L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

mercoledì 17 ottobre 2007

LA REPUBBLICA

Giustizia: Ferrara (Dap); concedete di più misure alternative
17 ottobre 2007

Il dato è innegabile. Dall’inizio dell’anno il numero dei detenuti ha subito un aumento repentino. A fine gennaio erano 39.827, e se ne contano 46.986 al 16 ottobre. Cioè a ieri.
Non sono proprio i mille carcerati in più di cui parla il direttore del Dap Ettore Ferrara, ma poco ci manca. È un dato che allarma gli esperti del ministero della Giustizia che si sforzano di ragionare sulle dinamiche complessive della popolazione penitenziaria in Italia e sugli effetti di uno sconto di pena di tre anni come l’indulto.
Tant’è che il sottosegretario Luigi Manconi, delegato a seguire proprio il pianeta penitenziario e che aveva commissionato una ricerca al l’università di Torino e ne aveva presentato i risultati a febbraio, adesso è intenzionato a chiederne un aggiornamento.
Che ragioni anche sui flussi di chi entra e chi esce dalle carceri, 90.714 persone nel 2006, una media costante negli anni di 80-90mila unità, con un residuo di permanenza di due - tremila che rimangono dentro. Ma nel 2007 la situazione cambia.
Colpa dell’indulto o di una sorta di "ossessione" della galera a tutti i costi che prende forze dell’ordine e magistratura? Fa riflettere un’affermazione fatta ieri proprio da Ferrara. Subito dopo la rivelazione sui "mille detenuti in più" eccolo dichiarare: "Abbiamo sollecitato i Magistrati di Sorveglianza ad applicare, in tutti i casi in cui è possibile, misure alternative al carcere, basandoci anche sui dati a disposizione a proposito della recidiva: si attesta sul 20% per chi sconta la pena con misure differenti rispetto al carcere, sale invece fino al 60% per chi invece è finito in cella".
E dunque non sbaglia chi, come Stefano Anastasia, un passato ai vertici dell’associazione Antigone, ora capo di gabinetto di Manconi, difende le ragioni dell’indulto e fa un paragone sta quello che sta accadendo in questo mesi e lo stesso fenomeno che si verificò nel 1999 dopo l’allarme omicidi a Milano e il lavorio intorno al pacchetto sicurezza del governo D’Alema: "Anche allora - ricorda Anastasia - ci fu un picco nel numero dei detenuti, che aumentarono rapidamente di oltre mille unità".
Le ragioni? Di sicuro la pressione dell’opinione pubblica e della stessa politica su tutte le agenzie della sicurezza, sugli agenti e sui giudici, per "tenere dentro" il maggior numero possibile di persone, la mano dura sulle aggravanti, la stretta sulle misure alternative. In una parola, il bisogno di maggiore sicurezza si traduceva in un maggior numero di detenuti.
La campagna contro l’indulto ha prodotto anch’essa più gente in cella. Anche se i dati sui recidivi, elaborati nella ricerca torinese per il periodo agosto 2006 - gennaio 2007, quello in cui si è verificato il picco più alto delle scarcerazioni (25.565 detenuti messi in libertà, di cui 15.815 italiani e 9.750 stranieri), dimostrano una media complessiva attestata sul 20 per cento. Di gran lunga inferiore alla media rilevata negli ultimi cinque anni - il 68% - che prescindeva dallo sconto di pena.
Ma in futuro la "voglia di carcere" non può che peggiorare. Basta riflettere sul pacchetto sicurezza che i ministri dell’Interno e della Giustizia si apprestano ad approvare a Palazzo Chigi proprio venerdì: lì si prevede una custodia cautelare "obbligatoria" che avrà come effetto soprattutto quello di far schizzare ancora più in alto il numero dei detenuti.