L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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mercoledì 23 gennaio 2008

APCOM

Osapp; il nostro sistema penitenziario è allo sbando

23 gennaio 2008
Le carceri sono "ormai allo sbando, con l’assenza di qualsiasi guida ed iniziativa". A sottolinearlo è il segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria), Leo Beneduci, "alla luce della situazione tortuosa che il Governo si appresta ad affrontare in questi giorni".
Una situazione, sostiene l’Osapp, "ancora più grave, se si pensa che la crisi dei giorni scorsi, risolta prima con un interim, e precipitata poi dopo le dichiarazioni dell’ex Guardasigilli, priverà le carceri di qualsiasi intento o progetto, mentre la popolazione detenuta continuerà ad aumentare alle attuali disastrose condizioni per raggiungere livelli insostenibili con la stagione estiva".
Ora dunque "è difficile sperare - aggiunge Beneduci - in una pianificazione politica precisa. Pensiamo a questo punto che lo spettro delle elezioni farà senz’altro ripiombare la condizione carceraria in quel baratro in cui si trovava prima del provvedimento di indulto: quello che avvertiamo non deriva da un valutazione esageratamente pessimista di ciò che sta accadendo, se avessimo un interlocutore di riferimento, in un quadro politico non così irrimediabilmente diviso e che guarda alle piccole strategie di bottega, oltre alle iniziative in favore del potere di acquisto dei nostri salari (con un contratto che doveva essere rinnovato il 1 gennaio di quest’anno) esigeremmo - afferma il sindacato - di affrontare da subito ed in via del tutto eccezionale il grave dissesto del sistema penitenziario italiano".
Per questo, l’Osapp lancia un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, affinché "qualsiasi sia la decisione finale sulle sorti della legislatura e per il Paese, la grave emergenza delle carceri rappresenti sempre una delle priorità della manovra di ciascun Governo, visto che non lo è stata fino adesso, e i 43 mila poliziotti penitenziari non siano lasciati soli al loro destino, in mano ad un’amministrazione obsoleta per organizzazione e finalità ed in cui l’unica legge - conclude Beneduci - è quella dettata dai provveditori e dai direttori d’istituto