L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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domenica 11 maggio 2008

Giustizia/Carcere: Pene più pesanti e "stretta" sui benefici ai detenuti


di Liana Milella

La Repubblica, 10 maggio 2008

La destra ci gira intorno da più di una dozzina d’anni, come la panacea che risolve d’un colpo tutti i problemi dell’immigrazione clandestina. Da sempre è il cavallo di battaglia della Lega, il reato più agognato che, se scritto nel codice penale, manderebbe in visibilio il popolo del Carroccio. Adesso la soluzione - il nuovo delitto di immigrazione clandestina - è bella che scritta tra i 40 articoli che Niccolò Ghedini, il più ascoltato consigliere di Berlusconi sulle grane della giustizia e della sicurezza, ha preparato e fatto circolare tra i nuovi ministri, soprattutto i due dell’Interno Roberto Maroni e della Giustizia Angelino Alfano, in vista della prima riunione dell’Esecutivo subito dopo la fiducia. Sono solo poche righe, ma pesantissime: prevedono che possa essere accusato d’immigrazione clandestina, e quindi immediatamente espulso, chiunque si trovi in Italia illegalmente, violando le norme della legge Bossi-Fini.
È una svolta d’inaudita asprezza nelle politiche di accoglienza. È la via spiccia che salta qualsiasi procedura più complessa per espellere chi non ha né documenti né titoli per soggiornare in Italia, ma soprattutto per bloccare i clandestini che tentano di raggiungere le nostre coste con i barconi. È anche il punto più delicato di una manovra anticrimine molto più ampia e già definita che prevede aumenti di pena per i reati di grave allarme sociale, blocco dei benefici ai detenuti e processi per direttissima.
Se su tutto il resto non ci sono dubbi, il capitolo dell’immigrazione è il più delicato soprattutto perché il Cavaliere vuole trasformare il pacchetto sicurezza in un decreto legge che, come tale, deve avere il pieno appoggio del capo dello Stato per la firma. Ma esistono i presupposti di necessità e urgenza per introdurre su due piedi il reato d’immigrazione clandestina?
Napolitano sarà d’accordo o pretenderà invece un passaggio parlamentare molto più ampio, e quindi imporrà un disegno di legge? Ghedini sta lavorando fitto per raccogliere un pieno consenso e andare diritto verso il decreto perché, come ha spiegato a più di un interlocutore, "la gente ci chiede risposte concrete e immediate contro la criminalità". Un dibattito tra Camera e Senato irto di contestazioni non sarebbe la via più rapida per realizzare subito il pacchetto sicurezza.
Che, immigrazione a parte, si annuncia durissimo contro gli autori dei reati di strada. A cominciare dall’aumento delle pene minime che si trascineranno dietro, come inevitabile conseguenza, non solo l’impossibilità di accedere ai benefici carcerari, ma anche lo stop alla sospensione condizionale della pena.
I reati sono già stati individuati: minacce alle persone, scippi, violazione di domicilio, furti e rapine in appartamento, danneggiamenti, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale su donne e bambini. Per le violenze sugli handicappati e sugli over 70 è prevista una circostanza aggravante. Compare nel codice anche un nuovo reato, la rapina in abitazione, che sarà punita da 4 a 20 anni. L’introduzione fraudolenta in una casa passa da una pena minima di 1 anno 2 anni, lo stesso per il furto, mentre la rapina andrà da 4 anni e mezzo a 6. Altra novità sarà l’arresto facoltativo in flagranza contro chi guida in stato di ebbrezza.
Di pari passo è ovvia la stretta sulla vita dei detenuti perché l’aumento delle pene minime impedisce di poter fruire di agevolazioni come l’affidamento in prova ai servizi sociali grazie al quale oggi non va neppure in carcere chi ha avuto una pena inferiore ai tre anni. Ma la mano pesante del Berlusconi-quater è destinata a farsi sentire non solo su chi è recidivo, ma anche su chi ha commesso reati di grave allarme sociale, quelli che fanno schizzare verso l’alto tutti gli indicatori della paura. Chi ha compiuto più volte lo stesso crimine non potrà accedere ad alcun beneficio carcerario, abbuoni parziali, permessi premio, semilibertà saranno tutti aboliti. È la formula più gettonata, già sperimentata in forma meno dura nella legge Cirielli, per garantire la certezza della pena.
E per rispondere alla lamentela tante volte messa giù dallo stesso capo della polizia Antonio Manganelli, ma più volte anche dall’ex ministro dell’Interno Giuliano Amato - "Le forze dell’ordine arrestano, ma i magistrati non danno seguito con la necessaria tempestività al processo" - ecco altre due innovazioni per arrivare rapidamente alla condanna. Il rito direttissimo non sarà più facoltativo, ma il pubblico ministero dovrà necessariamente farvi ricorso di fronte a una confessione dell’arrestato. Del pari, il pm dovrà saltare l’udienza preliminare e andare al giudizio immediato se si trova di fronte a una prova evidente di colpevolezza.
Berlusconi punta in alto. Vuole farcela proprio laddove ha fallito il governo Prodi che ha lasciato per strada il suo pacchetto sicurezza, non ha approvato la riforma della Bossi-Fini corretta con la Amato-Ferrero, e non è neppure riuscito a convertire in legge il decreto sulle espulsioni dei cittadini comunitari. Il premier vuole incassare il pacchetto sicurezza alla prima prova di governo e farne il vessillo per chi ha votato a destra sperando di garantirsi città più sicure. Ma la strada si annuncia tutta in salita perché non sarà facile convincere Napolitano che la via del decreto legge è quella più opportuna.