L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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mercoledì 7 maggio 2008

Carcere/Giustizia: + Carcere = + o - Sicurezza ?

In questi ultimi tempi si parla molto di sicurezza, spesso in modo superficiale e senza che questo dibattito abbia prodotto realmente più sicurezza. Nessuna reale azione concreta significativa è stata intrapresa in Italia. Mai vi è stato uno iato così grande fra l’amplificazione mediatica di un problema ed i risultati concreti della sua pur parziale soluzione.
Quasi un mese fa a Bologna vi è stato un confronto approfondito, appassionato, con diversi punti di vista, sul tema della pena carceraria e sugli impatti di questa sulla sicurezza dei cittadini.
L’8 aprile vi è stato un “martedì di San Domenico” particolare, dedicato al tema “+ carcere = + o – sicurezza ?”.
A parlarne vi erano: Maria Longo, sostituto procuratore generale della Repubblica di Bologna, Valter Giovannini, sostituto procuratore della Repubblica di Bologna e Desi Bruno, garante dei diritti delle persone in carcere, del Comune di Bologna. Confronto voluto ed organizzato dall’Associazione Volontari del Carcere di Bologna.
Si dirà: ma con tutti questi problemi ci dobbiamo occupare anche del carcere e dei detenuti ? Penso di sì, per due motivi: intanto perché i carcerati sono persone; che hanno certamente sbagliato, ma a cui l’attenzione non può essere rivolta solo da qualche sinistra antagonista o dai radicali; poi perché il sistema penale è una delle maggiori cause della sicurezza o della insicurezza per i cittadini.
Occorre che la comunità si interroghi sulla funzione del carcere e della pena, senza che ciò significhi aumentare l’area dell’impunità, che spesso accompagna le vicende dei potenti e non degli ultimi, né dimenticare le ragioni delle vittime. Le politiche della pena di questi anni ci hanno consegnato un sistema della detenzione al limite del collasso per il sovraffollamento degli istituti penitenziari, dovuto anche al massiccio ricorso alla custodia cautelare, e per la povertà delle risorse messa a disposizione dentro e fuori il carcere.
Desi Bruno ha parlato delle condizioni del carcere circondariale di Bologna (Dozza): 1062 reclusi, il più affollato d’Italia; il 70% di stranieri, il 30% tossicodipendenti; 3 persone per 10 mq, suscettibile di richiamo dell’Unione Europea (che prevede 7 mq per persona). Oggi nessuno riconosce di aver votato l’indulto, mentre è stato approvato dall’85% dei parlamentari.
Ma attenzione: le politiche alternative al carcere hanno dato risultati rilevanti; solo lo 0,12% degli affidati e lo 0,23% di quelli in semilibertà ha commesso reati. Vi è un abbattimento della recidiva: 20%, mentre è il 68% per quelli che rimangono in carcere. Secondo la Bruno occorrono riforme importanti per utilizzare il carcere solo per chi ha commesso reati molto gravi (estrema ratio).
La giudice Longo ha sottolineato che la sicurezza è una questione da inquadrare nel panorama più ampio della criminalità in Italia: non è solo quella di strada, ma anche quella organizzata, quella economica. Il diritto penale è ipertrofico, la procedura penale farraginosa, la macchina della giustizia inadeguata, inservibile. Occorre ripensare a che cos’è la pena, cosa deve rientrare nel penale. Occorre impegnarsi di più a ricomporre i conflitti invece di enfatizzarli.
Anche dire che legalità e sicurezza non sono di destra o di sinistra non ha molto senso, perché sono le priorità e le scelte (compito della politica) che caratterizzano l’azione su questi punti.
Occorre prevedere in molti casi azioni di conciliazione, riparazione dei danni, percorsi di mediazione per interrompere circoli viziosi di frustrazione e rovina continua dei rapporti. No a slogan sicuritari, no a strumentalizzare questi temi.
Giovannini, invece, la pensa in modo diverso. Occorre non ignorare le emozioni di insicurezza. Occorre anche contare i reati che non avvengono perché i possibili autori sono in carcere. Il carcere rimane lo strumento principale per contenere la criminalità. La detenzione è conseguenza di una responsabilità individuale. Difficile rieducare alcuni delinquenti incalliti. Da 20 anni manca politica di edilizia carceraria. Non condivide l’indulto, un’avventura, un’applicazione pressoché indiscriminata. Riconoscimento del lavoro dei volontari nel carcere; ma le vittime ? Sono lasciate sole. Poi contrario al termine “microcriminalità”. Esistono solo due termini: criminalità e criminalità organizzata.