REDATTORE SOCIALE
Tossicodipendenti, immigrati, malati psichici: sempre più "penalizzato" il disagio sociale. A Pescara il congresso del Coordinamento assistenti sociali giustizia. Muschitiello: "La tendenza è quella di spostare nell’ambito del penale le soluzioni a problematiche e fenomeni sociali".
È l’immagine di un’Italia a due facce quella che emerge dal congresso del Casg - Coordinamento assistenti sociali giustizia in corso nella Sala dei marmi della Provincia di Pescara - una impegnata nel recupero e inclusione sociale dei detenuti, l’altra, politico-istituzionale, preoccupata di reprimere e rinchiudere.
Va dritta al sodo la relazione della segretaria nazionale Anna Muschitiello e lo fa parlando dei 41mila detenuti che dal 1975, per effetto della riforma penitenziaria, hanno potuto usufruire, grazie all’introduzione dei servizi sociali in carcere, di misure alternative alla detenzione con un approccio completamente diverso da quello correzionale proprio dell’istituzione carceraria. Un’evoluzione quella fatta dal legislatore per cui il detenuto doveva essere reintrodotto nella società e non piuttosto tenuto ai margini.
Nell’attuale volontà politica sembra però resistere l’idea della pena e del controllo quali strumenti efficaci ed economici per la lotta alle diverse forme di criminalità. "La tendenza che si è affermata nella politica degli anni appena trascorsi - sottolinea la Muschitiello - è quella di spostare sempre più nell’ambito del penale le soluzioni a problematiche e fenomeni sociali quali: le dipendenze, l’immigrazione, il disagio psichico contribuendo a far crescere a dismisura la popolazione carceraria tanto da rendere necessario l’indulto".
Se da una parte aumentano le misure alternative dall’altra non si assiste ad una diminuzione delle pene detentive, ma anzi negli ultimi tempi numerose leggi hanno "penalizzato" sempre di più il disagio sociale, in particolar modo le leggi Bossi/Fini e la Fini/Giovanardi che, secondo la presidente del Casg, hanno contribuito e non poco ad incrementare gli ingressi in carcere di quelle fasce di soggetti che fino a quel momento non venivano criminalizzati, ma considerati per l’appunto portatori di disagio sociale.
"Se queste leggi non verranno modificate - sottolinea ancora Muschitiello - si rischia di ritrovarsi nelle carceri un numero maggiore di detenuti rispetto all’agosto scorso". L’attuale Governo ha fatto ben poco per modificare le norme che a detta di molti sono considerate delle "leggi vergogna".
"Nonostante il cambio di indirizzo politico - conclude - le soluzioni che si stanno andando a individuare sono sempre e solo di natura repressiva e di controllo. Non è un caso che l’attuale Ministro della giustizia Clemente Mastella, abbia annunciato tra i primi propositi del suo dicastero quello di istituire commissariati di polizia penitenziaria sul territorio con specifici compiti di controllo sulle misure alternative al carcere".
È l’immagine di un’Italia a due facce quella che emerge dal congresso del Casg - Coordinamento assistenti sociali giustizia in corso nella Sala dei marmi della Provincia di Pescara - una impegnata nel recupero e inclusione sociale dei detenuti, l’altra, politico-istituzionale, preoccupata di reprimere e rinchiudere.
Va dritta al sodo la relazione della segretaria nazionale Anna Muschitiello e lo fa parlando dei 41mila detenuti che dal 1975, per effetto della riforma penitenziaria, hanno potuto usufruire, grazie all’introduzione dei servizi sociali in carcere, di misure alternative alla detenzione con un approccio completamente diverso da quello correzionale proprio dell’istituzione carceraria. Un’evoluzione quella fatta dal legislatore per cui il detenuto doveva essere reintrodotto nella società e non piuttosto tenuto ai margini.
Nell’attuale volontà politica sembra però resistere l’idea della pena e del controllo quali strumenti efficaci ed economici per la lotta alle diverse forme di criminalità. "La tendenza che si è affermata nella politica degli anni appena trascorsi - sottolinea la Muschitiello - è quella di spostare sempre più nell’ambito del penale le soluzioni a problematiche e fenomeni sociali quali: le dipendenze, l’immigrazione, il disagio psichico contribuendo a far crescere a dismisura la popolazione carceraria tanto da rendere necessario l’indulto".
Se da una parte aumentano le misure alternative dall’altra non si assiste ad una diminuzione delle pene detentive, ma anzi negli ultimi tempi numerose leggi hanno "penalizzato" sempre di più il disagio sociale, in particolar modo le leggi Bossi/Fini e la Fini/Giovanardi che, secondo la presidente del Casg, hanno contribuito e non poco ad incrementare gli ingressi in carcere di quelle fasce di soggetti che fino a quel momento non venivano criminalizzati, ma considerati per l’appunto portatori di disagio sociale.
"Se queste leggi non verranno modificate - sottolinea ancora Muschitiello - si rischia di ritrovarsi nelle carceri un numero maggiore di detenuti rispetto all’agosto scorso". L’attuale Governo ha fatto ben poco per modificare le norme che a detta di molti sono considerate delle "leggi vergogna".
"Nonostante il cambio di indirizzo politico - conclude - le soluzioni che si stanno andando a individuare sono sempre e solo di natura repressiva e di controllo. Non è un caso che l’attuale Ministro della giustizia Clemente Mastella, abbia annunciato tra i primi propositi del suo dicastero quello di istituire commissariati di polizia penitenziaria sul territorio con specifici compiti di controllo sulle misure alternative al carcere".
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