Giustizia/Carcere: Bertinotti risponde alle domande di "Radio Carcere"
Il Riformista, 2 aprile 2008
Elezioni 2008. I candidati premier rispondono a radio carcere sulle riforme del processo penale.
Una giustizia celere, efficiente, eguale per tutti e garantista per imputati e vittime dei reati, questa è per la Sinistra Arcobaleno la priorità irrinunciabile.
Ecco perché è importante indicare con chiarezza, coraggio, lucidità e, soprattutto, senza demagogia, la strada per raggiungere tali obiettivi. Siamo consapevoli che lo Stato debba garantire la sicurezza e tutelare i beni primari di tutti, ma anche che le vittime prime di una giustizia che non funziona sono i soggetti più deboli.Le nostre proposte possono essere sintetizzate in 4 punti: certezza dei tempi del processo e della pena, per restituire alla giustizia il fondamento primo per la sua condizione popolare, la trasparenza; ampia depenalizzazione, con un diritto penale minimo ma efficace, che sostituisca l’eccesso di ricorso a pene detentive, il cui fallimento è ormai evidente; previsione di pene diverse dal carcere, per incidere sulla recidiva e aiutare il reinserimento del reo, tenendo conto dei diritti delle vittime; interventi organizzativi sulla farraginosa macchina giudiziaria che, da soli, potrebbero dimezzare i tempi processuali (il 30% dei processi vengono rinviati per problemi burocratici; i cosiddetti "tempi morti" della giustizia incidono per oltre il 20% sulla durata dei processi).Proprio per evitare strumentalizzazioni, alcuni chiarimenti sono necessari. La depenalizzazione dei reati minori non equivale affatto ad impunità: anzi, a fronte di una ipotetica condanna a decenni dai fatti, si prevede una immediata ed efficace sanzione amministrativa. Inserire nel codice pene non carcerarie per i reati di non grave allarme sociale (interdittive, prescrittive, lavori socialmente utili, etc.) non significa affatto essere contro un modello sanzionatorio, ma prendere atto del fallimento dell’attuale sistema, dalla faccia feroce ma totalmente inefficace, e sostituirlo con sanzioni più eque e adeguate che, proprio perché effettivamente scontate, elimineranno quel senso di impunità, presupposto della recidiva; diminuiranno i reati e maggiore sarà la sicurezza, sia reale che percepita, per i cittadini tutti. Si avrà, inoltre, un’accelerazione dei tempi processuali, venendo meno la quasi certezza della prescrizione per molti reati e le impugnazioni meramente dilatorie, senza però eliminare i tre gradi di giudizio, garanzia per gli innocenti, e senza prevedere che diventi provvisoriamente esecutiva la condanna di primo grado (in contrasto con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza).I dati ufficiali sono chiari, chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva superiore al 60%; chi usufruisce di pene alternative ha una recidiva inferiore al 15%: è evidente quanto inefficaci, oltre che anacronistici, siano non solo l’attuale sistema sanzionatorio ma anche l’attuale codice, risalente al fascismo, e che prevede solo pene pecuniarie o carcerarie.L’estensione abnorme del ricorso al carcere non aiuta certo il reinserimento sociale: ecco perché è non solo ragionevole, ma anche più efficace nel contrasto del crimine, prevedere la detenzione carceraria quale extrema ratio, limitata ai casi di doverosa tutela della collettività.La depenalizzazione e la modifica dell’attuale sistema sanzionatorio sarà molto positiva. Evitando di celebrare tre gradi di giudizio per reati dal disvalore assolutamente esiguo, piuttosto che per condotte collegate allo stato di tossicodipendenza o alla marginalità sociale (alle quali occorre rispondere con strutture per la disintossicazione e il reinserimento), la magistratura potrà occuparsi dei reati gravi, evitando, tra l’altro, le sempre più numerose scarcerazioni per decorrenza dei termini.Non solo, ma saranno meglio tutelate le garanzie processuali, con una incisiva diminuzione degli errori giudiziari; maggiore sarà anche l’attenzione per le vittime del reato e per istituti, quali la confisca, che si sono mostrati incisivi nel contrasto alla criminalità economica e mafiosa (con la destinazione dei beni sequestrati a fini sociali o al risarcimento delle vittime).Un diritto penale minimo, con una pena non vendicativa ma equa e certa, porterà a una diminuzione della carcerazione preventiva, che sarà l’eccezione e non la regola, come previsto dalla Costituzione, e contribuirà a rendere effettivo il diritto di difesa, soprattutto per i meno abbienti. Il carcere, previsto per i reati più gravi, non sarà più quel luogo che mal si concilia con la finalità rieducativa della pena, ma dovrà essere luogo di recupero umano e di reinserimento sociale, anche perché ogni detenuto recuperato è un pericolo in meno per la collettività. I principi costituzionali della ragionevole durata dei processi, della parità delle parti (accusa e difesa) e della terzietà del giudice, diventeranno realtà e non continueranno a rimanere mere parole. Sarà così possibile evitare reciproche ingerenze e interferenze tra i diversi poteri dello Stato, creando le premesse per quel clima di leale collaborazione che è indispensabile per soluzioni equilibrate su temi delicati quali quello del segreto delle indagini, del rispetto della privacy, dei limiti alle intercettazioni telefoniche e, più in generale, di una corretta informazione, evitando le condanne mediatiche.Il consenso al Programma della Sinistra Arcobaleno, qui accennato nelle sue linee di fondo, potrà restituire ai cittadini la fiducia nella Giustizia e, al Paese, una Giustizia degna di questo nome.
Ecco perché è importante indicare con chiarezza, coraggio, lucidità e, soprattutto, senza demagogia, la strada per raggiungere tali obiettivi. Siamo consapevoli che lo Stato debba garantire la sicurezza e tutelare i beni primari di tutti, ma anche che le vittime prime di una giustizia che non funziona sono i soggetti più deboli.Le nostre proposte possono essere sintetizzate in 4 punti: certezza dei tempi del processo e della pena, per restituire alla giustizia il fondamento primo per la sua condizione popolare, la trasparenza; ampia depenalizzazione, con un diritto penale minimo ma efficace, che sostituisca l’eccesso di ricorso a pene detentive, il cui fallimento è ormai evidente; previsione di pene diverse dal carcere, per incidere sulla recidiva e aiutare il reinserimento del reo, tenendo conto dei diritti delle vittime; interventi organizzativi sulla farraginosa macchina giudiziaria che, da soli, potrebbero dimezzare i tempi processuali (il 30% dei processi vengono rinviati per problemi burocratici; i cosiddetti "tempi morti" della giustizia incidono per oltre il 20% sulla durata dei processi).Proprio per evitare strumentalizzazioni, alcuni chiarimenti sono necessari. La depenalizzazione dei reati minori non equivale affatto ad impunità: anzi, a fronte di una ipotetica condanna a decenni dai fatti, si prevede una immediata ed efficace sanzione amministrativa. Inserire nel codice pene non carcerarie per i reati di non grave allarme sociale (interdittive, prescrittive, lavori socialmente utili, etc.) non significa affatto essere contro un modello sanzionatorio, ma prendere atto del fallimento dell’attuale sistema, dalla faccia feroce ma totalmente inefficace, e sostituirlo con sanzioni più eque e adeguate che, proprio perché effettivamente scontate, elimineranno quel senso di impunità, presupposto della recidiva; diminuiranno i reati e maggiore sarà la sicurezza, sia reale che percepita, per i cittadini tutti. Si avrà, inoltre, un’accelerazione dei tempi processuali, venendo meno la quasi certezza della prescrizione per molti reati e le impugnazioni meramente dilatorie, senza però eliminare i tre gradi di giudizio, garanzia per gli innocenti, e senza prevedere che diventi provvisoriamente esecutiva la condanna di primo grado (in contrasto con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza).I dati ufficiali sono chiari, chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva superiore al 60%; chi usufruisce di pene alternative ha una recidiva inferiore al 15%: è evidente quanto inefficaci, oltre che anacronistici, siano non solo l’attuale sistema sanzionatorio ma anche l’attuale codice, risalente al fascismo, e che prevede solo pene pecuniarie o carcerarie.L’estensione abnorme del ricorso al carcere non aiuta certo il reinserimento sociale: ecco perché è non solo ragionevole, ma anche più efficace nel contrasto del crimine, prevedere la detenzione carceraria quale extrema ratio, limitata ai casi di doverosa tutela della collettività.La depenalizzazione e la modifica dell’attuale sistema sanzionatorio sarà molto positiva. Evitando di celebrare tre gradi di giudizio per reati dal disvalore assolutamente esiguo, piuttosto che per condotte collegate allo stato di tossicodipendenza o alla marginalità sociale (alle quali occorre rispondere con strutture per la disintossicazione e il reinserimento), la magistratura potrà occuparsi dei reati gravi, evitando, tra l’altro, le sempre più numerose scarcerazioni per decorrenza dei termini.Non solo, ma saranno meglio tutelate le garanzie processuali, con una incisiva diminuzione degli errori giudiziari; maggiore sarà anche l’attenzione per le vittime del reato e per istituti, quali la confisca, che si sono mostrati incisivi nel contrasto alla criminalità economica e mafiosa (con la destinazione dei beni sequestrati a fini sociali o al risarcimento delle vittime).Un diritto penale minimo, con una pena non vendicativa ma equa e certa, porterà a una diminuzione della carcerazione preventiva, che sarà l’eccezione e non la regola, come previsto dalla Costituzione, e contribuirà a rendere effettivo il diritto di difesa, soprattutto per i meno abbienti. Il carcere, previsto per i reati più gravi, non sarà più quel luogo che mal si concilia con la finalità rieducativa della pena, ma dovrà essere luogo di recupero umano e di reinserimento sociale, anche perché ogni detenuto recuperato è un pericolo in meno per la collettività. I principi costituzionali della ragionevole durata dei processi, della parità delle parti (accusa e difesa) e della terzietà del giudice, diventeranno realtà e non continueranno a rimanere mere parole. Sarà così possibile evitare reciproche ingerenze e interferenze tra i diversi poteri dello Stato, creando le premesse per quel clima di leale collaborazione che è indispensabile per soluzioni equilibrate su temi delicati quali quello del segreto delle indagini, del rispetto della privacy, dei limiti alle intercettazioni telefoniche e, più in generale, di una corretta informazione, evitando le condanne mediatiche.Il consenso al Programma della Sinistra Arcobaleno, qui accennato nelle sue linee di fondo, potrà restituire ai cittadini la fiducia nella Giustizia e, al Paese, una Giustizia degna di questo nome.
Fausto Bertinotticandidato
premier per la Sinistra L’Arcobaleno
<< Home page