L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

venerdì 20 aprile 2007

REDATTORE SOCIALE

Giustizia: la polizia negli Uepe? gli assistenti sociali protestano

Redattore Sociale, 20 aprile 2007

Gli assistenti che lavorano negli Uffici per l’esecuzione penale esterna si stanno organizzando per chiedere una razionalizzazione della gestione delle misure alternative stesse e per modificare la bozza di decreto legge in discussione.
Protesta degli assistenti sociali sulle misure alternative al carcere. O meglio: gli assistenti sociali che lavorano negli Uepe, Uffici per l’esecuzione penale esterna, si stanno organizzando per chiedere una razionalizzazione della gestione delle misure alternative stesse e per modificare la bozza di decreto legge in discussione. Le critiche all’impostazione data finora anche dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, riguardano in particolare l’istituzione di commissariati territoriali di polizia penitenziaria per il controllo dei condannati in misura alternativa.
In una lettera che sta circolando in questi giorni e che è pervenuta anche alla nostra agenzia, firmata da un’assistente sociale dell’Uepe di Milano, si sostiene per esempio che "se attraverso l’esecuzione penale esterna si è potuto seguire, con varie modalità, fino a 40 mila soggetti, con revoche estremamente limitate, è bene che si sappia che questo risultato è stato possibile solo grazie al lavoro di assistenti sociali operanti negli Uepe".
A quanto pare, da quello che si capisce leggendo la lettera dell’assistente sociale, non è in gioco la reputazione professionale di queste persone che non hanno intenzione di rivendicare qualcosa per ottenere chissà cos’altro. Si tratta piuttosto di un problema serio di organizzazione (e riorganizzazione) di uno dei settori più delicati dell’amministrazione della giustizia in Italia, soprattutto ora dopo l’indulto e in presenza appunto di una politica che favorisce lo sviluppo delle misure alternative.
In un recente convegno organizzato dal Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sono stati resi noti dei dati molto incoraggianti a proposito delle misure alternative. Il rapporto con la recidiva (nuovi reati commessi dopo la scarcerazione) tra il carcere e le misure alternative è nettamente favorevole a quest’ultime.
Ecco dunque il punto che una parte degli assistenti sociali che lavorano negli Uepe stanno cominciando a porre all’attenzione della politica, dell’amministrazione e dell’opinione pubblica. "Pensare di affidare i compiti di controllo delle misure alternative alla polizia penitenziaria - scrive nella sua lettera (firmata) l’assistente sociale di Milano - è non solo sbagliato, ma anche inefficace".
Quello che davvero conta, visto la finalità di recupero sociale e di riduzione della recidiva, è la costruzione di progetti personalizzati per un effettivo recupero della legalità da parte dei soggetti. Un’azione che ovviamente deve andare di pari passo con la garanzia della sicurezza di tutti i cittadini. Secondo questo gruppo di assistenti sociali che ha deciso di far sentire la sua voce, gli Uepe oggi e i Cssa, ieri, hanno sempre dimostrato di saper lavorare bene e di raggiungere gli obiettivi. Imboccare la strada dei commissariati territoriali sarebbe, secondo loro, un grave errore. Vedremo nei prossimi giorni come si svilupperà la questione, anche perché per il 26 aprile è già fissato un appuntamento con i sindacati di polizia per discutere una bozza di decreto sul tema.
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