INTERVENTO CONVEGNO PON SICUREZZA ASIS
NAPOLI 19.3.2007
Sig. Ministro,
I dati sui rientri limitati in carcere dei soggetti che hanno fruito dell’indulto, non devono fare dimenticare che c’è un’altra faccia dell’indulto rappresentata da tutti coloro che in mancanza d’opportunità fornite dallo Stato rischiano di essere risucchiati dalle organizzazioni criminali.
Emblematico il caso di un soggetto, proveniente da un quartiere ad alta densità mafiosa, che uscito dal carcere e rivolgendosi all’UEPE di Reggio Calabria affermava: "Il lavoro me lo hanno offerto, ma se accetto questa proposta sarò perduto per sempre".
Noi oggi discutiamo del progetto ASIS, sistema per l’inclusione sociale dei soggetti in esecuzione penale, un progetto importante soprattutto nella misura in cui riuscirà a produrre azioni e buone prassi d’intervento nelle regioni coinvolte.
Non dimentichiamo che le mafie sono a modo loro dei sistemi collaudati d’inclusione sociale nei percorsi criminali. Come Istituzioni dobbiamo domandarci se siamo in grado di contrapporre loro opportunità e percorsi alternativi concreti d’inclusione sociale.
Bisogna pertanto approfittare della situazione di deflazione della popolazione carceraria che si è creata con l’indulto per scegliere con determinazione la strada delle misure alternative alla detenzione.
Com’è emerso chiaramente anche in questo convegno, l’esecuzione penale esterna è il mezzo migliore per contrastare la recidiva ed evitare che le carceri si riempiano velocemente.
Se attraverso l’esecuzione penale esterna si è potute seguire con varie modalità fino a 40.000 soggetti, con revoche estremamente limitate, è bene che si sappia che questo risultato è stato possibile solo grazie al lavoro di un migliaio d’assistenti sociali operanti negli UEPE che hanno consentito in questi anni l’attuazione della legge Gozzini e Simeone.
Un lavoro oscuro, svolto con pochi mezzi e risorse perché l’esecuzione penale esterna continua ad essere la cenerentola delle politiche della giustizia nel mentre si pensa a fare scelte non rispettose di questo lavoro.
Pensare di affidare, com’è stato detto anche in questa sede, compiti di controllo delle misure alternative alla polizia penitenziaria è sbagliato e non ha motivazioni.
Le risorse andrebbero invece investite per garantire un’estensione più capillare degli UEPE dotandoli d’organici adeguati, di risorse economiche, di tutto ciò che serve per garantire un miglioramento dell’efficienza ed efficacia di un servizio che ha accumulato negli anni esperienza e professionalità.
Altra questione che vorrei segnalare è quella concernente gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Sono questi veri e propri luoghi di deportazione e di esclusione sociale, che ospitano circa 1200 soggetti doppiamente emarginati : perché malateidi mente e perché trattati da delinquenti. Sono quelli che anche l’indulto ha dimenticato.
Lavorare per il superamento degli OPG, offrire alternative d’accoglienza e percorsi riabilitativi a queste persone potrebbe rappresentare un’altra sfida di civiltà da raccogliere per la nostra Amministrazione e per la comunità tutta.
Mario Nasone Direttore Reggente UEPE REGGIO CALABRIA
I dati sui rientri limitati in carcere dei soggetti che hanno fruito dell’indulto, non devono fare dimenticare che c’è un’altra faccia dell’indulto rappresentata da tutti coloro che in mancanza d’opportunità fornite dallo Stato rischiano di essere risucchiati dalle organizzazioni criminali.
Emblematico il caso di un soggetto, proveniente da un quartiere ad alta densità mafiosa, che uscito dal carcere e rivolgendosi all’UEPE di Reggio Calabria affermava: "Il lavoro me lo hanno offerto, ma se accetto questa proposta sarò perduto per sempre".
Noi oggi discutiamo del progetto ASIS, sistema per l’inclusione sociale dei soggetti in esecuzione penale, un progetto importante soprattutto nella misura in cui riuscirà a produrre azioni e buone prassi d’intervento nelle regioni coinvolte.
Non dimentichiamo che le mafie sono a modo loro dei sistemi collaudati d’inclusione sociale nei percorsi criminali. Come Istituzioni dobbiamo domandarci se siamo in grado di contrapporre loro opportunità e percorsi alternativi concreti d’inclusione sociale.
Bisogna pertanto approfittare della situazione di deflazione della popolazione carceraria che si è creata con l’indulto per scegliere con determinazione la strada delle misure alternative alla detenzione.
Com’è emerso chiaramente anche in questo convegno, l’esecuzione penale esterna è il mezzo migliore per contrastare la recidiva ed evitare che le carceri si riempiano velocemente.
Se attraverso l’esecuzione penale esterna si è potute seguire con varie modalità fino a 40.000 soggetti, con revoche estremamente limitate, è bene che si sappia che questo risultato è stato possibile solo grazie al lavoro di un migliaio d’assistenti sociali operanti negli UEPE che hanno consentito in questi anni l’attuazione della legge Gozzini e Simeone.
Un lavoro oscuro, svolto con pochi mezzi e risorse perché l’esecuzione penale esterna continua ad essere la cenerentola delle politiche della giustizia nel mentre si pensa a fare scelte non rispettose di questo lavoro.
Pensare di affidare, com’è stato detto anche in questa sede, compiti di controllo delle misure alternative alla polizia penitenziaria è sbagliato e non ha motivazioni.
Le risorse andrebbero invece investite per garantire un’estensione più capillare degli UEPE dotandoli d’organici adeguati, di risorse economiche, di tutto ciò che serve per garantire un miglioramento dell’efficienza ed efficacia di un servizio che ha accumulato negli anni esperienza e professionalità.
Altra questione che vorrei segnalare è quella concernente gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Sono questi veri e propri luoghi di deportazione e di esclusione sociale, che ospitano circa 1200 soggetti doppiamente emarginati : perché malateidi mente e perché trattati da delinquenti. Sono quelli che anche l’indulto ha dimenticato.
Lavorare per il superamento degli OPG, offrire alternative d’accoglienza e percorsi riabilitativi a queste persone potrebbe rappresentare un’altra sfida di civiltà da raccogliere per la nostra Amministrazione e per la comunità tutta.
Mario Nasone Direttore Reggente UEPE REGGIO CALABRIA
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