L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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venerdì 9 novembre 2012

Severino, dopo l'anticorruzione tocca a pene alternative



Clicca suIntervista a Il Messaggero

..... Che tempi prevede per consentire il lavoro esterno a tutti coloro che ne hanno i requisiti? E per l'approvazione del provvedimento della messa alla prova?
Abbiamo già in atto verifiche con il Dap affinchè si adottino tutte le iniziative per valorizzare gli UEPE e per quanto di competenza del Ministero della giustizia, quelle per il provvedimento del lavoro di pubblica utilità.....

09 Novembre 2012 - 09:02

(ASCA) - Roma, 9 nov - Dopo l'anticorruzione il prossimo obiettivo e' ''il completamento del pacchetto carceri avviato con il decreto salvacarceri . Ora intendiamo ultimarlo con il ddl sulle misure alternative attualmente all'esame della Camera''. Lo rende noto il ministro della Giustizia, Paola Severino in un'intervista a Il Messaggero.



Il provvedimento, spiega il Guardasigilli, ''riguarda l'introduzione di pene detentive non carcerarie, come la reclusione o gli arresti domiciliari, e dell'istituto della messa alla prova''. In particolare, la logica della messa alla prova e' quella di ''di prevedere, rispetto a delitti che non destano allarme sociale, puniti in astratto con pene sino a 4 anni, che l'imputato, su sua richiesta, possa essere sottoposto a una 'prova' consistente nella prestazione di un lavoro di pubblica utilita', in eventuali condotte riparatorie e in un programma di trattamento rieducativo''.



Una misura, afferma, che ''certamente'' consentirebbe di evitare il processo perche' la concessione della messa alla prova da parte del giudice ''comporterebbe la sospensione del procedimento sino al completamento della prova, previa interruzione della prescrizione. In caso di esito positivo, il reato verrebbe dichiarato estinto. In caso invece di revoca della prova, ad esempio per gravi trasgressioni durante il suo svolgimento o in caso di valutazione negativa della prova da parte del giudice - dice Severino - il procedimento riprenderebbe''.



In ogni caso, precisa il ministro, ''abbiamo voluto evitare qualunque automatismo. Sara' sempre il giudice che, sulla base di una valutazione positiva del programma di trattamento oltre che di una prognosi favorevole sulla pericolosita' dell'imputato, prendera' la sua motivata decisione''.