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mercoledì 7 maggio 2008

Giustizia- Scotti: è un ministero difficile… ma non è jellato!


Il Mattino, 7 maggio 2008

È proprio vero che la difficoltà a individuare il nuovo ministro della Giustizia sta nel fatto che nessuno vuole quel dicastero perché, come sostiene l’ex Guardasigilli Clemente Mastella, è fonte di guai? "Ma no, porta jella solo a tutti quelli il cui nome comincia per Ma... Martelli, Mancuso, Mastella...". Da napoletano verace, il ministro della Giustizia uscente, Luigi Scotti, non risparmia la battuta sarcastica, ma ammette che il dicastero di via Arenula è "un ministero difficile, soprattutto perché convergono cinque categorie professionali: magistrati, funzionari, avvocati, personale dell’amministrazione penitenziaria e delle libere professioni. È un coacervo di interessi - dice - in senso istituzionale".
Un ministero importante, ma difficile e un po’ temuto: se Clemente Mastella ha parlato di "maledizione", l’ex Guardasigilli Roberto Castelli suggerisce a Berlusconi di scegliere per la Giustizia "una persona esperta" e un altro ex ministro Giuliano Vassalli, conferma spiegando che "è vero, il ministero della Giustizia è molto difficile". Luigi Scotti, napoletano verace, parla di jella, ma solo per quelli che il cui nome comincia per "Ma", come Martelli, Mancuso, Mastella.
Su un punto, comunque, gli ex concordano: quel dicastero è difficile anche perché lì ci sono i magistrati. Vassalli, per esempio, osserva: "La Giustizia è l’unico dicastero che ha come dipendenti degli antagonisti, i magistrati". Ma a chi gli chiede se concordi con il giudizio amaro dell’ex ministro Mastella ("Il ministero della Giustizia è una maledizione"), Vassalli va cauto: "Se non ricordo male Mastella, quando venne eletto ministro della Giustizia, ringraziò sant’Antonio...".
Al di là delle battute, Scotti avverte che il ministero di Via Arenula è "un ministero difficile, soprattutto perché convergono quantomeno cinque categorie professionali: magistrati, funzionari, avvocati, personale dell’amministrazione penitenziaria e delle libere professioni. È un coacervo di interessi, in senso istituzionale, che non sempre trovano un assestamento adeguato e una compenetrazione". E le tensioni tra toghe e politica? "Il rapporto politica e giustizia - risponde Scotti - è un fronte aperto che speriamo si chiuda al più presto".
Roberto Castelli - ministro della Giustizia assai contestato dalle toghe - avverte: "Do un consiglio non richiesto a Berlusconi: per la Giustizia scelga una persona esperta, perché per questo settore serve un intervento immediato", altrimenti il rischio è quello di "perdere molti mesi che non sarebbero più recuperabili". Il senatore leghista riconosce che quello di via Arenula è "un ministero che nessuno vuole perché è difficile gestirlo". E ammonisce: "Ci sono delle emergenze e, in particolare per quanto riguarda la questione carceraria, ho calcolato che ci sono al massimo 10-12 mesi, oltre i quali non si può andare per un intervento".