Giustizia/Carcere- Casini: incentivare i riti speciali e ripensare le priorità dell'azione penale
il riformista- Elezioni 2008: Pierferdinando Casini Risponde alle domante di radio carcere.
La giustizia è una materia troppo seria per essere affrontata con soluzioni di carattere elettorale. Assistiamo a una deprimente, quotidiana negazione della giustizia anche e soprattutto per via dei ritardi che portano all’impunità di fatto e alle prescrizioni. Non ci interessano le polemiche tra gli operatori della giustizia o quelle che riguardano pochi individui. Ci interessano, invece, i risultati per la generalità dei cittadini: la risposta della giustizia deve essere certa e rapida. Le riforme in questo settore non sono soltanto di natura tecnica.
Se è vero, infatti, che coinvolgono interessi di categorie professionali forti e incidono sul funzionamento di uno dei poteri dello Stato, d’altro lato bisogna garantire alla collettività una “giustizia giusta”. La civiltà di un Paese si misura anche su questo.
Gli elementi che concorrono al deficit di giustizia nei processi sono: 1) le inefficienze strutturali dell’organizzazione giudiziaria, 2) la difficile applicazione di norme in bilico fra difesa delle garanzie costituzionali del singolo e necessità di difesa della collettività, 3) la impropria omogeneizzazione dei procedimenti fra reati “veniali” e reati di maggiore pericolosità sociale, 4) la mancata modernizzazione dei sistemi, e, a volte, 5) la inadeguatezza professionale dei magistrati e degli avvocati.Il nostro programma si discosta dalla strada delle “giuridiche buone intenzioni”, individuando piuttosto pochi e mirati interventi concreti applicabili nell’immediato, come presupposto di una più ampia riforma.
Ecco alcuni dei nostri punti:- La riorganizzazione della geografia giudiziaria secondo parametri minimi di funzionalità, pensata sulla base di elementi non ricavati semplicisticamente dal criterio dimensionale, né impostati su canoni esclusivamente economici, ma che tiene conto dell’esigenza di distribuire sul territorio in modo più razionale le risorse esistenti.
- La certezza della pena: il giudice del giudizio decide anche le modalità di esecuzione della pena; sfoltimento delle misure alternative al carcere, limitate a casi tassativi dopo aver scontato effettivamente almeno due terzi della pena; introduzione del rito abbreviato su richiesta del PM per i reati meno gravi e contravvenzionali. Non si vuole gravare il giudice della decisione di tutte quelle vicende che afferiscono alla esecuzione della pena, ma unicamente delle determinazioni iniziali, riducendo considerevolmente lo spazio temporale tra provvedimento di condanna ed esecuzione. L’intervento sulle misure alternative al carcere tende a ridare corpo allafunzione rieducativa della pena, migliorando le condizioni della detenzione e prevedendo forme diverse di limitazione della libertà personale in relazione alla gravità e alla odiosità del reato.
La “revisione delle misure alternative” deve portare alla costruzione di un sistema penitenziario complesso, carcerario ed extracarcerario, dotato di strutture, competenze e professionalità adeguate. In tale ottica è urgente il riordino del Corpo di polizia penitenziaria e la revisione della “geografia carceraria”.
- “Se lo puoi arrestare lo puoi giudicare": contestualità di giudizio tra libertà e colpevolezza; incentivazione del giudizio con il rito immediato e per direttissima. Prevediamo, nell’immediato, un intervento sul potere di privare della libertà personale chi è in attesa di giudizio, attraverso una modifica della competenza sulle misure cautelari e un ripensamento del processo per direttissima o del rito abbreviato, affrontando in tal modo tre delle questioni più scottanti: garanzia dei diritti fondamentali della difesa, tutela della sicurezza dei cittadini, riduzione dell’enorme numero di detenuti in attesa di giudizio.
- Responsabilità del PM per l'esercizio dell’azione penale. La conclamata obbligatorietà dell'azione penale è frustrata da questioni di carico e di attribuzioni che la rendono impropriamente discrezionale. La responsabilità del PM va necessariamente collegata a una regolamentazione dell’azione penale, che individui i criteri chiari di priorità tra le notizie di reato da coltivare. Legiferare con tempestività sull’argomento eviterebbe quell’indebito discrimine fra vicende “note” e “meno note”, che hanno trasferito i processi dalle aule di giustizia sulle pagine dei giornali.
- Semplificazione del rito penale, con attribuzione al giudice della responsabilità della ragionevole durata del processo attraverso l’adozione di protocolli di gestione e programmazione delle udienze. È di questi giorni la notizia di una sentenza già pronunziata, ma priva di effetti pratici, perché il Giudice estensore a distanza di circa otto anni non la deposita. Non sarebbe una lesione all’autonomia di quel Giudiceobbligarlo a rispettare tempi ragionevoli per l’adempimento di un suo specifico dovere.
- Contestualmente proponiamo una modifica della sezione disciplinare del CSM con l’inserimento qualificato di personalità autorevoli e indipendenti. In ultimo, ma non meno importante: occorre adeguare il sistema delle notifiche alle innovazioni che l’elettronica rende oggi disponibili, evitando inutili perdite di tempo e intoppi formalistici che non intaccano il diritto di difesa. Le nostre proposte hanno il pregio della immediata praticabilità: è inutile aspettare riforme globali e inattuabili, occorre realizzare subito quelle possibili.
Pier Ferdinando Casini
candidato premier per la Rosa Bianca
Se è vero, infatti, che coinvolgono interessi di categorie professionali forti e incidono sul funzionamento di uno dei poteri dello Stato, d’altro lato bisogna garantire alla collettività una “giustizia giusta”. La civiltà di un Paese si misura anche su questo.
Gli elementi che concorrono al deficit di giustizia nei processi sono: 1) le inefficienze strutturali dell’organizzazione giudiziaria, 2) la difficile applicazione di norme in bilico fra difesa delle garanzie costituzionali del singolo e necessità di difesa della collettività, 3) la impropria omogeneizzazione dei procedimenti fra reati “veniali” e reati di maggiore pericolosità sociale, 4) la mancata modernizzazione dei sistemi, e, a volte, 5) la inadeguatezza professionale dei magistrati e degli avvocati.Il nostro programma si discosta dalla strada delle “giuridiche buone intenzioni”, individuando piuttosto pochi e mirati interventi concreti applicabili nell’immediato, come presupposto di una più ampia riforma.
Ecco alcuni dei nostri punti:- La riorganizzazione della geografia giudiziaria secondo parametri minimi di funzionalità, pensata sulla base di elementi non ricavati semplicisticamente dal criterio dimensionale, né impostati su canoni esclusivamente economici, ma che tiene conto dell’esigenza di distribuire sul territorio in modo più razionale le risorse esistenti.
- La certezza della pena: il giudice del giudizio decide anche le modalità di esecuzione della pena; sfoltimento delle misure alternative al carcere, limitate a casi tassativi dopo aver scontato effettivamente almeno due terzi della pena; introduzione del rito abbreviato su richiesta del PM per i reati meno gravi e contravvenzionali. Non si vuole gravare il giudice della decisione di tutte quelle vicende che afferiscono alla esecuzione della pena, ma unicamente delle determinazioni iniziali, riducendo considerevolmente lo spazio temporale tra provvedimento di condanna ed esecuzione. L’intervento sulle misure alternative al carcere tende a ridare corpo allafunzione rieducativa della pena, migliorando le condizioni della detenzione e prevedendo forme diverse di limitazione della libertà personale in relazione alla gravità e alla odiosità del reato.
La “revisione delle misure alternative” deve portare alla costruzione di un sistema penitenziario complesso, carcerario ed extracarcerario, dotato di strutture, competenze e professionalità adeguate. In tale ottica è urgente il riordino del Corpo di polizia penitenziaria e la revisione della “geografia carceraria”.
- “Se lo puoi arrestare lo puoi giudicare": contestualità di giudizio tra libertà e colpevolezza; incentivazione del giudizio con il rito immediato e per direttissima. Prevediamo, nell’immediato, un intervento sul potere di privare della libertà personale chi è in attesa di giudizio, attraverso una modifica della competenza sulle misure cautelari e un ripensamento del processo per direttissima o del rito abbreviato, affrontando in tal modo tre delle questioni più scottanti: garanzia dei diritti fondamentali della difesa, tutela della sicurezza dei cittadini, riduzione dell’enorme numero di detenuti in attesa di giudizio.
- Responsabilità del PM per l'esercizio dell’azione penale. La conclamata obbligatorietà dell'azione penale è frustrata da questioni di carico e di attribuzioni che la rendono impropriamente discrezionale. La responsabilità del PM va necessariamente collegata a una regolamentazione dell’azione penale, che individui i criteri chiari di priorità tra le notizie di reato da coltivare. Legiferare con tempestività sull’argomento eviterebbe quell’indebito discrimine fra vicende “note” e “meno note”, che hanno trasferito i processi dalle aule di giustizia sulle pagine dei giornali.
- Semplificazione del rito penale, con attribuzione al giudice della responsabilità della ragionevole durata del processo attraverso l’adozione di protocolli di gestione e programmazione delle udienze. È di questi giorni la notizia di una sentenza già pronunziata, ma priva di effetti pratici, perché il Giudice estensore a distanza di circa otto anni non la deposita. Non sarebbe una lesione all’autonomia di quel Giudiceobbligarlo a rispettare tempi ragionevoli per l’adempimento di un suo specifico dovere.
- Contestualmente proponiamo una modifica della sezione disciplinare del CSM con l’inserimento qualificato di personalità autorevoli e indipendenti. In ultimo, ma non meno importante: occorre adeguare il sistema delle notifiche alle innovazioni che l’elettronica rende oggi disponibili, evitando inutili perdite di tempo e intoppi formalistici che non intaccano il diritto di difesa. Le nostre proposte hanno il pregio della immediata praticabilità: è inutile aspettare riforme globali e inattuabili, occorre realizzare subito quelle possibili.
Pier Ferdinando Casini
candidato premier per la Rosa Bianca
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