Giustizia/Carcere: Polizia Penitenziaria in allarme, ancora due suicidi
fonte:Apcom
È allarme e sconcerto nella Polizia Penitenziaria per i due casi di agenti suicidi verificatisi a in meno di 48 ore. Dopo il caso di Biella segnalato dal Sappe (Sindacato Autonomo degli agenti della Polizia Penitenziaria) un altro caso viene denunciato in mattinata dall’Osapp: un agente penitenziario, Giovanni Colasurdo, di 47 anni si "è ucciso stamani nel carcere di Matera, dove era in servizio, sparandosi un colpo di pistola alla testa con l’arma di ordinanza, una calibro nove".
"Il suicidio - riferisce l’Osapp in una nota - è avvenuto nello spogliatoio di una struttura utilizzata dagli agenti di custodia: i colleghi di Colasurdo, che svolgeva compiti amministrativi e non era a contatto con i detenuti, hanno sentito il colpo e hanno soccorso il collega (che era sposato e aveva tre figli), ma non hanno potuto aiutarlo in alcun modo". La Polizia di Stato sta facendo accertamenti per risalire al movente del gesto, forse legato ad una crisi depressiva: le indagini sono coordinate dal pm di Matera, Paola Morelli.
L’Organizzazione Sindacale Autonoma della Polizia Penitenziaria alla luce dei fatti accaduti stamattina a Matera "esprime tutta la sua riprovazione per un fenomeno che il Dipartimento non è stato in grado di anticipare, o quanto meno comprendere".
"Lo diciamo da tempo, ma questa volta lo chiediamo senza mezzi termini, e senza giri di parole: il Cons. Ettore Ferrara deve dimettersi", afferma Leo Benedici, segretario generale dell’Osapp. "Non servono giustificazioni e spiegazioni di circostanza, come qualcuno si affretta ad esternare quando accadono fatti gravi come questo: il secondo in due giorni".
"Il suicidio del collega Colasurdo dimostra, per l’ennesima volta, che gli agenti di polizia penitenziaria non sono più garantiti nell’esercizio delle loro funzioni. E non basta riportare che il collega non fosse a contatto con i detenuti, per allontanare i dubbi che il tragico evento non abbia un’attinenza con il carcere. Le cause certamente verranno accertate, ma la morte di Colasurdo, per il quale esprimiamo vicinanza alla famiglia, - conclude - non sposta di un millimetro le responsabilità di un’Amministrazione miope. Un’Amministrazione che solo adesso si affretta a convocarci".
Poliziotto penitenziario suicida a Biella
"Assume aspetti estremamente preoccupanti il fenomeno dei suicidi tra gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Dopo i casi verificatisi negli ultimi mesi in varie città d’Italia, oggi abbiamo avuto notizia di un altro caso a Biella, dove si è tolto la vita un collega di 46 anni. E allora bisogna comprendere ed accertare quanto ha inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative dei colleghi suicidi nel tragico gesto estremo posto in essere." È il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria Sappe - la prima e più rappresentativa Organizzazione della categoria - alla notizia di un nuovo suicidio tra gli appartenenti al Corpo.
"L’Amministrazione penitenziaria ci ha inviato una comunicazione urgente con cui siamo stati convocati per il 9 aprile alle ore 16 per un’analisi accurata del tragico problema, con la verifica delle condizioni di disagio del personale e l’eventuale istituzione di centri di ascolto. Noi abbiamo affrontato questo angosciante problema durante i lavori del XIX Consiglio nazionale del Sappe che si è appena concluso a Verona, rilevando che è davvero un luogo comune pensare che lo stress lavorativo riguardi solamente le persone fragili.
Al contrario, il fenomeno colpisce, inevitabilmente, tutti i lavoratori, e in modo particolare coloro che operano nei servizi di sicurezza e tutela pubblica, che non solo vivono sovente in una costante situazione di rischio, ma spesso vengono a contatto con situazioni di dolore, angoscia, paura, violenza, distruzione e morte non escluse anche le conflittualità interprofessionali in una struttura fortemente gerarchizzata quale è quella della Polizia Penitenziaria.
Il Sappe sottolinea in particolare l’effetto burn-out tra i poliziotti penitenziari, "una forma di disagio professionale protratto nel tempo e derivato dalla discrepanza tra gli ideali del soggetto e la realtà della vita lavorativa. Per questo riteniamo che l’istituzione di appositi Centri specializzati in grado di fornire un buon supporto psicologico agli operatori di Polizia - garantendo la massima privacy a coloro i quali intendono avvalersene - possa essere un’occasione per aumentare l’autostima e la consapevolezza di possedere risorse e capacità spendibili in una professione davvero dura e difficile, all’interno di un ambiente particolare quale è il carcere, non disgiunti dai necessari interventi istituzionali intesi a privilegiare maggiormente l’aspetto umano ed il rispetto della persona nei rapporti gerarchici e funzionali che caratterizzano la Polizia Penitenziaria".
È allarme e sconcerto nella Polizia Penitenziaria per i due casi di agenti suicidi verificatisi a in meno di 48 ore. Dopo il caso di Biella segnalato dal Sappe (Sindacato Autonomo degli agenti della Polizia Penitenziaria) un altro caso viene denunciato in mattinata dall’Osapp: un agente penitenziario, Giovanni Colasurdo, di 47 anni si "è ucciso stamani nel carcere di Matera, dove era in servizio, sparandosi un colpo di pistola alla testa con l’arma di ordinanza, una calibro nove".
"Il suicidio - riferisce l’Osapp in una nota - è avvenuto nello spogliatoio di una struttura utilizzata dagli agenti di custodia: i colleghi di Colasurdo, che svolgeva compiti amministrativi e non era a contatto con i detenuti, hanno sentito il colpo e hanno soccorso il collega (che era sposato e aveva tre figli), ma non hanno potuto aiutarlo in alcun modo". La Polizia di Stato sta facendo accertamenti per risalire al movente del gesto, forse legato ad una crisi depressiva: le indagini sono coordinate dal pm di Matera, Paola Morelli.
L’Organizzazione Sindacale Autonoma della Polizia Penitenziaria alla luce dei fatti accaduti stamattina a Matera "esprime tutta la sua riprovazione per un fenomeno che il Dipartimento non è stato in grado di anticipare, o quanto meno comprendere".
"Lo diciamo da tempo, ma questa volta lo chiediamo senza mezzi termini, e senza giri di parole: il Cons. Ettore Ferrara deve dimettersi", afferma Leo Benedici, segretario generale dell’Osapp. "Non servono giustificazioni e spiegazioni di circostanza, come qualcuno si affretta ad esternare quando accadono fatti gravi come questo: il secondo in due giorni".
"Il suicidio del collega Colasurdo dimostra, per l’ennesima volta, che gli agenti di polizia penitenziaria non sono più garantiti nell’esercizio delle loro funzioni. E non basta riportare che il collega non fosse a contatto con i detenuti, per allontanare i dubbi che il tragico evento non abbia un’attinenza con il carcere. Le cause certamente verranno accertate, ma la morte di Colasurdo, per il quale esprimiamo vicinanza alla famiglia, - conclude - non sposta di un millimetro le responsabilità di un’Amministrazione miope. Un’Amministrazione che solo adesso si affretta a convocarci".
Poliziotto penitenziario suicida a Biella
"Assume aspetti estremamente preoccupanti il fenomeno dei suicidi tra gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Dopo i casi verificatisi negli ultimi mesi in varie città d’Italia, oggi abbiamo avuto notizia di un altro caso a Biella, dove si è tolto la vita un collega di 46 anni. E allora bisogna comprendere ed accertare quanto ha inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative dei colleghi suicidi nel tragico gesto estremo posto in essere." È il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria Sappe - la prima e più rappresentativa Organizzazione della categoria - alla notizia di un nuovo suicidio tra gli appartenenti al Corpo.
"L’Amministrazione penitenziaria ci ha inviato una comunicazione urgente con cui siamo stati convocati per il 9 aprile alle ore 16 per un’analisi accurata del tragico problema, con la verifica delle condizioni di disagio del personale e l’eventuale istituzione di centri di ascolto. Noi abbiamo affrontato questo angosciante problema durante i lavori del XIX Consiglio nazionale del Sappe che si è appena concluso a Verona, rilevando che è davvero un luogo comune pensare che lo stress lavorativo riguardi solamente le persone fragili.
Al contrario, il fenomeno colpisce, inevitabilmente, tutti i lavoratori, e in modo particolare coloro che operano nei servizi di sicurezza e tutela pubblica, che non solo vivono sovente in una costante situazione di rischio, ma spesso vengono a contatto con situazioni di dolore, angoscia, paura, violenza, distruzione e morte non escluse anche le conflittualità interprofessionali in una struttura fortemente gerarchizzata quale è quella della Polizia Penitenziaria.
Il Sappe sottolinea in particolare l’effetto burn-out tra i poliziotti penitenziari, "una forma di disagio professionale protratto nel tempo e derivato dalla discrepanza tra gli ideali del soggetto e la realtà della vita lavorativa. Per questo riteniamo che l’istituzione di appositi Centri specializzati in grado di fornire un buon supporto psicologico agli operatori di Polizia - garantendo la massima privacy a coloro i quali intendono avvalersene - possa essere un’occasione per aumentare l’autostima e la consapevolezza di possedere risorse e capacità spendibili in una professione davvero dura e difficile, all’interno di un ambiente particolare quale è il carcere, non disgiunti dai necessari interventi istituzionali intesi a privilegiare maggiormente l’aspetto umano ed il rispetto della persona nei rapporti gerarchici e funzionali che caratterizzano la Polizia Penitenziaria".
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