FP CISL COORD.PENITENZIARIO
2007\0577_2007 Proposte per Uffici EPE.doc
Roma, 30 marzo 2007
Roma, 30 marzo 2007
Prof. Luigi MANCONI
Sottosegretario al Ministero della Giustizia
R O M A
e p. c. :
Pres. Ettore FERRARA
Capo Dipartimento Amm.ne Penitenziaria
R O M A
Dott. Massimo DE PASCALIS
Direttore Generale del Personale e della
Formazione del D.A.P. - R O M A
Cons. Riccardo TURRINI VITA
Direttore Generale per Esecuzione Penale
Esterna del D.A.P. - R O M A
Sottosegretario al Ministero della Giustizia
R O M A
e p. c. :
Pres. Ettore FERRARA
Capo Dipartimento Amm.ne Penitenziaria
R O M A
Dott. Massimo DE PASCALIS
Direttore Generale del Personale e della
Formazione del D.A.P. - R O M A
Cons. Riccardo TURRINI VITA
Direttore Generale per Esecuzione Penale
Esterna del D.A.P. - R O M A
Oggetto: Quale futuro per l’Esecuzione Penale Esterna ?
- Riflessioni ed osservazioni della CISL FP Penitenziario -
- Riflessioni ed osservazioni della CISL FP Penitenziario -
Da tempo segnaliamo la pressante esigenza di intervenire sulla situazione degli Uffici per l’esecuzione Penale Esterna.
Queste realtà sono state per troppo tempo lasciate ai loro problemi, senza vedere mai affrontata una serie di interventi necessari a consentire un migliore risultato, sia in termini di efficienza, che di efficacia che di economicità nella gestione. Partendo dall’analisi dei bisogni, tenendo conto della situazione attuale, abbiamo preparato una riflessione che esponiamo alla S.V. di seguito a questa premessa.
Siamo sicuri che Ella, congiuntamente alle Autorità in indirizzo per conoscenza, vorrà valutarne i contenuti che possono trovare risposta in specifici interventi, sia normativi che di programmazione economica e contrattuale.
Rimaniamo disponibili ad ulteriori approfondimenti e auspichiamo che sul tema si vorrà avviare l’apertura di un serio confronto con il sindacato.
In attesa di riscontro mi è gradita l’occasione per porgere cordiali saluti.
UFFICI ESECUZIONE PENALE ESTERNA
“Riforme, Personale Amministrativo e Personale di Polizia Penitenziaria”
Queste realtà sono state per troppo tempo lasciate ai loro problemi, senza vedere mai affrontata una serie di interventi necessari a consentire un migliore risultato, sia in termini di efficienza, che di efficacia che di economicità nella gestione. Partendo dall’analisi dei bisogni, tenendo conto della situazione attuale, abbiamo preparato una riflessione che esponiamo alla S.V. di seguito a questa premessa.
Siamo sicuri che Ella, congiuntamente alle Autorità in indirizzo per conoscenza, vorrà valutarne i contenuti che possono trovare risposta in specifici interventi, sia normativi che di programmazione economica e contrattuale.
Rimaniamo disponibili ad ulteriori approfondimenti e auspichiamo che sul tema si vorrà avviare l’apertura di un serio confronto con il sindacato.
In attesa di riscontro mi è gradita l’occasione per porgere cordiali saluti.
UFFICI ESECUZIONE PENALE ESTERNA
“Riforme, Personale Amministrativo e Personale di Polizia Penitenziaria”
Da tempo la CISL segnala, sia ai vertici politici che dipartimentali, la necessità di rivalutare l’importantissima attività degli Uffici Esecuzione Penale Esterna. In un sistema penitenziario complesso, quale è il nostro, l’esigenza di sviluppare prospettive sempre più vicine ad un sistema europeo è presupposto irrinunciabile.
L’emanazione di un atto di clemenza importante, quale è stato l’indulto, ha senso se poi questo Paese ha il coraggio di puntare con decisione all’obiettivo costituzionale, che è quello per cui la pena non deve avere esclusivo significato sanzionatorio, ma deve mirare alla risocializzazione ed alla rieducazione del condannato. Per fare ciò è necessario ricorrere ad un vasto panorama di nuove misure penali, capaci di realizzare una vera differenziazione tra i livelli sanzionatori dei reati, e tali da evitare la pura e semplice detenzione in carcere.
La diffidenza mostrata dall’opinione pubblica, spesso strumentalizzata anche tramite i mass-media, è tale da non far comprendere che le riforme già in atto hanno realizzato un incidenza numerica equivalente, tra i soggetti che scontano la pena in un penitenziario ed i soggetti ai quali sono applicate misure alternative alla detenzione in carcere.
Ma un sistema sanzionatorio alternativo al carcere, ha possibilità di essere compreso e condiviso dai cittadini se - al di là delle prescrizioni imposte da una condanna penale - si lega ad un concreto sistema di controllo e verifica sui condannati durante l’intero percorso di espiazione. E’ altrettanto chiaro che questo deve accompagnarsi ad una riforma delle pene, capace di mantenere il ricorso al carcere solo per i reati più gravi, cosìdetti di “rilievo sociale” e di elevato livello criminogeno.
Allo stato attuale però la funzione di controllo e verifica della misura alternativa al carcere è attribuita, dalla magistratura di Sorveglianza, alle Forze di Polizia (Polizia e Carabinieri), ma in assenza di normative per regolare e coordinare dette attività. E allora questa potrebbe essere l’occasione per normare la problematica, riconoscendo al personale della Polizia Penitenziaria un ruolo ed una funzione nell’Esecuzione Penale Esterna. Questo ancor di più perché trattasi di una Forza di Polizia già interna al Ministero della Giustizia ed alla quale sono demandati precisi compiti sulla tematica.
Gli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna operano però già oggi in modo tale che, in una situazione di grave difficoltà operativa, ci si avvale di personale amministrativo e di polizia, numericamente insufficiente e per il quale merita dover fare alcune riflessioni.
E’ anche certo che non può essere solo una lettera l’ambito entro il quale ribadire quanto abbiamo più volte esposto, relativamente alla specificità del lavoro del Personale di Area Sociale.
Ma è altresì necessario dare una svolta per ciò che attiene la volontà o meno di mettere questi Uffici nella condizione di operare al meglio, impiegando per alcune specifiche funzioni anche altro personale del Comparto Ministeri e del Corpo di Polizia Penitenziaria. E’ innegabile infatti, da parte di chiunque, che si registri oggi una svalutazione professionale del ruolo degli Assistenti Sociali, costretti a svolgere ogni tipo di attività, da quella di portineria, al centralino, alla conduzione automezzi, ad attività amministrative e/o amministrativo-contabili, a gestione di sistemi informatici di non diretta competenza.
Indirizzo: Via Lancisi, 25 - 00161 ROMA, Tel. 06/44007625-6, Fax. 06/44007614,
E’ pertanto irrinunciabile avviare una seria revisione delle piante organiche del personale di questi Uffici, sia tenendo conto del costante incremento dei carichi di lavoro negli ultimi anni, sia in relazione all’espansione dell’area dell’esecuzione penale esterna ed all’implementazione di sempre nuovi adempimenti amministrativi. E’ pur vero che è in atto un determinante sviluppo dei sistemi informatici di gestione, ma fino a quando le nuove procedure non si saranno consolidate il carico di lavoro sarà
anche maggiore; infatti in via transitoria è evidente la coesistenza di procedure digitali con quelle cartacee utilizzate fino ad oggi.
Un dato che salta subito all’attenzione è quello che gli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna sono oggi carenti, tra personale del comparto ministeri (non di profili professionali di area sociale) e personale di polizia penitenziaria, di una percentuale non inferiore al 70% delle reali necessità.
Troppo spesso si registra una strano atteggiamento da parte del personale di area sociale, il quale non
sempre mostra consapevolezza e disponibilità ad implementare il proprio lavoro con altro di altre funzioni, che attengono sicuramente a professionalità diverse. E’ questo prevalentemente il caso del personale di polizia penitenziaria. E’ allora forse utile fare un po’ di storia sulla presenza di quel personale, già negli ex CSSA. Il personale di polizia penitenziaria già dalla fine degli anni ’80 (allora ancora Agenti di Custodia) inizia ad essere presente in quegli Uffici e ciò in coincidenza del fatto che i Centri vennero dotati finalmente di autovetture di servizio. Ma tale situazione non è stata mai regolamentata dall’Amministrazione, né la contrattazione del comparto sicurezza in Amministrazione si è mai posto seriamente il problema. Basterebbe pensare che la stessa legge di riforma del Corpo degli AA.CC. (la 395 del 1990) non considerò i CSSA come sedi utili allo svolgimenti di compiti istituzionali.
Ma nonostante ciò la presenza della polizia penitenziaria in questi Uffici si è sviluppata negli anni, non solo numericamente ma anche sul piano della qualità dell’impiego nei servizi. Agli iniziali compiti di autisti si è man mano associata anche la funzione di sorveglianza all’accesso della sempre maggiore utenza agli Uffici, funzione che con l’andare del tempo ha assunto carattere di prevalenza nel lavoro svolto da questo personale.
Ma anche l’assenza di personale amministrativo, utile alle attività di supporto per il lavoro degli assistenti sociali, sono state affidate e svolte da personale di polizia penitenziaria. Tra quelle attività, ad esempio, quelle delle cd. segreterie tecniche, dove tenere in ordine le posizioni giuridiche, l’apertura dei fascicoli, etc. etc. .- Non bastasse questo sono poi stati attivati negli ultimi anni i terminali SDI, comportando paradossalmente l’individuazione di una funzione esclusiva della polizia penitenziaria (nessun altro operatore penitenziario può accedere a detto sistema). Nonostante ciò l’Amministrazione continua ad ignorare (con l’approvazione di parte del sindacalismo di settore) che in virtù di questo era necessario prevedere posti di servizio istituzionali della polizia penitenziaria all’interno degli Uffici Esecuzione Penale Esterna.
Oltre a quanto detto c’è da considerare l’implementazione del sistema informatizzato SIAP anche negli UEPE, un sistema che consente sicuramente una gestione e immissione dati in collegamento con l’intera Amministrazione (Istituti, PRAP e DAP). Anche questo sistema di gestione ha però ricadute sui carichi di lavoro, dovuto al tempo necessario per l’inserimento e la gestione della banca dati.
La situazione odierna non consente più di rinviare una modifica normativa e delle piante organiche del personale degli UEPE.
E’ necessario tenere conto di particolari gestioni di attività che oggi sono indispensabili al normale funzionamento di questi Uffici e che necessitano di una riorganizzazione complessiva degli Uffici. Ci riferiamo in particolare alla Segreteria del Personale, all’Ufficio Protocollo, agli Uffici di alimentazione banche dati, ai Servizi di accoglienza, al servizio autoparco. Non bastasse ciò è necessario pianificare una completa organizzazione dell’attività amministrativa contabile, propria ed indispensabile per un moderno Centro previsto di autonomia gestionale, quale Uffici di livello Direttivo e Dirigenziale dell’Amministrazione Penitenziaria.
Altrettanto evidente è che quanto detto – se troverà realizzazione – ha un senso se il personale degli Assistenti Sociali troverà il giusto riconoscimento, sia in termini professionali che di gestione di questi Uffici. Il loro coinvolgimento è essenziale perché la pianificazione degli interventi abbia un senso, perché la loro funzione è indispensabile, perché sono loro i diretti responsabili dell’azione che l’Amministrazione Penitenziaria deve realizzare per l’esecuzione penale esterna.
Tutto quello che abbiamo provato a spiegare pone all’attenzione l’esigenza della creazione di un servizio integrato di Coordinamento, servizio necessario per la gestione di diverse unità operative negli UEPE.
E allora si avvii finalmente, con coraggio, una riforma che accompagna ad una nuova fase del sistema penitenziario italiano. Una riforma che faccia comprendere ai cittadini l’importanza di non relegare la funzione dell’esecuzione penale al “carcere contenitore”. Si dimostri che il sistema gestisce persone e che è capace di distinguere l’individualizzazione dei percorsi dei condannati: Fermi nei comportamenti con chi lo merita, ma determinati e disponibili ad aiutare chi invece ha le potenzialità per rientrare nel sistema Società, in una Società con giusti valori ed il rispetto delle comuni regole di convivenza. Per realizzare ciò sarà indispensabile intervenire sugli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna. Noi, laCISL, indichiamo oggi una strada, che non ha la pretesa di essere la “carta delle verità” ma chesperiamo vedrà ognuno aprire una riflessione su di un tema così importante per il nostro Paese.
L’emanazione di un atto di clemenza importante, quale è stato l’indulto, ha senso se poi questo Paese ha il coraggio di puntare con decisione all’obiettivo costituzionale, che è quello per cui la pena non deve avere esclusivo significato sanzionatorio, ma deve mirare alla risocializzazione ed alla rieducazione del condannato. Per fare ciò è necessario ricorrere ad un vasto panorama di nuove misure penali, capaci di realizzare una vera differenziazione tra i livelli sanzionatori dei reati, e tali da evitare la pura e semplice detenzione in carcere.
La diffidenza mostrata dall’opinione pubblica, spesso strumentalizzata anche tramite i mass-media, è tale da non far comprendere che le riforme già in atto hanno realizzato un incidenza numerica equivalente, tra i soggetti che scontano la pena in un penitenziario ed i soggetti ai quali sono applicate misure alternative alla detenzione in carcere.
Ma un sistema sanzionatorio alternativo al carcere, ha possibilità di essere compreso e condiviso dai cittadini se - al di là delle prescrizioni imposte da una condanna penale - si lega ad un concreto sistema di controllo e verifica sui condannati durante l’intero percorso di espiazione. E’ altrettanto chiaro che questo deve accompagnarsi ad una riforma delle pene, capace di mantenere il ricorso al carcere solo per i reati più gravi, cosìdetti di “rilievo sociale” e di elevato livello criminogeno.
Allo stato attuale però la funzione di controllo e verifica della misura alternativa al carcere è attribuita, dalla magistratura di Sorveglianza, alle Forze di Polizia (Polizia e Carabinieri), ma in assenza di normative per regolare e coordinare dette attività. E allora questa potrebbe essere l’occasione per normare la problematica, riconoscendo al personale della Polizia Penitenziaria un ruolo ed una funzione nell’Esecuzione Penale Esterna. Questo ancor di più perché trattasi di una Forza di Polizia già interna al Ministero della Giustizia ed alla quale sono demandati precisi compiti sulla tematica.
Gli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna operano però già oggi in modo tale che, in una situazione di grave difficoltà operativa, ci si avvale di personale amministrativo e di polizia, numericamente insufficiente e per il quale merita dover fare alcune riflessioni.
E’ anche certo che non può essere solo una lettera l’ambito entro il quale ribadire quanto abbiamo più volte esposto, relativamente alla specificità del lavoro del Personale di Area Sociale.
Ma è altresì necessario dare una svolta per ciò che attiene la volontà o meno di mettere questi Uffici nella condizione di operare al meglio, impiegando per alcune specifiche funzioni anche altro personale del Comparto Ministeri e del Corpo di Polizia Penitenziaria. E’ innegabile infatti, da parte di chiunque, che si registri oggi una svalutazione professionale del ruolo degli Assistenti Sociali, costretti a svolgere ogni tipo di attività, da quella di portineria, al centralino, alla conduzione automezzi, ad attività amministrative e/o amministrativo-contabili, a gestione di sistemi informatici di non diretta competenza.
Indirizzo: Via Lancisi, 25 - 00161 ROMA, Tel. 06/44007625-6, Fax. 06/44007614,
E’ pertanto irrinunciabile avviare una seria revisione delle piante organiche del personale di questi Uffici, sia tenendo conto del costante incremento dei carichi di lavoro negli ultimi anni, sia in relazione all’espansione dell’area dell’esecuzione penale esterna ed all’implementazione di sempre nuovi adempimenti amministrativi. E’ pur vero che è in atto un determinante sviluppo dei sistemi informatici di gestione, ma fino a quando le nuove procedure non si saranno consolidate il carico di lavoro sarà
anche maggiore; infatti in via transitoria è evidente la coesistenza di procedure digitali con quelle cartacee utilizzate fino ad oggi.
Un dato che salta subito all’attenzione è quello che gli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna sono oggi carenti, tra personale del comparto ministeri (non di profili professionali di area sociale) e personale di polizia penitenziaria, di una percentuale non inferiore al 70% delle reali necessità.
Troppo spesso si registra una strano atteggiamento da parte del personale di area sociale, il quale non
sempre mostra consapevolezza e disponibilità ad implementare il proprio lavoro con altro di altre funzioni, che attengono sicuramente a professionalità diverse. E’ questo prevalentemente il caso del personale di polizia penitenziaria. E’ allora forse utile fare un po’ di storia sulla presenza di quel personale, già negli ex CSSA. Il personale di polizia penitenziaria già dalla fine degli anni ’80 (allora ancora Agenti di Custodia) inizia ad essere presente in quegli Uffici e ciò in coincidenza del fatto che i Centri vennero dotati finalmente di autovetture di servizio. Ma tale situazione non è stata mai regolamentata dall’Amministrazione, né la contrattazione del comparto sicurezza in Amministrazione si è mai posto seriamente il problema. Basterebbe pensare che la stessa legge di riforma del Corpo degli AA.CC. (la 395 del 1990) non considerò i CSSA come sedi utili allo svolgimenti di compiti istituzionali.
Ma nonostante ciò la presenza della polizia penitenziaria in questi Uffici si è sviluppata negli anni, non solo numericamente ma anche sul piano della qualità dell’impiego nei servizi. Agli iniziali compiti di autisti si è man mano associata anche la funzione di sorveglianza all’accesso della sempre maggiore utenza agli Uffici, funzione che con l’andare del tempo ha assunto carattere di prevalenza nel lavoro svolto da questo personale.
Ma anche l’assenza di personale amministrativo, utile alle attività di supporto per il lavoro degli assistenti sociali, sono state affidate e svolte da personale di polizia penitenziaria. Tra quelle attività, ad esempio, quelle delle cd. segreterie tecniche, dove tenere in ordine le posizioni giuridiche, l’apertura dei fascicoli, etc. etc. .- Non bastasse questo sono poi stati attivati negli ultimi anni i terminali SDI, comportando paradossalmente l’individuazione di una funzione esclusiva della polizia penitenziaria (nessun altro operatore penitenziario può accedere a detto sistema). Nonostante ciò l’Amministrazione continua ad ignorare (con l’approvazione di parte del sindacalismo di settore) che in virtù di questo era necessario prevedere posti di servizio istituzionali della polizia penitenziaria all’interno degli Uffici Esecuzione Penale Esterna.
Oltre a quanto detto c’è da considerare l’implementazione del sistema informatizzato SIAP anche negli UEPE, un sistema che consente sicuramente una gestione e immissione dati in collegamento con l’intera Amministrazione (Istituti, PRAP e DAP). Anche questo sistema di gestione ha però ricadute sui carichi di lavoro, dovuto al tempo necessario per l’inserimento e la gestione della banca dati.
La situazione odierna non consente più di rinviare una modifica normativa e delle piante organiche del personale degli UEPE.
E’ necessario tenere conto di particolari gestioni di attività che oggi sono indispensabili al normale funzionamento di questi Uffici e che necessitano di una riorganizzazione complessiva degli Uffici. Ci riferiamo in particolare alla Segreteria del Personale, all’Ufficio Protocollo, agli Uffici di alimentazione banche dati, ai Servizi di accoglienza, al servizio autoparco. Non bastasse ciò è necessario pianificare una completa organizzazione dell’attività amministrativa contabile, propria ed indispensabile per un moderno Centro previsto di autonomia gestionale, quale Uffici di livello Direttivo e Dirigenziale dell’Amministrazione Penitenziaria.
Altrettanto evidente è che quanto detto – se troverà realizzazione – ha un senso se il personale degli Assistenti Sociali troverà il giusto riconoscimento, sia in termini professionali che di gestione di questi Uffici. Il loro coinvolgimento è essenziale perché la pianificazione degli interventi abbia un senso, perché la loro funzione è indispensabile, perché sono loro i diretti responsabili dell’azione che l’Amministrazione Penitenziaria deve realizzare per l’esecuzione penale esterna.
Tutto quello che abbiamo provato a spiegare pone all’attenzione l’esigenza della creazione di un servizio integrato di Coordinamento, servizio necessario per la gestione di diverse unità operative negli UEPE.
E allora si avvii finalmente, con coraggio, una riforma che accompagna ad una nuova fase del sistema penitenziario italiano. Una riforma che faccia comprendere ai cittadini l’importanza di non relegare la funzione dell’esecuzione penale al “carcere contenitore”. Si dimostri che il sistema gestisce persone e che è capace di distinguere l’individualizzazione dei percorsi dei condannati: Fermi nei comportamenti con chi lo merita, ma determinati e disponibili ad aiutare chi invece ha le potenzialità per rientrare nel sistema Società, in una Società con giusti valori ed il rispetto delle comuni regole di convivenza. Per realizzare ciò sarà indispensabile intervenire sugli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna. Noi, laCISL, indichiamo oggi una strada, che non ha la pretesa di essere la “carta delle verità” ma chesperiamo vedrà ognuno aprire una riflessione su di un tema così importante per il nostro Paese.
<< Home page