L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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sabato 24 maggio 2008

Giustizia/Sicurezza- Clandestino come reato: cosa sarà nelle carceri?

di Davide Madeddu (l'unità)

Le carceri? Sono di nuovo affollate, e in prospettiva, andando in porto il disegno sulla sicurezza, rischia di bloccarsi anche il sistema giudiziario. È lo scenario che le associazioni che si occupano di carceri e diritti civili tracciano dopo la presentazione del disegno di legge presentato dal centro destra sulla clandestinità.

Ossia la parte di pacchetto sulla sicurezza che dovrebbe prevedere il processo per direttissima per i clandestini che arrivano in Italia. Un progetto che, a sentire gli esperti, rischia di «bloccare in maniera devastante il sistema giudiziario».

Luigi Manconi, ex sottosegretario alla Giustizia e presidente dell’associazione A Buon Diritto non usa giri di parole: «La situazione è già preoccupante e, in prospettiva, rischia di degenerare». Motivo? «L’indulto è stato un provvedimento straordinario per una situazione straordinaria cui sarebbero dovute seguire riforme».

Cosa che però non è avvenuta. «La prospettiva delinata dal disegno di legge è che l’intero sistema giudiziario possa bloccarsi». A spiegare il modo è Michele Schirò, avvocato penalista che per fare un esempio molto rapido parte dagli ultimi sbarchi di clandestini avvenuti sia nelle coste sud occidentali della Sardegna sia a Lampedusa in Sicilia.

«Supponiamo che a Capo Teulada sbarchino tra sabato e domenica cento clandestini, è chiaro che queste persone, applicando il disegno di legge, dovrebbero essere processate per direttissima». Che tradotto vuol dire schedatura e trasporto dei clandestini ad esempio al tribunale di Cagliari per il processo penale giacché il foro di Cagliari è quello competente per i processi per direttissima. «Nella condizione attuale ogni lunedì ci sono una media di dieci processi per direttissima - spiega - un numero non elevato che però rallenta l’attività giudiziaria.

È chiaro che se all’improvviso arrivassero cento persone da processare l’intero sistema non sarebbe in grado di sopportare un carico così elevato. Non si riuscirebbe di certo a gestirlo». Se poi i clandestini, invece che cento fossero, come avviene a Lampedusa, 300 la situazione sarebbe ancora più preoccupante. «È chiaro che al tribunale di competenza ci sarebbero serie difficoltà a gestire una situazione di questo tipo». Naturalmente i problemi non sarebbero solamente per le aule di tribunale, ma anche per le strutture che dovrebbero ospitare i clandestini. Ossia dalle caserme alle carceri continuando poi con i centri di permanenza temporanea.


«L’insieme delle misure presenti nel pacchetto sicurezza produrrà l’esplosione delle galere e dei centri di permanenza temporanea e assistenza - dice patrizio Gonnella, presidente di Antigone- . Oggi se si somma la capienza di carceri e cpt arriviamo a meno di 46 mila posti. Per contenere mezzo milione di persone bisognerà requisire ostelli, caserme, alberghi, ospedali. Se così non fosse sarà stata solo propaganda».


Parte dalle 53mila persone presenti nelle carceri italiane per parlare di «un problema che cresce ogni giorno», Riccardo Arena, avvocato e conduttore e ideatore di Radio Carcere, la trasmissione in onda ogni martedì su Radio Radicale non usa giri di parole: «A oggi nelle carceri d’Italia ci sono 53 mila persone, 10mila in più della capienza regolamentare. Con l’indulto c’è stato l’ingresso di 1000 al mese. Oggi senza nessuno intervento sull’ediliza e sulle pene siamo a 53mila persone».

Parte dalle riforme «mancate» e punta il dito contro il sistema dell’edilizia penitenziaria Arena, «vecchio di trent’anni». In Italia abbiamo il più alto numero di carceri d’Europa - dice - ma il minor numero di posti. Tra le varie cose da modernizzare sono le carceri 205, vecchie fortezze, carceri costruite male pensate all’antica perché il detenuto rimanga tutto il giorno in carcere».

Per Arena la soluzione al problema deve passare per un cambiamento del modo di agire. «È necessario fare carceri sicure per i delinquenti veri, ma utili per gli altri dove si lavora. Carceri pensate in base allo scopo che si vuole ottenere. Prima il carcere poi ci si inventa la fabbrica». Quanto al fattore clandestini Arena non ha dubbi: «Ci si preoccupa dove mettere i clandestini, ma ci si dovrebbe preoccupare anche di costruire i tribunali, perché altrimenti dove si processano? In questo modo si blocca la giudizia».