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martedì 6 novembre 2012

Alla Camera attesa in settimana conclusione iter ddl su pene detentive non carcerarie



Condividi Asca, 6 novembre 2012

In settimana l’Assemblea ha in programma l’esame del ddl 5019-bis e abbinati di delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni sulla sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili, dovranno innanzitutto essere discusse le questione pregiudiziale di costituzionalità e la pregiudiziale di merito che sono state presentate.
Il ddl è frutto dello stralcio dal testo originario 5019 del Governo delle disposizioni relative alla depenalizzazione che sono ora oggetto di un distinto provvedimento, cioè il 5019 ter. Lo stralcio è stato deciso dal Governo per non rallentare l’iter delle misure in grado di affrontare l’emergenza del sovraffollamento carcerario viste le divergenze tra i gruppi ancora esistenti sui criteri di depenalizzazione.

Il ddl 5019 bis in esame disciplina, con riguardo a reati puniti con sanzione detentiva fino a quattro anni, la possibilità di applicare la pena detentiva presso l’abitazione e di estinguere il reato in caso di esito positivo della messa alla prova dell’imputato con attività lavorativa di utilità sociale. Prevede inoltre la sospensione del procedimento nei confronti degli imputati irreperibili. La reclusione e l’arresto presso l’abitazione o altro luogo di privata dimora costituiscono due nuove pene detentive non carcerarie, che operano anche per fasce orarie o giorni della settimana, in misura non inferiore a quindici giorni e non superiore a quattro anni, nel caso di delitti puniti con la reclusione non superiore a quattro anni. Il giudice in questi casi dovrà prevedere particolari controlli, anche attraverso mezzi elettronici.

Messa alla prova, nessun automatismo

“Nessun automatismo”, ma sarà il giudice a decidere. È questo l’orientamento al quale la maggioranza ed il Governo stanno convergendo, riguardo al ddl sulla “messa alla prova” che stabilisce pene alternative al carcere per le condanne inferiori ai quattro anni. Oggi pomeriggio, secondo quanto si è appreso, c’è stato un incontro fra i due relatori del provvedimento, Donatella Ferranti (Pd) ed Enrico Costa (Pdl) con il Governo (il sottosegretario alla Giustizia Gullo) nel quale sono stati esaminati in via preliminare, come è prassi, gli emendamenti al testo che sono circa una trentina ed ai quali si aggiungono, sempre secondo quanto si è appreso, due pregiudiziali di costituzionalità avanzati dalla lega. La detenzione domiciliare dunque sarà la pena alternativa al carcere che il giudice potrà stabilire, di fronte ad una condanna definitiva, tenendo conto del soggetto che ha compiuto il reato, della tipologia dell’atto commesso, della recidiva fra gli altri elementi.

Nella maggioranza viene fatto notare che questo provvedimento consentirebbe di diminuire il numero di casi di recidiva, di evitare il contatto con il carcere e di ottenere anche dei risparmi per lo Stato, senza mai abbandonare il concetto di sicurezza. Gli elementi che nei giorni scorsi erano stati, di fatto, tutti sottolineati dal guardasigilli Paola Severino, conversando con i cronisti a Montecitorio