AUGURI DI BUON ANNO
CON LA SPERANZA DI UN 2008 MIGLIORE
ABDERRAHMANE, UN GIOVANE arrivato in Italia con gli stessi sogni che muovono milioni di poveri verso i paesi ricchi, è morto a fine agosto, a Torino. È annegato nelle acque del Po mentre cercava di fuggire a un blitz.
Da quando Torino è una città che attira i poveri contadini di mezza Italia e oggi di mezzo mondo, da quando Torino è questa Torino, ci sono le prostitute in certe strade e gli spacciatori nei parchi, lontani dai larghi corsi del centro e dalla profumata collina. La città lo sa e lo tollera come un male inevitabile: un danno collaterale dello sviluppo.
Da quando Torino è questa Torino, lo stesso spettacolo comico (che purtroppo periodicamente diventa tragico) si svolge sotto gli occhi dei padri e delle madri di buona famiglia che insieme alla loro prole girano in bicicletta per i parchi della città. I militari rigorosamente in divisa, mai in borghese, spesso e volentieri accompagnati da qualche cronista della nera locale, arrivano di corsa con le sirene e i lampeggianti accesi.
Gli spacciatori (una volta meridionali, ora nordafricani: i meridionali recitano ormai l'altro ruolo, quello del gendarme) si buttano nelle acque fredde del Po, della Dora o della Stura. Poi nuotano verso l'altra sponda o s'intrufolano nei tubi della rete fognaria. La famigliola si ferma a guardare lo spettacolo. Qualcuno filma con il telefonino, gli altri commentano: "L'acqua dev'essere fredda! Chissà che puzza, che ratti! La corrente è forte... Ce la faranno ad attraversare?".
Poi finisce la sceneggiata e tutto riprende il suo corso. I militari risalgono in macchina con la tranquillità di chi ha compiuto il proprio dovere, le famigliole risalgono in bici con l'allegria di chi si sente protetto e i ragazzi risalgono sulla sponda, si asciugano e aspettano i giovani clienti in cerca di "sballo". Ogni tanto qualcuno, come Abderrahmane, non ce la fa.Allora ci si ferma un attimo.Qualcuno si indigna pure. I compaesani organizzano una timida manifestazione, qualche "autonomo" scrive il suo nome su un muro accompagnato da un "Morte agli sbirri!" e da una vaga promessa di vendetta. Poi tutti tornano alla loro vita: gli spacciatori a spacciare, le prostitute a prostituirsi e le persone per bene a far finta di non essere loro i clienti degli uni e delle altre. E i politici?
ABDERRAHMANE, UN GIOVANE arrivato in Italia con gli stessi sogni che muovono milioni di poveri verso i paesi ricchi, è morto a fine agosto, a Torino. È annegato nelle acque del Po mentre cercava di fuggire a un blitz.
Da quando Torino è una città che attira i poveri contadini di mezza Italia e oggi di mezzo mondo, da quando Torino è questa Torino, ci sono le prostitute in certe strade e gli spacciatori nei parchi, lontani dai larghi corsi del centro e dalla profumata collina. La città lo sa e lo tollera come un male inevitabile: un danno collaterale dello sviluppo.
Da quando Torino è questa Torino, lo stesso spettacolo comico (che purtroppo periodicamente diventa tragico) si svolge sotto gli occhi dei padri e delle madri di buona famiglia che insieme alla loro prole girano in bicicletta per i parchi della città. I militari rigorosamente in divisa, mai in borghese, spesso e volentieri accompagnati da qualche cronista della nera locale, arrivano di corsa con le sirene e i lampeggianti accesi.
Gli spacciatori (una volta meridionali, ora nordafricani: i meridionali recitano ormai l'altro ruolo, quello del gendarme) si buttano nelle acque fredde del Po, della Dora o della Stura. Poi nuotano verso l'altra sponda o s'intrufolano nei tubi della rete fognaria. La famigliola si ferma a guardare lo spettacolo. Qualcuno filma con il telefonino, gli altri commentano: "L'acqua dev'essere fredda! Chissà che puzza, che ratti! La corrente è forte... Ce la faranno ad attraversare?".
Poi finisce la sceneggiata e tutto riprende il suo corso. I militari risalgono in macchina con la tranquillità di chi ha compiuto il proprio dovere, le famigliole risalgono in bici con l'allegria di chi si sente protetto e i ragazzi risalgono sulla sponda, si asciugano e aspettano i giovani clienti in cerca di "sballo". Ogni tanto qualcuno, come Abderrahmane, non ce la fa.Allora ci si ferma un attimo.Qualcuno si indigna pure. I compaesani organizzano una timida manifestazione, qualche "autonomo" scrive il suo nome su un muro accompagnato da un "Morte agli sbirri!" e da una vaga promessa di vendetta. Poi tutti tornano alla loro vita: gli spacciatori a spacciare, le prostitute a prostituirsi e le persone per bene a far finta di non essere loro i clienti degli uni e delle altre. E i politici?
I politici, quando non riescono a risolvere i veri problemi, cercano come sempre un capro espiatorio. Il piccolo, quello che nessuno vedeva mai, prende improvvisamente un'importanza vitale. Il pacchetto sicurezza e il dibattito nazionale si concentrano sul problema della microcriminalità e... dei lavavetri.
Fonte: Internazionale 716 del 1 novembre 2007
Autore: KARIM METREF
Autore: KARIM METREF
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