L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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martedì 29 novembre 2011

Giustizia: misure alternative, oltre 18 mila le persone che ne beneficiano

Redattore Sociale, 29 novembre 2011
I dati al 30 settembre 2011. In detenzione domiciliare 8.055 persone; l’affidamento in prova ai servizi sociali concesso a 9.449 condannati. Tra questi, rientravano 2.923 tossico o alcol dipendenti. E con le pene alternative cala la recidiva.

“Amnistia? Meglio il ricorso alle misure alternative”. Ad affermarlo è stato il neoministro della Giustizia, Paola Severino, illustrando alla Commissione Giustizia del Senato le linee programmatiche del suo dicastero. Per rispondere al problema del sovraffollamento, infatti, la Severino ha auspicato l’implementazione di “misure alternative” al carcere come “l’allargamento dell’istituto della detenzione domiciliare, o la messa in prova. Ma qual è, al momento, la situazione in tema di misure alternative in Italia?
I dati. In presenza di determinati requisiti, ad alcuni condannati può essere disposta una misura alternativa alla detenzione. Al 30 settembre 2011 erano in totale 18.391 le persone che beneficiavano delle misure alternative (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). L’affidamento in prova ai servizi sociali è stato concesso a 9.449 condannati.
Tra questi, rientravano 2.923 tossico o alcoldipendenti, di cui 906 erano stati affidati direttamente ai servizi, 332 vi erano stati posti in misura provvisoria e 1.685 erano già in carcere. I condannati affetti da Aids affidati ai servizi erano invece 36, di cui 34 stavano già scontando la pena in carcere.
In semilibertà erano invece 887 persone, di cui 100 dallo stato di libertà. Della detenzione domiciliare usufruiscono 8.055 persone, di cui 2.527 erano i condannati dallo stato di libertà, 3.523 dallo stato di detenzione e 1.943 in misura provvisoria. Usufruivano degli arresti domiciliari anche 43 persone affette da Aids e 19 condannati con figli di età inferiore ai 10 anni.
Pene alternative e recidiva. I numeri dimostrano che il detenuto a cui viene concessa una misura alternativa al carcere ha una recidività minore rispetto a chi sconta la propria pena all’interno di una cella. Nello specifico, la recidiva, trascorsi sette anni dalla conclusione della pena, si colloca intorno al 19% in caso di pena alternativa, mentre raggiunge il 68,4% quando la stessa viene eseguita in carcere (ricerca del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Al 30 giugno 2011 solo lo 0,46% delle persone in misura alternativa ha commesso reato durante la stessa (Antigone, VIII Rapporto sulle condizioni di detenzione).
La concessione delle misure alternative. I tribunali di sorveglianza italiani autorizzano le misure alternative in misura diversa. Secondo l’ottavo Rapporto di Antigone, per l’affidamento in prova ai servizi la forbice nelle percentuali di accoglimento delle istanze è ampia: va dal minimo dell’11,58% di Napoli al massimo del 39,43% di Milano. Tra i tribunali con gli indici più bassi Antigone segnala Venezia (14,5%) e Torino (14,43%), mentre tra quelli con gli indici più elevati evidenzia Perugia (31,6%). La misura alternativa con le maggiori possibilità di successo è in generale l’affidamento terapeutico: 7 dei 9 tribunali indagati presentano tassi di accoglimento superiori al 30%. A Milano e a Venezia la percentuale arriva quasi al 50%.
All’ultimo posto invece si piazza Napoli, con l’8,4%, ma non spicca neanche L’Aquila (16,04%). Più omogenea è la concessione della detenzione domiciliare, che incontra una generale tendenza alla prudenza, con percentuali di accoglimenti che non superano mai il 25%. Si va dal 14,96% di Napoli e al 25,7% di Roma. In controtendenza solo Venezia, con il 49,63%. Intanto, sul fronte della semilibertà si deve fare i conti con un irrigidimento: il tribunale con la percentuale più elevata è Perugia con il 20,75%. Tra gli altri, Venezia raggiunge quota 18,44% e ancor più bassi sono i valori di Milano (5,67%), Napoli (8,25%), Roma (8,76%) e Torino (8,82%).