Rapporto Antigone
Dire, 16 luglio 2008
Rapporto Antigone. Al 31 dicembre 2007 il tasso di recidiva calcolato dopo un anno è del 13,35% per il campione di detenuti dimessi dalla misura alternativa e del 20,64% per quelli dimessi dal carcere. Per gli stranieri il tasso è del 16,92%.
La recidiva è più bassa tra gli immigrati rispetto agli italiani e in generale tra tutti i detenuti che hanno beneficiato delle misure alternative al carcere. Conferme e sorprese nel quinto Rapporto sulle carceri italiane di Antigone che contiene quest’anno anche un approfondimento specifico sul tema della recidiva, che aveva suscitato molte polemiche al tempo dell’indulto e che in genere viene utilizzato in modo spesso strumentale anche nei dibattiti generali sulle politiche penitenziarie.
Analizzando i dati aggiornati e confrontando i risultati con le ricerche precedenti, Antigone giunge alla conclusione che tra gli "indultati", ovvero tra tutti coloro che hanno beneficiato dell’indulto deciso dal governo Prodi, il tasso di recidiva (ovvero di reati che si ripetono e che riportano in stato di detenzione il soggetto) risulta sempre più basso tra coloro che provengono dalle misure alternative al carcere rispetto a coloro che provengono dalle misure restrittive normali. "I dati aggiornati al 31 dicembre 2007" ha detto oggi Giovanni Torrente "mostrano un tasso di recidiva del 13,35% per il campione di soggetti dimessi dalla misura alternativa e un tasso di recidiva del 20,64% per i soggetti dimessi dal carcere".
Antigone conferma dunque la maggiore efficacia delle misure alternative rispetto al reinserimento sociale dei detenuti e conferma al contrario la tendenza alla "fidelizzazione" al carcere. Chi è stato più volte in carcere - spiega Torrente - tende a tornarci anche con maggiore facilità in seguito. Nonostante questo le misure alternative sono ancora la cenerentola del sistema penitenziario italiano e al 31 dicembre 2007 risultavano in misura alternativa solo 4.600 persone. L’assurdità della situazione è data anche dal fatto che il 32% dei detenuti nelle carceri normali sono nei limiti dei 3 anni della pena, sono quindi (o meglio sarebbero) soggetti adatti alle misure alternative che però non vengono concesse o vengono concesse molto raramente.
Un fenomeno che riguarda in speciale modo i tossicodipendenti. Sempre rispetto alla recidiva, Torrente ha spiegato che la percentuale degli stranieri nelle carceri italiane è cresciuta dal 34 al 38% dopo l’indulto. Ma questo non vuol dire che tutti gli stranieri che avevano beneficiato dell’indulto sono poi tornati in carcere. Si tratta invece molto spesso di soggetti diversi. E i dati "al contrario" ci dicono che il tasso di recidiva tra i detenuti stranieri risulta più basso di quello degli italiani: 17% circa (16,92 per la precisione) contro il 22,90% degli italiani. Gli stranieri che beneficiano delle misure alternative al carcere sono una esigua minoranza.
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