L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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domenica 21 febbraio 2010

Assistenti Sociali e Precarietà

Assistenti sociali, con crisi più precari e meno servizi

http://www.okkupati.rai.it/news_lettura,4818.html

Assistenti sociali, con crisi più precari e meno servizi Franca Dente (Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali): “ La crisi ha comportato tagli agli enti locali e riduzione del personale. Non potendo fare pubblici concorsi gli enti locali hanno attivato contratti co.co.co o a progetto. La precarietà si è aggravata e, di fatto, impedisce di mantenere il livello dei servizi, ricadendo addosso ai cittadini”.

Una professione trasversale a enti locali, ministeri, sanità, privato sociale, legata agli interventi di aiuto e ai servizi alla persona. E’ quella dell’assistente sociale, esercitata da 36 mila professionisti che, in tutta Italia, sono chiamati a intervenire nelle situazioni di disagio o nei percorsi di rispetto dei diritti, soprattutto dei più deboli. Ma anche questo settore così delicato ha dovuto fare i conti con la crisi economica. “La crisi ha comportato tagli agli enti locali -dice a LABITALIA Franca Dente, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali- e riduzione del personale. Non potendo fare pubblici concorsi, infatti, gli enti locali hanno attivato contratti co.co.co o a progetto. Insomma -denuncia la presidente- la precarietà si è aggravata e, di fatto, impedisce di mantenere il livello dei servizi, ricadendo addosso ai cittadini”.

“I servizi sociali -aggiunge Dente- vengono meno al cittadino che si trova sempre più spesso in una condizione di povertà, di crisi, anche di relazione,di identità, di autorealizzazione. In una parola: si trova sempre di più solo, perché non ha nessuno che lo ascolta e lo aiuta”. Insomma, in un momento in cui si acuisce il bisogno di servizi alle persone, ci sono meno professionisti che possono affiancare. Ma il problema del precariato (per Dente, “11% nel settore non profit e non quantificabile negli enti locali”) ha anche un altro risvolto. “Non si può pensare -sottolinea la presidente- che una persona che stabilisce un rapporto di fiducia con l’utente, poi, cambi dopo 4-5 mesi e tutto ricominci da capo. La continuità in un rapporto di aiuto è fondamentale: per questo, non ci sta bene la precarietà, non solo per di tutelare i nostri iscritti, ma anche e soprattutto gli utenti dei servizi sociali”.

Franca Dente dice che “è già difficile far comprendere la gravità della situazione”. “Qualunque governo che si è succeduto negli anni -ricorda- non ha investito nel sociale e ora ci troviamo con questi problemi. Dai dati Istat diffusi ad agosto 2009, sappiamo che la spesa sociale si riduce sempre di più nelle regioni, dove si va da un minimo di 25 euro pro capite all’anno della Calabria a un massimo di 360 della Val d’Aosta, passando dai 151 euro dell’Emilia Romagna; insomma, c’è un divario tra le regioni enorme. Bisogna trovare dei correttivi per riequilibrare tutto questo -auspica Dente- e si doveva già fare nel 2000, quando è stata varata la legge Turco”. La legge 328 introdusse, infatti, sia per la sanità sia per i servizi sociali, i ‘Livelli essenziali di assistenza’ (Lea), parametri al di sotto dei quali non si poteva andare. “Bisognava focalizzare i Lea dei servizi sociali -avverte Dente- perché questo invece avrebbe riequilibrato la situazione. Invece -nota amareggiata la presidente- la frattura all’interno dei territori si è addirittura aggravata”. Con la legge sul federalismo, la questione è stata ripresa, ma, aggiunge Dente, “si individuano non i Lea, ma gli standard di costo, che sono una cosa molto diversa”.

Dal Consiglio nazionale dell’Ordine sono venute anche critiche ad alcune scelte come i voucher o la social card. “Sono soldi tolti al Fondo per le politiche sociali -attacca Dente- e sono scelte che riportano alla vecchia logica dei buoni pasto e delle tessere di povertà che etichettavano le persone con problemi di reddito”. “Le politiche sociali sono in una sorta di black out -commenta Dente- e, dunque, crescono le difficoltà delle persone. E la mancata applicazione delle tariffe porta i colleghi ad avere contratti con un onorario assolutamente squalificante, a volte a meno 10 euro l’ora per professionisti con una laureati di base triennale, e spesso con una laurea magistrale di altri due o addirittura dottorati di ricerca”. Un altro problema per questa professione, secondo il Consiglio nazionale dell’Ordine, è sorto sul piano operativo. “Il fatto è -spiega la presidente- che ci troviamo ad affrontare spesso persone in difficoltà, anche immigrate e la legge attuale sulla sicurezza ci pone in una brutta condizione. Molti colleghi lavorano in enti pubblici e dunque sono incaricati di pubblico servizio e della funzione di pubblico ufficiale. Ma, in virtù di questa legge, sono tenuti non ad aiutare, ma a denunciare il clandestino, perché la clandestinità è diventata reato”.

Una “contraddizione di fondo -denuncia la presidente- che mette in crisi la nostra deontologia e la nostra operatività perché non ci mette più nella condizione di lavorare nella direzione dell’aiuto, ma in quella della denuncia”. “Su questo -conclude Dente- abbiamo fatto tanti interventi, richieste al governo e anche un’interpellanza al ministero dell’Interno, per la quale ora aspettiamo una interpretazione autentica. La nostra professione nasce da un mandato costituzionale, perché l’articolo 38 dice che c’è un diritto all’assistenza e, in base a questo, noi non possiamo negare a chicchessia il nostro aiuto”. Minori, anziani, stranieri, disabili, ma anche famiglie e immigrati. L'assistente sociale è una figura fondamentale per la tutela delle categorie più deboli e la si trova negli ospedali, nelle Asl, nelle scuole, nei Comuni e in molte delle organizzazioni del cosiddetto 'privato sociale' (onlus, cooperative sociali, associazioni di volontariato).

Per svolgere la professione di assistente sociale, si deve conseguire una laurea triennale in Servizio sociale e superare un esame di Stato. Dopo la triennale, c'è la possibilità di proseguire gli studi con la laurea specialistica (due anni), i master di primo e secondo livello e i dottorati di ricerca. L'assistente sociale è una professione ordinistica: l'Ordine degli assistenti sociali è stato istituito con la legge 23 marzo 1993 n. 84. La stessa legge ha sancito l'obbligatorietà dell'iscrizione all'albo professionale per poter svolgere la professione di assistente sociale sia in regime di lavoro autonomo, sia in regime di lavoro dipendente. L'Ordine degli assistenti sociali è articolato su base territoriale ed è pertanto costituito da 20 Ordini regionali e dal Consiglio nazionale. Gli Ordini regionali, dotati ciascuno di un proprio Consiglio, curano la tenuta dell'albo, provvedendo alle iscrizioni e alle cancellazioni dei professionisti ed effettuandone la periodica revisione; spetta loro anche la funzione disciplinare.

Il Consiglio nazionale è tenuto alla promozione e al coordinamento delle attività degli Ordini regionali dirette alla tutela della dignità e del prestigio della professione, esprimendo anche pareri su questioni di carattere generale che interessano la professione stessa. Decide, inoltre, i ricorsi avverso le deliberazioni dei Consigli degli Ordini regionali in materia elettorale e disciplinare o riguardo l'iscrizione e la cancellazione dall'albo.





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SCIOPERO DELLA FAME ASSISTENTI SOCIALI [HQ]- LA PRECARIETA' DEGLI OPERATORI SOCIALI E' ALLA BASE DI UNO STATO SOCIALE ASSENTE