Per la produttività soltanto 7 euro lordi al mese. Forse anche meno
A gennaio il governo vuole mettere già gli aumenti nelle buste paga dei dipendenti pubblici, anche se non ci sarà ancora un contratto firmato. Per farlo utilizzerà i soldi già stanziati dalla Finanziaria, o meglio il 90% delle risorse disponibili.
La notizia è già abbondantemente nota, ma vi siete mai chiesti perché il 90%?
Il motivo è semplice. Questo anticipo di aumento finirà interamente nel salario tabellare, cioè la quota fissa dello stipendio. Se si fosse usato il 100% delle risorse, non ci sarebbe stato più neanche un euro da destinare al salario variabile, cioè alla produttività. (A meno che il governo non decidesse di aggiungere altri soldi al suo stanziamento, cosa che finora Tremonti e Brunetta hanno sempre escluso).
Se così stanno le cose, si può concludere che il governo intende destinare alla produttività il restante 10% di risorse. Cioè circa 7euro lordi a testa.
Di tutto questo parla un articolo del Messaggero pubblicato lunedì scorso. Qui però vorrei aggiungere qualche chiarimento e qualche osservazione supplementare.
1) Qualche lettore ha pensato che i 7 euro di cui sopra fossero al giorno o all'ora. Non è possibile - hanno detto - che si pensi a una cifra così bassa. Ovviamente non è così, si tratta di una somma lorda mensile.
2) Va però precisato che questi soldi non sono l'intero premio di produttività concesso ai dipendenti, bensì sono l'aumento previsto dall'anno prossimo per rivalutare i premi già esistenti. Inoltre si tratta di un aumento medio, e nel caso del salario variabile le medie aritmetiche sono una pura astrazione: trattandosi di soldi che per definizione non vanno distribuiti a tutti nella stessa misura, ci sarà chi prenderà zero e chi invece avrà otto o nove o quattordici euro o anche di più(parliamo sempre di aumenti).
3) Per valutare correttamente quello che succederà l'anno prossimo ai premi di produttività, bisogna ricordare che a fianco di questa rivalutazione di 7 euro, la manovra finanziaria del governo ha previsto una forte decurtazione dei fondi per i contratti integrativi. Il saldo fra le due operazioni sarà decisamente negativo. In altre parole, il salario di produttività l'anno prossimo sarà fortemente ridotto rispetto a quest'anno.
4) E' vero che - come ricorda spesso il ministro Brunetta - la manovra ipotizza una successiva integrazione delle risorse, attingendo in particolare ai risparmi di gestione. Ma sull'entità di questa ipotetica integrazione si possono nutrire molti dubbi: con l'aria che tira, di risparmi sulle spese di funzionamento se ne prevedono ben pochi.
5) Allo stesso tempo, non è affatto scontato che questi famosi 7 euro di aumento vadano tutti sul salario variabile. Bisogna vedere come andrà la trattativa con i sindacati. L'apertura di una trattativa per i nuovi contratti è ancora lontanissima, ma di una cosa si può essere assolutamente certi: i sindacati non vorranno più mettere neanche un centesimo sui premi di produttività. E' la naturale conseguenza della Finanziaria tremontiana. Il taglio ai fondi di amministrazione lascia una cicatrice indelebile. D'ora in poi i lavoratori non avranno alcuna convenienza ad accettare l'uso delle risorse per finanziare la produttività.
www.pubblicoimpiego.it
La notizia è già abbondantemente nota, ma vi siete mai chiesti perché il 90%?
Il motivo è semplice. Questo anticipo di aumento finirà interamente nel salario tabellare, cioè la quota fissa dello stipendio. Se si fosse usato il 100% delle risorse, non ci sarebbe stato più neanche un euro da destinare al salario variabile, cioè alla produttività. (A meno che il governo non decidesse di aggiungere altri soldi al suo stanziamento, cosa che finora Tremonti e Brunetta hanno sempre escluso).
Se così stanno le cose, si può concludere che il governo intende destinare alla produttività il restante 10% di risorse. Cioè circa 7euro lordi a testa.
Di tutto questo parla un articolo del Messaggero pubblicato lunedì scorso. Qui però vorrei aggiungere qualche chiarimento e qualche osservazione supplementare.
1) Qualche lettore ha pensato che i 7 euro di cui sopra fossero al giorno o all'ora. Non è possibile - hanno detto - che si pensi a una cifra così bassa. Ovviamente non è così, si tratta di una somma lorda mensile.
2) Va però precisato che questi soldi non sono l'intero premio di produttività concesso ai dipendenti, bensì sono l'aumento previsto dall'anno prossimo per rivalutare i premi già esistenti. Inoltre si tratta di un aumento medio, e nel caso del salario variabile le medie aritmetiche sono una pura astrazione: trattandosi di soldi che per definizione non vanno distribuiti a tutti nella stessa misura, ci sarà chi prenderà zero e chi invece avrà otto o nove o quattordici euro o anche di più(parliamo sempre di aumenti).
3) Per valutare correttamente quello che succederà l'anno prossimo ai premi di produttività, bisogna ricordare che a fianco di questa rivalutazione di 7 euro, la manovra finanziaria del governo ha previsto una forte decurtazione dei fondi per i contratti integrativi. Il saldo fra le due operazioni sarà decisamente negativo. In altre parole, il salario di produttività l'anno prossimo sarà fortemente ridotto rispetto a quest'anno.
4) E' vero che - come ricorda spesso il ministro Brunetta - la manovra ipotizza una successiva integrazione delle risorse, attingendo in particolare ai risparmi di gestione. Ma sull'entità di questa ipotetica integrazione si possono nutrire molti dubbi: con l'aria che tira, di risparmi sulle spese di funzionamento se ne prevedono ben pochi.
5) Allo stesso tempo, non è affatto scontato che questi famosi 7 euro di aumento vadano tutti sul salario variabile. Bisogna vedere come andrà la trattativa con i sindacati. L'apertura di una trattativa per i nuovi contratti è ancora lontanissima, ma di una cosa si può essere assolutamente certi: i sindacati non vorranno più mettere neanche un centesimo sui premi di produttività. E' la naturale conseguenza della Finanziaria tremontiana. Il taglio ai fondi di amministrazione lascia una cicatrice indelebile. D'ora in poi i lavoratori non avranno alcuna convenienza ad accettare l'uso delle risorse per finanziare la produttività.
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