Carcere/Giustizia- Le associazioni: no alla restrizione delle misure alternative
Redattore Sociale, 3 luglio 2008
Incontro a Firenze con Arci Toscana, Fondazione Michelucci e il Garante dei diritti dei detenuti. Modifiche alla legge Gozzini? "La restrizione delle misure alternative cancella la speranza e alimenta la disperazione".
Una grande preoccupazione per il tentativo di svolta autoritaria che sta attuando il governo, anche in relazione alle norme carcerarie, è stata espressa questa mattina nel corso di una conferenza stampa a Firenze. A farsene portavoce, nella sede dell’Arci Toscana, sono stati il presidente dell’Arci stessa, Vincenzo Striano, con Franco Corleone, Garante dei Diritti dei Detenuti del Comune di Firenze e Alessio Scandurra, della Fondazione Michelucci.
"Da giorni si sta assistendo ad un’enfatizzazione di alcuni casi di cronaca nera, cosa che rischia di diffondere l’illusione che maggiore repressione aumenta la sicurezza. Ecco quindi che si parla di modifiche alla legge Gozzini in senso restrittivo", hanno affermato i promotori dell’incontro.
"Il Governo pare orientarsi verso meno benefici di pena ossia meno misure alternative alla carcerazione considerate pura perdita di tempo e denaro - dice Striano mentre, in realtà - l’aumento della repressione rischia di non far diminuire i reati, di rendere più difficile il reinserimento di chi li ha commessi e di produrre costi sociali ed economici enormi."
Per la Fondazione Michelucci, il tasso di recidiva per chi ha scontato la pena in regime di misura alternativa pare essere un terzo di chi l’ha scontata in regime di detenzione. La fondazione è quindi favorevole al mantenimento delle misure alternative e del loro rafforzamento vista la loro particolare efficacia.
Importante anche quanto affermato da Franco Corleone, Garante dei Diritti dei Detenuti del Comune di Firenze che con il suo intervento ha espresso il timore che nelle carceri italiane si rischi "un’estate calda" dato che, per esempio, nel carcere di Solliciano la situazione è "ai limiti del sovraffollamento prima dell’indulto". Ed ha aggiunto "ridurre drasticamente le misure alternative e i permessi premio e addirittura cancellare la liberazione anticipata vuol dire cancellare il carcere della speranza e alimentare la disperazione".
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