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lunedì 8 settembre 2008

Giustizia: Gonnella; sono provvedimenti più effimeri di indulto

Redattore Sociale - Dire, 8 settembre 2008

Sovraffollamento, il presidente di Antigone: "Mille ingressi al mese, è qualcosa di straordinario. Avevamo già lanciato l’allarme. Tre i motivi: la legge Bossi-Fini, la ex Cirielli e il clima politico-culturale generato sul tema sicurezza".

"La nostra associazione ha lanciato l’allarme a metà luglio sul boom degli ingressi in carcere. Quando presentammo il nostro rapporto annuale sulle carceri dicemmo che la media di ingressi si era attestata sulle mille unità al mese. Un fenomeno che non si era manifestato così, visto che la media di ingressi in carcere negli ultimi 15 anni è stata di mille/millecinquecento l’anno. Una media di mille al mese segnala qualcosa di straordinario".

Il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, cerca di spiegare così la situazione che sta alla base delle ultime proposte del ministro della giustizia Alfano e del nuovo capo del Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria), Ionta, a proposito di espulsione di una parte degli stranieri detenuti e uso del braccialetto elettronico come forma di controllo per i detenuti soggetti a misure alternative al carcere.

Gonnella non si dichiara pregiudizialmente contrario a queste due misure, ma ricorda che non sono affatto una novità e che anzi sarebbe stato possibile applicarle già da anni visto che sono inserite nella legislazione vigente (il braccialetto elettronico è stato introdotto da Fassino quando era guardasigilli e l’espulsione degli stranieri detenuti a fine pena è prevista dalla Bossi-Fini). Il problema caso mai è capire (e dunque intervenire) sulle cause che stanno alla radice della produzione di detenuti.

"In particolare - sempre secondo Gonnella - il nuovo boom di ingressi in carcere è dovuto a tre motivi fondamentali: il primo riguarda la legge Bossi-Fini sull’immigrazione che è andata a regime proprio quest’anno e che ha prodotto un aumento degli arresti dovuti a chi non ottempera le norme sulle espulsioni e gli ingressi; il secondo motivo riguarda la ex Cirielli sulla recidiva (2005).

Anche queste norme sono andate a regime e stabiliscono aumenti di pena per i recidivi che provocano ovviamente l’aumento delle presenze in carcere". Il terzo motivo - spiega sempre Gonnella - è di ordine politico-culturale: c’è un’aria generale di stretta sui temi della sicurezza che provoca inevitabilmente un’accelerazione degli arresti.

"Ma in provvedimenti proposti dal ministro della giustizia - dice Gonnella - rischiano di essere ancora più effimeri dell’indulto. Basta guardare all’esperienza finora realizzata: le espulsioni degli stranieri a fine pena non si fanno perché i loro Stati di origine non li vogliono e non ci sono accordi bilaterali in tal senso. Anche le esperienze del braccialetto elettronico (che nel 2001 era una cavigliera) sono state deludenti. Si è fatta la prova in quattro o cinque città con le cavigliere prodotte dalla Telecom che allora vinse un appalto. Ma l’esperimento non funzionò e non solo a causa degli alti costi. C’è anche da ricordare che finora le forze di polizia non hanno mai visto di buon occhio l’introduzione e l’uso del braccialetto elettronico".