L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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lunedì 19 novembre 2012

Fp-Cgil; troppi tagli al personale, il carcere sta perdendo la sua missione rieducativa


 www.fp.cgil.it, 19 novembre 2012

Il carcere sta perdendo la sua missione rieducativa. Barbara Campagna, coordinatrice regionale Fp-Cgil Lombardia del Ministero Giustizia-Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), lancia l’allarme: si rischia “un sistema dell’esecuzione penale sempre più orientato alla privatizzazione”, con al centro solo “sicurezza e contenzione”.

Il governo mostra tutta la sua incoerenza quando da un lato, dichiara di voler ridurre il sovraffollamento carcerario con più misure alternative alla detenzione, e poi dall’altro, con la “spending review”, taglia. Il 10% dei funzionari e il 20% dei dirigenti a esse preposte.

E prevede pure la riduzione degli Uepe, gli uffici di esecuzione penale esterna (con accorpamento alla sede del capoluogo regionale). Ma non si toccano gli sprechi, come quei 10 milioni l’anno dal 2001 in bilancio per i “braccialetti elettronici”. Incoerenti sono anche gli ultimi due concorsi per 500 educatori (dopo oltre 8 anni di stop), con ruolo di fatto svuotato. Le conseguenze di queste misure vanno dall’allungamento dei tempi per trasmettere ai tribunali di sorveglianza le relazioni del servizio sociale all’impossibilità sia di spostamento (mancano già risorse economiche e mezzi) sia dell’attività effettiva di questi lavoratori.

I numeri parlano chiaro: in Italia ci sono circa 67mila detenuti e 30mila persone in misura alternativa; in Lombardia, a fine luglio, 9374 detenuti e 6711 le misure alternative seguite. Qui, nei 7 Uepe (Milano, Pavia, Bergamo, Brescia, Mantova, Como, Varese), lavorano 112 educatori (sui 145 previsti) e 103 assistenti sociali (sui 198 previsti). Basilari. I primi - di cui una ricerca del Dap ha mostrato l’efficacia a fronte del calo dei tassi di recidiva - sempre più centrati sulla persona, attraverso ad esempio la formazione e la promozione del reinserimento sociale, i secondi anche per le relazioni con i vari soggetti sul territorio (famiglie, enti locali, Asl, cooperative sociali, volontari, ecc.).

Ma la stessa Amministrazione penitenziaria, come evidenzia la dirigente sindacale, “non ha potuto, o non ha voluto, insistere validamente per un incremento di questi operatori ed ha sempre più subordinato la loro opera a logiche di contenimento e controllo più che di valorizzazione ed impulso delle diverse azioni che avrebbero potuto essere messe in rete e potenziate nell’ottica del reinserimento”.

La sproporzione - per cui lo scorso 9 novembre è stata inviata una lettera al ministro Severino e al capo del Dap Tamburino - tra i 38mila poliziotti penitenziari italiani (4063, sui 5353 previsti in Lombardia, dato a luglio 2012) e i 6400 circa operatori e dirigenti Uepe (372, sui 690 previsti in Lombardia) è di per sé indicativa. Ma pure gli operatori penitenziari hanno le loro grane: a tutela di un sistema carcerario servizio pubblico Campagna ragiona in termini d’interazione.