L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

giovedì 9 agosto 2012

Lettera Aperta Direttori e Dirigenti Amministrazione Penitenziaria Al Ministro Severino

Signora Ministro della Giustizia


Prof. Avv. Paola Severino



Signor Capo del Dipartimento A. P.

Presidente Giovanni Tamburino


Come responsabili degli Uffici regionali e locali di esecuzione penale esterna (UEPE) avvertiamo la necessità di sottoporre nuovamente all’attenzione delle LL.SS. la questione delle migliaia di persone che scontano la pena in misura alternativa e sanzioni non detentive. Riteniamo, infatti, nostro dovere prospettare le condizioni reali e le capacità operative dell’Amministrazione Penitenziaria in questo delicato settore dell’esecuzione penale, soprattutto in considerazione della concorde volontà, più volte ribadita dalla Signora Ministro e dalle più Alte Cariche dello Stato, dalla Magistratura, dall’Avvocatura e dall’Accademia, di sviluppare le alternative alla detenzione con nuove e più articolate tipologie di sanzioni.
Sosteniamo con convinzione la scelta del Ministro di dare priorità alle misure alternative, auspichiamo la rapida approvazione delle proposte all’attenzione del Parlamento e confermiamo il nostro impegno pieno e leale per la realizzazione di tale indirizzo.
Allo stesso tempo siamo consapevoli che l’ampliamento delle alternative al carcere, senza un forte intervento che consenta all’Amministrazione penitenziaria di gestire efficacemente tali misure, renderebbe probabile il rischio di eventi critici, a causa della perdurante impossibilità degli uffici di esecuzione penale esterna di assicurare il livello adeguato di presenza nel territorio che caratterizza le misure di community service.
Siamo seriamente preoccupati per gli effetti negativi che potrebbero avere anche nell’opinione pubblica, gravi defaillance nella gestione delle misure, per i danni all’immagine dell’Amministrazione ed al sistema stesso delle alternative alla detenzione.
Per tali ragioni, riteniamo necessario chiedere di produrre ogni sforzo per difendere un patrimonio di altissimo valore sociale e culturale che consente al nostro Paese di vantare risultati del tutto apprezzabili in questo settore.
È nostra esperienza quotidiana, ma anche opinione generalmente condivisa, che la pena alternativa, più di quella detentiva, sia occasione per ridurre la recidiva e, per ciò stesso, accrescere la sicurezza dei cittadini nel territorio, riflettere sul significato del reato, sulle sue conseguenze e sulla necessità di riparazione, crescere in un percorso di responsabilizzazione anche con impegni a favore della collettività e con il lavoro di pubblica utilità.
Le numerose convenzioni stipulate con Enti Locali, A.S.L, Cooperative e Volontariato, la collaborazione con le forze dell’ordine, la partecipazione a tavoli con le prefetture, sono la conferma che in questi anni si è costruita una rete che va salvaguardata e sostenuta, non affievolita indebolendo proprio gli uffici competenti istituzionalmente per la gestione delle misure alternative; una rete che, vogliamo sottolinearlo, concorre anch’essa a rendere sicuri i nostri territori.
Per tali ragioni, nel rispetto per il Loro alto incarico istituzionale, rappresentiamo alle LL.SS. un nostro profondo convincimento: è un grave errore strategico riservare l’attenzione e far convergere tutti gli sforzi organizzativi esclusivamente sul carcere e, parallelamente, consegnare l’esecuzione penale esterna ad un lento, inesorabile impoverimento organizzativo ed operativo, come è avvenuto negli ultimi anni. Non paia esagerato, o eccessivamente allarmistico, il quadro presentato: il settore si trova in una situazione davvero preoccupante, che è doveroso da parte nostra segnalare.
Da dieci anni l’Amministrazione non assegna risorse e personale al settore sebbene, solo nel periodo 2006-2012, siano state assunte 3890 unità destinate solo al settore detentivo; nel frattempo l’esecuzione penale esterna ha perso il 40% del personale ed ha subito la drastica riduzione delle scarse risorse disponibili.
Siamo consapevoli di quanto la situazione delle carceri sia difficile, né chiediamo di sottovalutare la necessità di porvi rimedio; pensiamo, tuttavia, che non sia utile per l’Amministrazione penitenziaria, né prudente in previsione dell’incremento delle misure alternative, mantenere nell’attuale stato di sofferenza (operativa, organizzativa e direzionale), di mancanza di indirizzi e coordinamento un settore che, nonostante tutto, solo nel 2011 ha assicurato 150.000 interventi e oltre 52.000 giornate di presenza nel territorio.
Nel gennaio scorso lanciammo un appello per scongiurarne lo smantellamento; oggi chiediamo che l’Amministrazione aggiorni la propria visione del sistema delle sanzioni altre dal carcere e delinei una strategia conseguente sulla sua collocazione organizzativa, ponendo, tra l’altro, anche la massima attenzione nella scelta del futuro
Direttore Generale dell’Esecuzione Penale Esterna. Fino al 2011, infatti, non ha avuto una strategia o, se l’ha avuta, l’ha dimenticata per strada. Tale passaggio è non più rinviabile; gli operatori hanno bisogno di sapere se il loro lavoro è ancora considerato necessario, perché il messaggio trasmesso negli anni passati dalle scelte compiute ha comunicato che la gestione delle misure alternative, nonostante sia un compito istituzionale che appartiene al DAP al pari della pena detentiva, non costituiva l’altra metà dell’esecuzione penale.
Se l’Amministrazione, per non essere zoppa, deve poggiare su due gambe ambedue salde, allora si proceda coerentemente e si elabori un progetto di riorganizzazione e rilancio che preveda passaggi e tempi necessari. Noi, come sempre, siamo pronti a fare la nostra parte, con idee e proposte da offrire.
Vogliamo, inoltre, aggiungere che non ci spaventa l’idea di ricercare modi per rendere più efficiente il lavoro dei nostri uffici più di quanto non facciamo da anni tutti i giorni, ma dobbiamo ribadire a gran voce che in questo settore è necessario investire oggi per essere ripagati domani con un aumento della legalità ed una riduzione della recidiva. E in tempi in cui il Paese è chiamato a fare grandi sacrifici, riteniamo un grave errore sottovalutare la grande differenza dei costi tra una misura alternativa e una detentiva.
Già oggi gli UEPE eseguono un numero di misure alternative (22.000) uguale a quello in corso prima dell’indulto, ma hanno il 40% di operatori in meno; il personale di servizio sociale si reca quotidianamente nei luoghi più rischiosi, quasi sempre da solo e senza auto di servizio: dalle VELE di Scampia, ai campi nomadi delle periferie urbane, da Tor di Quinto a Roma, alle Serre catanzaresi, alle campagne della Locride, alle aree deindustrializzate del nord. Eppure non si lamenta, né protesta, diversamente da altre, ben più tutelate e ascoltate, componenti dell’Amministrazione.
Gli operatori degli UEPE dimostrano ogni giorno lo spirito di servizio che li anima; per tale ragione meritano di non essere lasciati soli nel compiere il loro lavoro.
Ci piace chiudere usando il passo di un articolo di Giovanni Maria Pavarin, pubblicato sulla rivista ”Le Due Città”: “Le misure alternative conoscono oggi un new deal, il cui sviluppo appare incompatibile con il sorgere di incomprensioni che mi sembra utile scoraggiare fin dal loro sorgere.… Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Sarebbe forse il caso di rimboccarci le maniche per iniziare a lavorare in una ritrovata armonia tra tutti.”
Parole scritte nel settembre 2001 e rimaste ancora senza seguito.
In periodi di crisi, sopravvivono le organizzazioni che sanno immaginare il futuro e prepararsi ai cambiamenti; riteniamo che questo valga anche per l’Amministrazione penitenziaria, bisognosa, oggi, di idee lungimiranti e azioni innovative. Ci sembra giunto il tempo in cui il processo riformatore avviato nel ’75 e interrotto nell’ultimo decennio, sia riavviato e completato con la riforma dell’esecuzione penale esterna.
Per tale ragione chiediamo che il Dipartimento arresti lo smantellamento silente di questo settore e proceda speditamente nella direzione da noi indicata.

Roma, 6 agosto 2012.

I dirigenti e i direttori dell’esecuzione penale esterna

Eustachio Vincenzo Petralla, Milena Cassano, Laura Borsani, Emilio Molinari, Rita Andrenacci, Pietro Guastamacchia, Elena Paradiso, Chiara Ghetti, Paola Schiaffelli, Salvatore Nasca, Angela Magnino, Laura Bottero, Bianca Berio, Paola Ruggeri, Annamaria De Gruttola, Luisa Cappa, Maria Biondo, Patrizia Cuccù, Paolo Guerra, Angela Maria Nicola Intini, Giuseppina Levita, Marina Altavilla, Antonia Tuscano Monorchio, Santina Gemelli, Angela Maria Reale, Rossella Giazzi, Elisabetta Bertagnini, Patrizia Calabrese, Daniela Calzelunghe, Giuseppa Carbone