L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

venerdì 21 settembre 2012

Parere del Csm su Messa alla Prova: Vanno potenziate le risorse e gli uffici per l'esecuzione penale esterna

DOCUMENTO INTEGRALE: http://www.ristretti.it/commenti/2012/settembre/pdf4/parere_csm.pdf

 ......"Si devono evidenziare le difficoltà obiettive in cui operano gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna che, oggi, non riescono ad adempiere nemmeno agli interventi di valenza socio-riabilitativa, non essendo in condizione di garantire alcuna effettiva operatività negli ambiti di intervento connessi alle altre funzioni caratterizzanti la pena non detentiva e non potendo, quindi, ragionevolmente assicurare sostegno alle attività connesse all’istituto della messa in prova. Si osserva anzi, la necessità di investire maggiormente e potenziare il settore dell’esecuzione penale esterna, al fine di assicurare realmente quegli obiettivi deflattivi perseguiti in generale rispetto al sovraffollamento carcerario ed in particolare alla realizzazione degli obiettivi della delega stessa.
Deve, ulteriormente, segnalarsi che l’applicazione dell’istituto della sospensione con la messa inprova, così come strutturato, potrebbe incontrare rilevanti ed obiettivi limiti applicativi nei confronti della fascia dei detenuti appartenenti alla c.d. marginalità sociale (extracomunitari, tossicodipendenti di lunga data, disagiati psichici e psichiatrici), meno dotata in termini di risorse sociali e relazionali. La imposizione di un impegno non retribuito, si aggiunge alle difficoltà di reperimento di un alloggio e di un lavoro, e rischia di rendere tale misura inaccessibile a tale categoria di soggetti, minando la potenzialità deflattiva dell’istituto proprio nei riguardi di quei detenuti che, più degli altri, sono sottoposti alla detenzione in carcere per reati di modesto allarme sociale, le cui pene edittali rientrano nei limiti applicativi indicati dalla disegno di legge in esame. Il quadro delle potenziali difficoltà applicative sopra tracciato non fa venir meno il complessivo positivo giudizio sulla introduzione dell’istituto e potrebbe, peraltro, essere superato con una sollecitazione degli enti locali ove l’imputato messo in prova dovrà trascorrere il periodo di sospensione del processo ad una fattiva e propositiva collaborazione, affinché siano rese disponibili adeguate opportunità di inserimento sociale e lavorativo, sebbene non possa non rilevarsi che non sarà agevole conseguire buoni risultati in quelle realtà del Paese nelle quali è avvertito con maggiore drammaticità il problema del deficit occupazionale."
........" In coerenza con quanto sopra detto, si sottolinea come l’assenza di investimento finanziario, non consentirà di ottenere l’effetto voluto: i recenti interventi riduttivi sul personale dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna non appaiono congrui all’obiettivo perseguito dall’intera normativa. Da ultimo, non può non osservarsi come anche la previsione oggetto del presente esame corra il rischio di limitare, se non escludere, la concreta applicazione delle nuove pene detentive non carcerarie, con conseguente pratico insuccesso dell’auspicata politica di riduzione della sovrappopolazione carceraria, ove si osservi che – per come in precedenza indicato – l’attuale composizione della popolazione ristretta é prevalentemente composta da soggetti appartenenti alla c.d. marginalità sociale, rispetto ai quali, così come è formulata la previsione normativa, risulta sovente complesso, se non addirittura impossibile, rinvenire la disponibilità di un’abitazione o di un altro luogo di privata dimora idoneo ad assicurare la custodia del condannato.