L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

martedì 23 febbraio 2010

Giustizia: arresti domiciliari e messa alla prova per i reati lievi

Il Manifesto, 22 febbraio 2010
di Matteo Bartocci
Le carceri scoppiano: 66.288 detenuti per 44mila posti. Dopo i "superpoteri" alla Bertolaso concessi al capo del Dap Ionta, il ministero della Giustizia pensa finalmente anche a una misura che svuoti almeno in parte le galere dalle persone che si possono considerare recuperate alla società.
Il ministro Alfano ha spedito una bozza di legge a tutti i capigruppo e, per conoscenza, anche alla radicale Rita Bernardini che su questo 19 giorni fa aveva iniziato uno sciopero della fame. "Il provvedimento - evidenzia Bernardini - segna un’importante inversione di tendenza della politica di carcerizzazione e mi auguro che porti un po’ di sollievo nel disumano mondo penitenziario".
Nel testo preparato a via Arenula si affacciano misure positive, come la concessione quasi automatica dei domiciliari ai detenuti che devono scontare l’ultimo anno di pena e l’allargamento della messa in prova nei processi per reati con pena inferiore a 3 anni. Secondo Alfano c’è già un accordo politico che consentirebbe una corsia preferenziale in parlamento in sede legislativa. Nella bozza ci sarebbero anche misure dubbie, come un giro di vite sulle misure alternative (che devono essere concesse solo per lavori socialmente utili o per la "riparazione" alle vittime) e l’aumento da 1 a 5 anni per il reato di evasione.
Più in dettaglio, i domiciliari andrebbero concessi anche ai recidivi e possono essere scontati nell’abitazione oppure in "altro luogo pubblico o privato di assistenza e cura", un’indicazione chiave per tossicodipendenti e stranieri senza dimora. Sono ovviamente esclusi delinquenti abituali e mafiosi. Con l’allargamento della messa in prova invece il processo per reati lievi può essere sospeso e poi annullato se l’imputato si "comporta bene" dopo lavori socialmente utili per massimo due anni.
"È una proposta che va nella direzione giusta - commenta Patrizio Gonnella di Antigone - purché alla fine sia veramente deflattiva e non venga bilanciata da paure e ripensamenti. Per esempio, includere la "riparazione" tra i requisiti per le misure alternative rischia di renderle più difficili e addirittura impossibili per i reati senza vittima come quelli legati al consumo di droghe o all’immigrazione". I condannati con fine pena entro un anno sono circa 10mila.