ORDINE NAZIONALE ASSISTENTI SOCIALI
Organo di informazione del consiglio Nazionale dell'ordine degli assistenti sociali
Quali scenari per il Servizio Sociale del settore penale adulti?
di Gloria Pieroni
Il servizio sociale della giustizia del settore adulti sta attraversando una delle fasi più difficili di tutta la sua storia più che trentennale. La complessità del momento, dovuta a una realtà del mondo penitenziario e sanzionatorio sempre più in crisi (anche per i profondi cambiamenti delle nostre comunità di vita, le cui problematiche hanno ricadute sulla trasformazione quanti-qualitativa delle presenze in carcere), è stata ulteriormente accresiuta, per quanto riguarda il servizio sociale, dalla recente proposta del Dipartimeto dell'amministrazione penitenziaria di inserire, con funzioni di controllo, la polizia penitenziaria nell'esecuzione penale esterna e, nello specifico, nella detenzione domicilizre e nel''affidamento in prova al servizio sociale.
Questa proposta, che si è concretizzata in due distinte bozze di decreto, una del ministro della giustizia, l'altra interministeriale (ministeri della giustizia e dell' interno), ha suscitato reazioni forti e grande allarme per il futuro del servizio sociale nel settore:
- la maggioranza degli assistenti sociali degli Uffici esecuzione penale esterna(Uepe) ha espresso preoccupazione per gli scenari che il progetto di riforma potrebbe aprire, soprattutto per la gestione dell'affidamento in prova al servizio sociale, misura che è stata strutturata dal legislatore nel 1975, basandosi sul presupposto che il "trattamento" dell'affidato potesse, e dovesse, essere incentrato sulla specifica metodologia di intervento e sulla competenza propria del servizio sociale, con l'attivazione di progetti trattamentali "comunitari";
- la stessa preoccupazione è stata espressa da illustri esperti (cito fra tutti Alessandro Margara, già conosciuto e stimato presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze e, per un purtroppo breve periodo, direttore generale del DAP), da esponenti del mondo del volontariato penitenziario e dell'associanismo;
- all'inizio i rigenti degli Uepe hanno avuto una posizione interlocutoria, evidenziando in un documento presentato all'attuale capo del DAP, ettore Ferrara, alcune loro perplessità, successivamente, pare che la loro posizione si sia orientata in senso positivo rispetto alla prevista riforma;
- il Coordinamento nazionale assistenti sociali giustizia (CASG) ha, da subito, giudicato negativamente la proposta, presentando le proprie valutazioni critiche in documenti e comunicati stampa;
- infine, le organizzazioni sindacali, hanno assunto posizioni differenziate. Quelle cui aderisce la maggioranza degli agenti di polizia penitenzia hanno plaudito a tale provvedimento, mentre altre, fra cui la CGIL, l'UGL, SAG UNSA, La Federazione delle RdB e il Salpe, hanno espresso la propria contrarietà in diversi documenti, divenuti ancora più critici rispetto ai contenuti del secondo decreto.
L'ordine nazionale degli assistenti sociali ha raccolto il disagio degli operatori degli uepe, sia in occasione di un incontro nazionale tenutosi a Roma il 2 marzo 2007, sia in quanto sollecitati dai numerosi documenti, lettere e appelli pervenuti dalla maggioranza degli uepe. La presidente Fiorella Cava ha altresì partecipato al convegno nazionale, organizzato dal Casg a Pescara il 30 e 31 marzo 2007, da cui sono emerse considerazioni negative rispetto alla prevista riforma. Anche alcuni dirigenti hanno interpellato l'ordine rispetto alla necessità di farsi portasvoce di "tutti" i punti di vista espressi dagli assistenti sociali del settore (va precisato, al riguardo, che tutti i dirigenti degli uepe sono assistenti sociali).
Il Cnoas, con l'obiettivo di assolvere il proprio compito di tutela della professione, è intervenuto attivandosi su più fronti, anche al fine di allargare l'area di riflessione. Sul fronte politico il 28 marzo c'è stato un incontro con il ministro della giustizia clemente Mastella, su quello propriamente tecnico l'incontro con il capo del Dap, Ettore ferrara, e con il direttore generale dell'EPE, Riccardo Turrini vita (che era stato preceduto da un colloquio con il Direttore generale del personale e della formazione, M.De Pascalis) . Sul fronte sindacale, è previsto a breve un confronto con le OO.SS. . In queste diverse sedi, l'Ordine, facendosi portavoce delle istanze provenienti dal servizio sociale della Giustizia, ha ritenuto importante evidenziare alcune valutazioni, sia di metodo, che di merito. Non potendo qui, riportarne estesamente i contenuti, appare comunque utile sintetizzarne alcuni punti significativi.
- Sul metodo, si è espressa perplessità per il mancato confronto con gli assistenti sociali degli uepe su un'ipotesi di riforma che, se realizzata, inciderebbe fortemente sul loro mandato istituzionale, con prevedibili ricadute su una metodologia e prassi d'intervento che ha sinora consentito al sistema delle misure alternative e, in particolare, all'affidamento in prova al servizio sociale un buon livello di "funzionamento".
- Sul merito si è detta la difficoltà di comprendere il significato di un intervento che sembra incidere proprio su una misura, quella dell'affidamento, che ha ottenuto dei risultati positivi, così come si evince dai dati sulle recidive e sulle revoche.
Questi dati sono indicativi di un sistema che, complessivamente, ha funzionato, nonostante la crescita esponenziale dell'area penale esterna e, pur a fronte di risorse umane, strumentali e finanziarie ridottissime. Tale sistema si è costruito, oltre che sulla specifica metodologia professionale del servizio sociale, su un tipo di organizzazione e di politica dei servizi (CSSA oggi UEPE) che, rifacendosi al principio di "territorializzazione della pena", ha mirato a integrare tali uffici nella comunità, mediante la creazione di una rete di rapporti, collaborazioni e sinergie con i soggetti istituzionali e con le altre agenzie del territorio. In particolare, è parso importante evidenziare che, nei tre decenni intercorsi dalla riforma del 1975, il servizio sociale è stato capace, con pochi mezzi e con scarso riconoscimento, di contribuire a una maggiore conoscenza del significato e del valore delle misure alternative anche fra i cittadini "comuni", concorrendo alla riduzione dei pregiudizi e delle paure nei confronti delle persone condannate, rispetto alle quali la società civile è oggi più partecipe e attiva in positive iniziative di solidarietà e sostegno. Questo a dimostrazione anche della fragilità dell'argomentazione che la riforma è necessaria proprio per ridurre il senso di insicurezza e le paure della collettive. - Si sono anche segnalati, come prevedibili conseguenze dell'inserimento della polizia penitenziaria con compiti di controllo degli affidati, elementi di ulteriore complessità organizzativo gestionale che potrebbero influire negativamente sia sul piano della qualità, sia su quello dell'efficacia delle misure.
- Tali posizioni e valutazioni sono state espresse dall'Ordine in vari documenti e note, sia rispetto alla prima bozza di decreto, sia relativamente ai contenuti del decreto interministeriale ritenuto, fra l'altro, generico su aspetti di essenziale importanza per l'operato del servizio sociale e per le misure alternative.
L'Ordine, avendo riscontrato negli incontri avuti, sia con il ministro, sia con i vertici del DAP, la volontà di proseguire nel progetto di riforma(e pur convenendo su alcune criticità segnalate dai diversi interlocutori a supporto della necessità di rendeere il sistema dell'esecuzione penale esterna ancora più efficace), ha ritenuto di dover chiedere quantomeno il rinvio dell'inizio della sperimentazione, con la contestuale attivazione di una fase di riflessione-confronto con tutti i soggetti coinvolti nell'area penale esterna, per meglio valutare e individuare, in modo condiviso, le reali esigenze di riforma e gli interventi concretamente necessari. Questo anche in considerazione delle attuali prospettive di revisione del complessivo sistema sanzionatorio, Al riguardo, si sono segnalate alcune ipotesi di intervento ritenute non procrastinabili per potenziare e rendere più funzionale il sistema dell'area penale esterna. Con l'obiettivo di assumere il ruolo di attivatore di tale fase di riflessione fra tutti i soggetti coinvolti nella gestione delle misure alternative, il Cnoas nella seduta di Consiglio del 15/16 giugno scorso ha deciso di farsi promotore di una conferenza nazionale sil servizio sociale del settore penale adulti. Il successivo rinvio di ogni decisione in merito al decreto interministeriale, stabilito dai vertici Dap in occasione dell'incontro avuto con le OO.SS l'11 luglio scorso, attribuisce a questa iniziativa una valenza ancora maggiore. Infatti la Conferenza potrà veramente essere sede e occasione di confronto fra punti di vista anche diversi, nonchè di attenta e schietta valutazione di tutti gli elementi che compngono e incidono sul complesso mondo dell'esecuzione penale esterna e sul ruolo, in tale ambito rivestito, dal servizio sociale
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