L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

mercoledì 2 aprile 2008

Carcere- A San Vittore i detenuti sono 1.410 su 874 posti. Il direttore: «Tutto come prima, situazione grave»

MILANO (02/04/2008) di Santo Pirrotta- Celle strapiene, al limite della sopravvivenza. A quasi due anni dall’indulto, San Vittore è di nuovo al collasso. Con 1.410 detenuti su 874 posti disponibili. Quasi 40 ingressi al giorno, il 70 è composto da extracomunitari (il 10 per cento rinchiusi perché non hanno rispettato il decreto d’espulsione), poco più di 100 donne e 170 condannati in via definitiva. Senza dimenticare il 20 per cento dei detenuti tossicodipendenti.
L'ALLARME È questa la drammatica fotografia del carcere milanese. Ieri, il direttore del penitenziario di piazza Filangeri, Gloria Manzelli, e il provveditore regionale delle carceri, Luigi Pagano, hanno lanciato l’ennesimo grido d’allarme. «Stiamo raggiungendo la situazione pre-indulto - denuncia la Manzelli - Abbiamo registrato un trend in aumento di nuovi detenuti e si sta raggiungendo una condizione di sovraffollamento critica che si riverbera sulla situazione igienica e sulla vivibilità». E nei 18 istituti della Lombardia la situazione non cambia. Anzi. Ci sono 7.800 detenuti per una capienza di 7mila posti.
CARCERI VECCHIE «Il problema sono soprattutto le case circondariali di vecchia costruzione come Brescia e, appunto, San Vittore, dove la situazione è davvero grave - interviene Pagano - In carceri come Bollate o Opera ad esempio, non abbiamo di questi problemi. Credo che una Milano mondiale come quella che è stata in grado di vincere l’Expo non possa permettersi di avere nelle carceri condizioni di vita come quelle di San Vittore». Senza dimenticare che all’interno di San Vittore (dove operano 700 agenti penitenziari su tre turni) tre raggi su sei sono chiusi per lavori di ristrutturazione. Che non sono ancora cominciati ma hanno paralizzato di fatto il carcere. Tornando al sovraffollamento, il 90 per cento dei detenuti è in attesa di giudizio e anche dopo la condanna il trasferimento è sempre più difficile.
SOLUZIONI Ma esistono delle soluzioni? Per il provveditore delle carceri lombarde Pagano «una svolta potrebbe arrivare dalla modifica del codice penale. La cui ristrutturazione potrebbe vedere misure di detenzione alternativa». Perché per costruire nuove strutture «ci vuole troppo tempo». E l’indulto «non poteva essere la risposta definitiva». Anche perché dei 500 detenuti di San Vittore graziati dal provvedimento di clemenza, solo il 10 per cento è tornato in carcere. Una situazione senza precedenti, denunciata anche dal presidente della Corte d’appello di Milano, Giuseppe Grechi: «San Vittore è un’autentica vergogna, un carcere in quelle condizioni non dovrebbe esistere. Non è possibile che in un Paese civile esista un istituto penitenziario del genere. Un carcere che ha sollevato anche l’ira del cardinale Tettamanzi e di cui io mi vergogno da magistrato e da cittadino».
L'APPELLO A Pasqua, durante la visita a San Vittore, l’arcivescovo Dionigi Tettamanzi aveva lanciato un appello: «Chi è fuori dovrebbe interessarsi un po’ di più del problema carcere erroneamente considerato un mondo estraneo, separato. Se questo interesse ci fosse, si troverebbero le soluzioni per superare almeno in parte il sovraffollamento. Il mio appello è al ministero della Giustizia e non solo: si rivolge anche alle altre istituzioni, alla società civile, unite in una linea educativa e culturale, tesa al recupero del carcerato».
Santo Pirrotta