L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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giovedì 9 agosto 2012

Misure alternative alla detenzione in carcere, nuova legge in autunno?


Donatella Stasio- Il Sole 24 Ore, 9 agosto 2012

Il ministro della Giustizia annuncia l'accelerazione della riforma che introduce tra l'altro la detenzione domiciliare. Bilancio positivo della Severino sul salva-carceri. Il governo si impegna anche a rifinanziare la Smuraglia per il lavoro carcerario.

In autunno già potrebbe essere legge la riforma sulle misure alternative alla detenzione. Più che un auspicio, è un impegno quello che il ministro della Giustizia Paola Severino prende di fronte ai poliziotti e ai detenuti del carcere romano di Regina Coeli.
Ultima tappa (per ora) di un lungo giro nelle patrie galere, Regina Coeli è anche un "ritorno" perché Severino, a sorpresa, c'era già andata a fine luglio, all'indomani del suicidio di un detenuto (impiccatosi con l'elastico degli slip) nel centro clinico del penitenziario, "creato per essere uno dei più attrezzati d'Italia, ma di fatto inutilizzato" per una serie di problemi che il ministro, insieme alla presidente della Regione Renata Polverini, ieri si è impegnata ad affrontare e risolvere, anche in questo caso in autunno: a breve si insedierà una Commissione paritetica per studiare le criticità del centro clinico, e del carcere romano, ed entro il 29 settembre sarà presentato un programma di interventi, sia strutturali sia sul personale psichiatrico sia sulle patologie prevalenti in carcere.
Ma gli impegni di Severino non finiscono qui: ai poliziotti (1.200 - 1.600 euro al mese, costretti a continui distacchi e spostamenti, visto che ne mancano 7mila) conferma di voler affrontare il problema del turn over, delle piante organiche, dei livelli retributivi, "piccoli segni di attenzione che testimoniano la gratitudine alla polizia penitenziaria"; ai detenuti annuncia, oltre all'impegno sulle misure alternative, il rifinanziamento della legge Smuraglia per rilanciare il lavoro in carcere e la riapertura (tra settembre e febbraio) di due sezioni, per 180 posti, che in un carcere costretto a "ospitare" 250 detenuti oltre la disponibilità regolamentare è una bella boccata d'ossigeno. "Non sono rose e fiori - ammette il ministro - ma piccoli apporti per darvi un po' più di sollievo, tanto più che il caldo rende la situazione più insopportabile del solito".
La tenacia non manca a questa donna, che ha deciso di fare del carcere non solo una questione prioritaria della sua permanenza al ministero della Giustizia ma anche una questione di principio, di civiltà. Politicamente, la sfida maggiore è la riforma sulle misure alternative, che, se approvata, consentirebbe al giudice di condannare, per certi reati, alla detenzione domiciliare anziché alla galera (anche i recidivi) e introdurrebbe la "messa alla prova" per alcuni reati Già non è stato facile far tagliare il traguardo al decreto "svuota - carceri" (circa 7 mesi fa), ribattezzato dal guardasigilli "salva - carceri", che sta dando buoni risultati sul fronte sovraffollamento.
"Finora ci sono stati 3mila ingressi in meno e l'effetto "porte girevoli" si sta fermando - dice Severino in conferenza stampa. Inoltre circa 2mila detenuti stanno scontando ai domiciliari l'ultimo anno e mezzo di pena". Grazie a quel decreto, sono stati anche recuperati 1.500 posti e 3.500 verranno consegnati entro l'anno
La riforma delle misure alternative (con quella sulla depenalizzazione) è stata calendarizzata in aula, alla Camera, per settembre su sollecitazione del governo. Ma è impopolare e osteggiata da chi ha sempre cavalcato lo slogan della "tolleranza zero", illudendo i cittadini che il "carcere chiuso" (20 ore in cella all'ozio totale) produce più sicurezza. Non è vero, va ripetendo il ministro. La sua sarà una battaglia difficile, tanto più con l'avvicinarsi delle elezioni. Ma la "tenace" Severino ha tutta l'intenzione di vincerla.
La meta ambiziosa di una riforma da fare
Si è assunta un impegno importante Paola Severino. Si ò impegnata a far tagliare il traguardo, in autunno, a una delle riforme più impopolari alla vigilia delle elezioni, quella sulle misure alternative al carcere. Un impegno politico, assunto dal più tecnico dei ministri tecnici del governo tecnico guidato da Mario Monti, ma con la determinazione di chi crede che le buone ragioni prima o poi si fanno strada e riescono ad avere la meglio su propaganda e luoghi comuni, come la tristemente nota "tolleranza zero".
Le misure alternative al carcere non sono un modo surrettizio di svuotare le patrie galere sovraffollate, fatiscenti e in debito di personale, dove si entra vivi e spesso si esce cadavere, quasi sempre malati nel fisico e nella mente, sicuramente incattiviti e più pericolosi. Le misure alternative non sono un premio, ma pur sempre una pena, perché comunque limitano la libertà dell'individuo offrendogli però la possibilità concreta di reinserirsi nella società di cui hanno violato le regole, magari con l'esperienza di un lavoro. Le misure alternative, associate al lavoro, riducono la recidiva e quindi giocano in favore della sicurezza collettiva, mentre l'ozio del carcere chiuso e degradante la moltiplica di sei, sette volte.
Buon senso, oltre che rispetto della Costituzione e delle riforme già esistenti vorrebbero che su questa strada si incamminassero tutti i partiti, abbandonando le tentazioni populistiche e securitarie degli ultimi vent'anni per fare del carcere non una fabbrica di delinquenti ma di libertà. Un servizio alla collettività, insomma, dove quello che conta è la qualità più che la quantità della pena.