L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

lunedì 27 agosto 2012

Puglia: l’appello di 30 direttori e dirigenti Uepe; si riformi l’esecuzione penale esterna

Redattore Sociale, 27 agosto 2012

Dalla Puglia un appello al ministro per le misure alternative alla detenzione e per salvare con un indirizzo chiaro di politiche di decarcerizzazione, il sistema alternativo che da dieci anni langue nel dimenticatoio dei governi.

Una lettera sottoscritta da trenta dirigenti e direttori dell’esecuzione penale esterna ed indirizzata al ministro della Giustizia Paola Severino e al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino.

È quella che qualche giorno fa è stata inviata dalla Puglia per “salvare e rilanciare l’esecuzione penale esterna e le misure alternative”, un appello già lanciato lo scorso gennaio dalla Puglia per scongiurare lo smantellamento delle strutture non detentive. In tre pagine gli operatori dell’esecuzione penale esterna pugliesi sostengono la scelta del ministro di “dare priorità alle misure alternative” ma si dichiarano altrettanto preoccupati della gestione di tali misure sul territorio in assenza di un forte potenziamento delle strutture e dei servizi territoriali, in assenza di indirizzi chiari. Soprattutto, a preoccupare, sono “gli effetti negativi che potrebbero avere, anche nell’opinione pubblica, gravi défaillance nella gestione delle misure, per i danni all’immagine dell’Amministrazione e al sistema stesso delle alternative alla detenzione”.

Del resto, il lavoro compiuto in questi anni dai Dap (Dipartimenti di amministrazione penitenziaria), ha resistito alla tentazione che più governi hanno sollecitato negli ultimi tempi: quello di ridurre la sanzione alla pena detentiva con una scarsa efficacia, anche in termini di contrasto delle recidive. Da dieci anni non vengono assegnate né risorse né personale a questo settore, il che significa una “perdita del 40% del personale”, mentre nel settore della detenzione in sei anni sono stati “assunte circa 3.890 nuove unità”.

Eppure il lavoro degli Uffici di esecuzione penale esterna non si è mai interrotto. Nel solo 2011 l’esecuzione penale esterna “ha assicurato 150mila interventi e oltre 52mila giornate di presenza sul territorio ed oggi eseguono un numero di misure alternati (22mila) uguale a quello in corso prima dell’indulto ma hanno il 40% degli operatori in meno”, pur in assenza di un indirizzo chiaro, giacché, come denunciano dalla Puglia, “fino al 2011 il direttore generale dell’esecuzione penale esterna non ha avuto una strategia o, se l’ha avuta, l’ha dimenticata per strada”. Anche questa, quella della nomina del futuro direttore generale, è una questione che dalla Puglia reputano centrale e non più rinviabile.

Insomma, per gli operatori pugliesi è giunto il momento di “arrestare lo smantellamento silente di questo settore” per costruire politiche serie di decarcerizzazione, necessarie dal punto di vista non solo storico e della difesa dei diritti, ma anche organizzativo e gestionale. “Finché l’Amministrazione Penitenziaria si reggerà solo sulla gamba detentiva - sottolinea Eustachio Vincenzo Petralla, direttore dell’Uepe di Bari - sarà un’amministrazione zoppa”. “In periodi di crisi - si legge nella chiosa della lettera invita al ministro - sopravvivono le organizzazioni che sanno immaginare il futuro e prepararsi ai cambiamenti; riteniamo che questo valga anche per l’Amministrazione penitenziaria, bisognosa, oggi, di idee lungimiranti e azioni innovative. Ci sembra giunto il tempo in cui il processo riformatore avviato nel 1975 e interrotto nell’ultimo decennio, sia riavviato e completato con la riforma dell’esecuzione penale esterna”.