Lombardia: Cgil; in area penale esterna più di 7mila condannati, ma c’è carenza di personale
Ristretti Orizzonti, 29 agosto 2012
Immaginate di aggiungere agli attuali 9.374 detenuti nelle carceri lombarde i 6.711 che, in Lombardia, stanno scontando misure alternative di detenzione (dagli affidamenti alla libertà vigilata): come si potrebbe reggere - a situazione già esplosiva - con 16.085 reclusi?
L’ipotesi paradossale arriva dalla Fp Cgil lombarda che denuncia l’allarmante carenza di assistenti sociali degli Uffici di esecuzione penale esterna, gli Uepe (7 nella nostra regione, a Bergamo, Brescia, Como, Mantova, Milano, Pavia, Varese). Cioè carenza di coloro che hanno in carico il reinserimento sociale dei 6.711: 103 professionisti, direttori compresi.
Un numero destinato a calare visto il blocco dei concorsi (l’ultimo è del 1999) e i prossimi pensionamenti (si prevede il 20%) e che potrebbe anche far chiudere degli Uepe, come afferma la coordinatrice regionale dell’amministrazione penitenziaria - comparto ministeri Barbara Campagna.
Che sottolinea: “Quando si parla di sicurezza sociale si pensa solo al carcere mentre si dovrebbe pensare anche al territorio”, come è invece tendenza in altri paesi, ad esempio Francia e Gran Bretagna, dove il numero di “extracarcerari” supera quello dei detenuti. La questione è tanto più stringente ora che il ministro della Giustizia Severino si appresta a provvedimenti per ridurre il sovraffollamento penitenziario, prevedendo più spazio per le misure alternative di detenzione con “la messa alla prova” anche per gli adulti: misure destinate a fallire se non sostenute da un numero adeguato di assistenti sociali, in tutto il paese (con 32815 misure in carico degli Uepe e Lombardia a capofila). Così al ministro è rivolta la petizione on line lanciata lo scorso 10 agosto “per un reale rilancio dell’esecuzione penale esterna e delle misure alternative al carcere”.
Guardando allo sciopero del lavoro pubblico del prossimo 28 settembre, Gloria Baraldi, segretaria regionale della categoria sindacale, è perentoria: “I tagli del governo a personale e risorse e, ultima, l’invarianza di spesa prevista dalla spending review stanno demolendo un sistema che andrebbe invece consolidato con un approccio organico, concreto e realista al tema dell’esecuzione penale, che non può prescindere da interventi sul territorio. Occorre investire sull’area penale esterna come modalità di rieducazione
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