessia Petraglia e Severino Saccardi.
Nello studio si sottolinea che "il sistema dei servizi socio-sanitari sul territorio, per le esigue risorse di cui dispone, non è assolutamente in grado di fronteggiare la domanda di assistenza". Un terzo degli ingressi in carcere, è stato spiegato, è determinato da tossicodipendenti; il loro accesso a misure alternative o sostitutive interessa un condannato su sei. Massimo Urzi, della Fondazione Michelucci, nel suo intervento, ha evidenziato la situazione nel carcere fiorentino di Sollicciano dove "ha condanne per droga il 50% dei circa 1000 detenuti presenti: di questi 4/5 sono stranieri. I tossicodipendenti, in totale, sono il 30%, un dato in crescita: si assiste anche ad un livellamento tra quelli italiani e gli stranieri. Per gli stranieri, poi, è più complicato accedere a servizi di recupero e quindi l'accesso alle misure alternative".
"A livello nazionale il dato sui detenuti per droga - ha continuato - è tendenzialmente di poco sotto il 40%. Sul dato di Sollicciano pesa il numero elevato di stranieri: se il Italia il 37% è composto da stranieri, a Sollicciano è di oltre il 60%%". "In Italia ¿ ha detto Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del comune di Firenze - abbiamo una legge sulle droghe durissima e questo ha portato a conseguenze pesanti: il 33% di detenuti è tossicodipendente. Noi abbiamo poche misure alternative, pochi affidamenti".
"Alla fine della ricerca - ha continuato - si invita la Regione Toscana, da una parte, a proporre modifiche alla legge per l'applicazione di queste misure alternative; dall'altra, di attivare un progetto pilota per l'uscita dal carcere di centinaia di tossicodipendenti. Occorre che ci sia un accordo virtuoso tra magistratura di sorveglianza, Sert, comunità: se accadesse questo - ha concluso - potremmo risolvere il sovraffollamento delle carceri".
Fonte: ANSA
17/11/2009
Sui circa 65 mila detenuti presenti nelle carceri italiane, che sono sovraffollate, sono diecimila quelli che potrebbero usufruire di misure alternative sulla base di un programma da intraprendere in una comunità o presso il servizio pubblico: in Toscana sarebbero 400 sugli oltre 4 mila detenuti. Inoltre, un detenuto affidato in comunità costa circa 18 mila euro annui; il triplo, invece, all'amministrazione penitenziaria.
E' quanto emerso oggi nel corso della presentazione della ricerca 'La legge antidroga e il carcere: il caso Toscana', a cura della Fondazione Michelucci e dell'associazione Forum Droghe. "Un sesto dei detenuti può essere assistito sul territorio - ha detto il presidente della Commissione Sanità in Consiglio regionale, Fabio Roggiolani -, quindi a domicilio o nelle comunità, in modo da toglierli dalle carceri e iniziare a curarli davvero: il tossicodipendente è un ammalato da curare. Questi detenuti costano 60 mila euro ogni anno e con l'affidamento costerebbero un terzo: noi chiediamo che lo Stato passi le risorse alla Regione, affinché questa azione possa essere portata fino in fondo. E' un invito questo che viene dalla ricerca". Commissionata dalla Regione Toscana, lo studio (che ha indagato il fenomeno del consumo di "stupefacenti e sostanze psicotrope" nel periodo 2007-2008) evidenzia "gli altissimi costi sociali prodotti dall'applicazione esasperata delle disposizioni punitive" in materia di droga.
La ricerca (visto un "irrigidimento punitivo in materia di reati per droga tra il 1990 e il 2006") mostra una crescita del numero di segnalazioni all'autorità giudiziaria, di quello delle sanzioni amministrative e della loro durata: in aumento anche le condanne e, "in maniera impressionante", i procedimenti pendenti. In crescita, inoltre, la percentuale dei tossicodipendenti tra quanti sono entrati in carcere (+8,4% rispetto a prima dell'indulto); questo ha riportato il numero dei tossicodipendenti in carcere ai livelli del 2006. Alla presentazione della ricerca, oltre a Roggiolani, erano presenti la vicepresidente della commissione Sanità, Anna Maria Celesti e i consiglieri Alessia Petraglia e Severino Saccardi.
Nello studio si sottolinea che "il sistema dei servizi socio-sanitari sul territorio, per le esigue risorse di cui dispone, non è assolutamente in grado di fronteggiare la domanda di assistenza". Un terzo degli ingressi in carcere, è stato spiegato, è determinato da tossicodipendenti; il loro accesso a misure alternative o sostitutive interessa un condannato su sei. Massimo Urzi, della Fondazione Michelucci, nel suo intervento, ha evidenziato la situazione nel carcere fiorentino di Sollicciano dove "ha condanne per droga il 50% dei circa 1000 detenuti presenti: di questi 4/5 sono stranieri. I tossicodipendenti, in totale, sono il 30%, un dato in crescita: si assiste anche ad un livellamento tra quelli italiani e gli stranieri. Per gli stranieri, poi, è più complicato accedere a servizi di recupero e quindi l'accesso alle misure alternative".
"A livello nazionale il dato sui detenuti per droga - ha continuato - è tendenzialmente di poco sotto il 40%. Sul dato di Sollicciano pesa il numero elevato di stranieri: se il Italia il 37% è composto da stranieri, a Sollicciano è di oltre il 60%%". "In Italia ¿ ha detto Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del comune di Firenze - abbiamo una legge sulle droghe durissima e questo ha portato a conseguenze pesanti: il 33% di detenuti è tossicodipendente. Noi abbiamo poche misure alternative, pochi affidamenti".
"Alla fine della ricerca - ha continuato - si invita la Regione Toscana, da una parte, a proporre modifiche alla legge per l'applicazione di queste misure alternative; dall'altra, di attivare un progetto pilota per l'uscita dal carcere di centinaia di tossicodipendenti. Occorre che ci sia un accordo virtuoso tra magistratura di sorveglianza, Sert, comunità: se accadesse questo - ha concluso - potremmo risolvere il sovraffollamento delle carceri".
Fonte: ANSA
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