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venerdì 10 ottobre 2008

Giustizia: 2 ddl Lega; stop alle misure alternative per i recidivi

di Matteo Pandini

Libero, 10 ottobre 2008

Maroni l’aveva detto dopo la strage di Castel Volturno, a Caserta. Era il 18 settembre. Un commando di almeno sette persone spara all’impazzata e uccide sei extracomunitari. Scoppia la rivolta degli africani. Cortei, tensioni, accuse di razzismo. Le forze dell’ordine indagano e beccano i presunti killer. Tra loro c’è un tizio che al momento del massacro doveva essere ai domiciliari. Secondo gli inquirenti avrebbe lasciato l’abitazione per partecipare al raid. Il ministro dell’Interno sbotta: quello era da rinchiudere subito, altro che casa. Bossi annuisce: le norme vanno cambiate. E chiede ai suoi di mettersi al lavoro.

A poche settimane da quell’episodio, la Lega ha messo a punto due proposte di legge sulla custodia cautelare e sulle misure alternative alla detenzione. In sostanza, il Carroccio vuole garantire la certezza della pena e limitare la discrezionalità della magistratura.

I mal di pancia del Pdl

Chissà come la prenderanno gli alleati, che negli ultimi giorni (in Senato) hanno accusato qualche mal di pancia per gli emendamenti padani sulla sicurezza. Il Pdl non si è infastidito solo per il merito delle proposte (tra cui l’introduzione di un sistema a punti - che funziona come quello della patente - per giudicare il comportamento degli immigrati) ma anche per il metodo. Dalle parti di Forza Italia e An non gradiscono quelle che giudicano vere e proprie fughe in avanti degli uomini di Bossi. Ma loro tirano dritti. Ecco l’ultima idea delle camicie verdi. Oggi, se ci sono pesanti indizi a suo carico, un indagato può essere messo in carcere o ai domiciliari. I lumbard propongono una correzione, inserendo un comma all’articolo 275 del codice di procedura penale. Cosa cambierebbe?

La proposta leghista

Mettiamo che Tizio sia stato condannato, con sentenza passata in giudicato, per reati gravi come l’associazione a delinquere di stampo mafioso, l’omicidio, la riduzione in schiavitù e la tratta delle persone, il sequestro di persona a scopo di estorsione, lo sfruttamento della prostituzione minorile, la pornografia minorile, la violenza sessuale aggravata e la rapina a mano armata. Ecco, se si sospetta che Tizio ci sia ricascato, non può finire ai domiciliari.

Per lui si deve spalancare il cancello del carcere. È ovvio: il giudice deve ritenere sussistano esigenze di custodia cautelare. In altre parole, ci devono essere pesanti indizi a carico dell’indagato. In questo caso, però, secondo gli uomini di Bossi è necessario il massimo rigore.

La seconda proposta targata Lega vuol dare una "sistemata" alla legge Gozzini, quella che prevede un sistema premiale per i detenuti. E che in sintesi permette misure alternative al carcere e sconti di pena. Il Carroccio-pensiero recita così: se Tizio viene condannato due volte per reati gravi (sempre con sentenze passate in giudicato) non può ambire ad alcun beneficio. Cioè a riduzioni del periodo di detenzione o ad altre soluzioni come la libertà vigilata, l’affidamento ai servizi sociali e via elencando.

Questi galeotti resterebbero senza speranze? Non proprio, perché potrebbero confidare in qualche sconticino grazie alla buona condotta. A dire il vero i leghisti avevano pensato di cancellare pure quella, ma poi hanno preferito desistere per non incagliarsi in obiezioni costituzionali.

Il ruolo di Cota

Le proposte della Lega sono state messe a punto dal suo leader a Montecitorio Roberto Cota. Il passo successivo sarà recarsi alla conferenza dei capigruppo e chiedere di discuterle al più presto. Il Carroccio resta vigile: se in Aula approdasse un provvedimento su giustizia o sicurezza, potrebbe cogliere la palla al balzo e inserire subito le sue proposte. Gli uomini di Bossi non vogliono cedere di un millimetro. L’altro giorno, in Transatlantico, Roberto Maroni ha incontrato l’esponente del Pd Livia Turco. Supplica dell’onorevole: "Fai qualcosa per i poveri immigrati...". Risposta del ministro: "Voi vi occupate dei poveri immigrati, noi dei poveri italiani...".

La posizione del Viminale

E ieri il titolare del Viminale è tornato a parlare di immigrazione e sicurezza alla Camera, spiegando che il "rigore" messo in atto dal governo è figlio del "comportamento lassista" del centrosinistra ai tempi dell’esecutivo Prodi. "Attribuire l’insorgere di una presunta deriva razzista alle politiche in materia di sicurezza di questo governo è veramente irresponsabile" ha tuonato Maroni tra i fischi dei parlamentari del Pd.

"Noi - ha giurato - combattiamo e combatteremo la criminalità con ogni mezzo, affermando il rispetto della legge con tutto il rigore necessario e senza mai guardare in faccia a nessuno. Un rigore che è necessario e preteso a gran voce dai cittadini". Poi il ministro degli Interni ha sciorinato le cifre che riguardano l’immigrazione nel nostro Paese. "L’Italia è il paese che accoglie di più e meglio chi viene da scenari di guerra o le cosiddette "persone vulnerabili", donne, anziani e bambini". Maroni ha spiegato poi che "tra i paesi europei la Germania ha una percentuale di accoglimento delle richieste presentate del 36%, l’Inghilterra del 48%, la Francia del 22%, la Spagna dell’8,5%, la Grecia dello 0,8%, l’Italia del 59%: essere accolti è un loro diritto e noi - ha concluso - lo riconosciamo molto più degli altri Paesi europei".

La proposta

La proposta di legge della Lega Nord si articola su due punti. Il primo prevede la modifica dell’articolo 257 del codice di procedura penale. Con questa modifica chi è stato già condannato per i reati gravi non beneficerà più degli arresti domiciliari, ma finirà in carcere. Per restarci. Il secondo punto riguarda un’interpretazione molto più rigida della Legge Gozzini, quella che codifica il sistema premiale per i detenuti. La proposta di legge della Lega mira anche a limitare la discrezionalità dei magistrati, ritenuti troppo "buonisti" con chi delinque.

I reati da punire

Ma quali sono i reati gravi per i quali la Lega vuole il carcere senza se e senza ma? Eccoli: l’associazione a delinquere di stampo mafioso, l’omicidio, la riduzione in schiavitù e la tratta delle persone, il sequestro di persona a scopo di estorsione, lo sfruttamento della prostituzione minorile, la pornografia minorile, la violenza sessuale aggravata e la rapina a mano armata.

Il cammino della legge

La proposta di legge è stata messa a punto dal capogruppo alla Camera, Roberto Cota. Il primo passo ufficiale sarà la presentazione della stessa nella conferenza dei capigruppo, chiedendo di portarla in Aula il prima possibile. Magari approfittando di qualche provvedimento sulla giustizia che approdi in Aula, per infilare anche questa proposta é cominciare l’iter.

L’ideatore

Roberto Cota, insistete ancora con la sicurezza...

"Assolutamente sì. La gente vuole sicurezza e chi ha responsabilità legislative deve garantire questo bene primario. Non dobbiamo perdere di vista la realtà: in questo Paese succede che troppi delinquenti restino fuori dalla galera. Così non va. Chi commette reati gravi deve stare in cella".

Cavalcate la paura dei cittadini?

"Noi non cavalchiamo nulla. Vogliamo dare risposte concrete, e speriamo che le nostre proposte siano condivise. Chi fa della strumentalizzazione non capisce che su certi temi non c’è da scherzare".

Volete limitare la discrezionalità delle toghe?

"Se la discrezionalità ha prodotto risultati come quelli visti ultimamente direi che una riflessione va fatta".

No ai domiciliari, sì alla galera. Così le celle si intaseranno ancora di più...

"Se un soggetto è pericoloso non può restare fuori dal carcere solo perché c’è sovraffollamento. Non possiamo scaricare il problema sui cittadini".

Magari vi accuseranno di fare del giustizialismo come Di Pietro…

"Noi non siamo giustizialisti e abbiamo una linea coerente. Di Pietro dice sempre che i giudici non sono mai responsabili. Però a Castel Volturno uno che doveva essere ai domiciliari è accusato di aver sparato agli extracomunitari. Vedremo se Di Pietro cambierà opinione".