UNSA S.A.G.
Roma, 13 aprile 2007
Al Pres. Ettore Ferrara
Capo del D.A.P.
ROMA
Al Dott. D’Alterio Armando
Vice Capo del D.A.P.
ROMA
Al Dott. Emilio Di Somma
Vice Capo del D.A.P.
ROMA
Al Dott. Massimo De Pascalis
Direttore Generale del Personale
e della Formazione – D.A.P.
ROMA
Al Cons. Riccardo Turrini Vita
Direzione Generale Esecuzione Penale Esterna
All’Ufficio del Capo del Dipartimento
Servizio Relazioni Sindacali D.A.P.
ROMA
e per conoscenza,
Prof. Luigi Manconi
Sottosegretario alla Giustizia
Egregio Presidente,
la scrivente O.S. vuole portare alla Sua attenzione la necessità di aprire un dibattito sulle tematiche dell’Esecuzione Penale Esterna, questione fondamentale sulla quale riteniamo che permanga un immobilismo, che, da un lato, mina la fiducia del personale (c.d. fenomeno del burnt-out) coinvolto negli interventi rieducativi e risocializzanti e, dall’altro, contrasta con l’esigenza di una rinnovata politica trattamentale. La perdurante mancanza di confronto pone in essere persino una delegittimazione del ruolo istituzionale del sindacato circoscrivendo la tutela dei lavoratori.
Già nell’ottobre del 2006 abbiamo manifestato, al Sottosegretario Manconi, il nostro stupore nel sentire il Ministro Clemente Mastella, in occasione dell’annuale festa del Corpo di Polizia Penitenziaria, delineare un percorso apparentemente già definito sull’organizzazione e funzionamento di tutta l’Area dell’Esecuzione Penale Esterna conseguente alle modifiche apportate dalla Legge Meduri. Aspetti non certi condivisi e neppure ‘concertati’ con le parti sociali.
La c.d. legge “Meduri” istitutiva della dirigenza penitenziaria, inopportunamente rinominava - art.3, comma 2, legge 27 luglio 2005 n.154 - i Centri di Servizio Sociale per Adulti tratteggiando, al contempo, un’organizzazione verticistica (si confrontino le bozze di riassetto degli UEPE discusse anche nei dibattiti pubblici) e burocratica della professionalità degli Assistenti Sociali attenta soprattutto alle esigenze del controllo e alla reazione sociale. Per i servizi sociali, il disegno sotteso paventa un’alienazione dalla funzione primaria richiamata dall’articolo 27 della costituzione, ed una mera applicazione della funzione di controllo (e non di verifica dei programmi individuali di trattamento-reinserimento) con il rafforzamento dell’intervento/ruolo delle forze di polizia. Tale modello, incentrato eccessivamente sul “dopo reato” e sull’intervento contenitivo, non appartiene alla impostazione culturale del SAG UNSA; occorre cogliere il fatto reato come complesso atto comunicativo-espressivo di disagio. Le variabili personali, il contesto socioculturale, la prevenzione primaria e secondaria correlati ad una normativa ‘attiva’ e novellata sul variare del fenomeno della devianza, non possono essere eluse.
Parallelamente ad una moderna politica trattamentale (macrosistema), appare di tutta evidenza la necessità di risolvere le annose problematiche inerenti il funzionamento ordinario degli Uffici EPE (incremento e distribuzione sul territorio del personale, mancanza di mezzi, strumenti e persino di spazi di lavoro idonei per gli operatori, incentivazione delle prestazioni lavorative). E’ imbarazzante, a proposito, rammentare la soppressione del trattamento di trasferta per il solo personale del comparto ministeri. UNSA SAG - settore dipartimento amministrazione penitenziaria L’onda lunga dell’indulto volge a termine e con essa l’attenzione sociale verso il fenomeno della devianza intesa come rieducazione della pena. Il rinnovato operato delle agenzie sociali, siano esse interne che esterne all’Amministrazione, richiedono un investimento di risorse e una ‘nuova’ cultura socio-trattamentale.
In definitiva, chiediamo di definire, sui tavoli di negoziali, una nuova stagione incentrata sul trattamento e sulle figure educative e sociali, per umanizzare e rinnovare il sistema penale, ricorrendo all’apporto ampio di tutti i soggetti coinvolti.
Il SAG-Unsa, preannunciando che occorra ripartire dalla denominazione degli UEPE - abrogando l’articolo 3 della legge Meduri - e dal rilancio di una politica sociale esterna ed integrata con le risorse del territorio (e non già di semplice esecuzione all’esterno), ribadisce la necessità di un urgente convocazione delle OO.SS., Certi della dovuta attenzione che presterà a quanto riportato, si porgono distinti saluti.
Già nell’ottobre del 2006 abbiamo manifestato, al Sottosegretario Manconi, il nostro stupore nel sentire il Ministro Clemente Mastella, in occasione dell’annuale festa del Corpo di Polizia Penitenziaria, delineare un percorso apparentemente già definito sull’organizzazione e funzionamento di tutta l’Area dell’Esecuzione Penale Esterna conseguente alle modifiche apportate dalla Legge Meduri. Aspetti non certi condivisi e neppure ‘concertati’ con le parti sociali.
La c.d. legge “Meduri” istitutiva della dirigenza penitenziaria, inopportunamente rinominava - art.3, comma 2, legge 27 luglio 2005 n.154 - i Centri di Servizio Sociale per Adulti tratteggiando, al contempo, un’organizzazione verticistica (si confrontino le bozze di riassetto degli UEPE discusse anche nei dibattiti pubblici) e burocratica della professionalità degli Assistenti Sociali attenta soprattutto alle esigenze del controllo e alla reazione sociale. Per i servizi sociali, il disegno sotteso paventa un’alienazione dalla funzione primaria richiamata dall’articolo 27 della costituzione, ed una mera applicazione della funzione di controllo (e non di verifica dei programmi individuali di trattamento-reinserimento) con il rafforzamento dell’intervento/ruolo delle forze di polizia. Tale modello, incentrato eccessivamente sul “dopo reato” e sull’intervento contenitivo, non appartiene alla impostazione culturale del SAG UNSA; occorre cogliere il fatto reato come complesso atto comunicativo-espressivo di disagio. Le variabili personali, il contesto socioculturale, la prevenzione primaria e secondaria correlati ad una normativa ‘attiva’ e novellata sul variare del fenomeno della devianza, non possono essere eluse.
Parallelamente ad una moderna politica trattamentale (macrosistema), appare di tutta evidenza la necessità di risolvere le annose problematiche inerenti il funzionamento ordinario degli Uffici EPE (incremento e distribuzione sul territorio del personale, mancanza di mezzi, strumenti e persino di spazi di lavoro idonei per gli operatori, incentivazione delle prestazioni lavorative). E’ imbarazzante, a proposito, rammentare la soppressione del trattamento di trasferta per il solo personale del comparto ministeri. UNSA SAG - settore dipartimento amministrazione penitenziaria L’onda lunga dell’indulto volge a termine e con essa l’attenzione sociale verso il fenomeno della devianza intesa come rieducazione della pena. Il rinnovato operato delle agenzie sociali, siano esse interne che esterne all’Amministrazione, richiedono un investimento di risorse e una ‘nuova’ cultura socio-trattamentale.
In definitiva, chiediamo di definire, sui tavoli di negoziali, una nuova stagione incentrata sul trattamento e sulle figure educative e sociali, per umanizzare e rinnovare il sistema penale, ricorrendo all’apporto ampio di tutti i soggetti coinvolti.
Il SAG-Unsa, preannunciando che occorra ripartire dalla denominazione degli UEPE - abrogando l’articolo 3 della legge Meduri - e dal rilancio di una politica sociale esterna ed integrata con le risorse del territorio (e non già di semplice esecuzione all’esterno), ribadisce la necessità di un urgente convocazione delle OO.SS., Certi della dovuta attenzione che presterà a quanto riportato, si porgono distinti saluti.
Il Segretario Nazionale
Roberto Martinelli
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