Chiavari, allarme per il carcere
Chiavari - Almeno un centinaio di esperti e addetti ai lavori hanno preso parte al convegno, ancora in corso, organizzato a Chiavari dall’Unione Camere Penali Italiane sul sovraffollamento delle carceri nella penisola. Attesa per l’apertura, il ministro della Giustizia Paola Severino ha mandato un telegramma spiegando di non poter presenziare. Ma i relatori, a cominciare dall’avvocato Silvio Romanelli, hanno fatto la loro parte per animare uno scambio di posizioni su un tema cruciale.
«Siamo secondi in Europa per rapporto tra numero di detenuti e posti nelle strutture - sostiene Giovanni Tamburino, capo del Dipartimento amministrazione peniteziaria del ministero di Giustizia - Va considerata la possibilità di interventi di grande urgenza». Il riferimento è all’indulto all’amnistia o comunque a «una soluzione politica».
Sulla riforma del sistema proposta dal ministro Severino, c’è chi ha individuato alcuni indirizzi importanti, ma vanno precisati: «Uno dei punti della riforma del ministro è la sospensione del procedimento con la messa in prova, cioè il lavoro di pubblica utilità. Una soluzione adottata in alcuni casi dal tribunale per i minori. Ma è una soluzione da sviluppare meglio - ricorda Francesco Cozzi, capo della procura di Chiavari - Serve l’impegno di tutti. Con il codice della strada che prevede il lavoro di pubblica utilità con la guida in stato di ebbrezza i risultati si vedono. Un istituto che va riorganizzato ma utile».
Novantanove persone negli spazi pensati per contenerne 78. Una cinquantina di agenti in pianta organica, ma solo 45 (dirigenti e amministrativi compresi) in servizio operativo. La fotografia del carcere di Chiavari emerge da questi numeri: il penitenziario ha carenza d’organico e paga gli effetti del sovraffollamento. Ripetutamente denunciato dal sindacato della polizia penitenziaria Sappe.
«L’ingresso di sette nuovi agenti di polizia penitenziaria lo scorso novembre - spiega Paola Penco, direttore della casa circondariale - non è stato sufficiente per coprire gli esodi. Siamo sottorganico e consapevoli che, in questo particolare momento per il nostro Paese, non sarà facile risolvere il problema, comune a gran parte dei penitenziari italiani. Il numero dei nostri reclusi oscilla, ma rimane sempre molto vicino al centinaio». È per questo che la direzione ha inviato alla Cassa delle ammende, l’ente interno al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, un progetto per la sistemazione e il riutilizzo degli spazi che si sono liberati con la costruzione nel sottotetto dell’edifico di via al Gasometro della nuova caserma, con mensa, cucina e il trasferimento nell’ala aggiunta degli uffici della direzione. L’obiettivo è avere più aule per l’attività didattica, i corsi di formazione professionale. la biblioteca.
di Debora Badinelli e Marco Fagandini
Levante
Il SecoloXIX
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