CGIL: I lavoratori penitenziari non meritano ulteriori mortificazioni !
C O M U N I C A T O
Il 2 marzo 2010 l'Amministrazione della Giustizia ha scritto un'altra brutta pagina della sua storia istituzionale anche in materia di relazioni sindacali. Una pagina che in aggiunta alle tante collezionate in questi ultimi tempi rappresenta in maniera inconfutabile la volontà governativa di smantellare un pezzo istituzionale importante di questo paese, quello della Giustizia in tutte le sue articolazioni dipartimentali.
I rilievi evidenziati dall'ARAN, nonostante CISL ed SAG-Unsa dessero per imminenti le progressioni di carriera, ci avevano fatto ben sperare circa la possibilità di poter rivedere l'assetto dell'accordo soprattutto nella parte riguardante gli ordinamenti delle professionalità che risultano penalizzate e dequalificate.
Criticità, queste ultime, che avevamo ben evidenziato nel corso degli incontri del tavolo tecnico al DAP e del tavolo negoziale al Ministero il 15 dicembre 2009 durante il quale rappresentammo la necessità di confrontarci con i lavoratori sulla proposta dell'Amministrazione.
Speravamo che le problematicità riguardo, ad esempio, la professionalità dell'assistente sociale, evidenziate dal Consiglio nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali anche nel corso dell'incontro del 26 febbraio u.s. cui solo la Fp Cgil è stata presente, avessero potuto trovare opportunamente accoglimento da parte del DAP. Ma era stato, invece, già tutto deciso!
Pensavamo, forse ingenuamente, che almeno da parte del DAP ci sarebbe stata sulla questione quel confronto dialettico che ha caratterizzato, per un certo periodo, positivamente le relazioni sindacali nell'amministrazione. Quel confronto che nel tempo è divenuto sempre più difficile, fino a risultare oggi praticamente inesistente.
Nulla di tutto ciò ! Il 2 marzo 2010 CISL ed SAG-Unsa hanno deciso!
Hanno deciso contro la volontà della maggioranza dei lavoratori, di sottoscrivere un contratto integrativo che dequalifica e mortifica le professionalità.
Hanno deciso, addirittura, di apportare modifiche, a nostro parere sostanziali ed illegittime, alla professionalità dell'educatore penitenziario che da "professionalità pedagogica" diventa "professionalità giuridico-pedagogica", una competenza, quella "giuridica", che formalmente svilisce la valenza e la peculiarità prettamente pedagogica della professione il cui ruolo e le cui competenze sono previste dalla normativa penitenziaria.
E perciò, ci chiediamo in virtù di quale intervento normativo si è proceduto considerando che alla legge di riforma 354/75 che sancisce i compiti ed il ruolo delle professionalità esperte del trattamento non vi sono state modifiche a riguardo ?
Crediamo di poter ben affermare che il 2 marzo 2010 è stata ratificata la demolizione dei principi costituzionali caratterizzanti le fondamenta dell'organizzazione penitenziaria e della sua cultura istituzionale.
Il DAP si è assunto una grave responsabilità e ha dimostrato totale incapacità di produrre un serio e coerente progetto organizzativo mirato ad arginare il totale stato di abbandono in cui si trova il sistema penitenziario; un progetto che tenesse conto della complessità del sistema e delle pesanti difficoltà in cui versa in un'ottica a tutto tondo dove la valorizzazione delle professionalità sarebbe risultata quanto mai opportuna e necessaria considerando che la ricaduta del loro intervento professionale è sulla "persona" in esecuzione penale, in ottemperanza ai principi enunciati dall'art.27 della Carta costituzionale.
L'involuzione culturale e politico-organizzativa che ha investito il sistema penitenziario negli ultimi anni si è appalesata in tutta la sua drammaticità e se a ciò aggiungiamo gli interventi del governo mirati alla drastica riduzione delle risorse economiche e umane in un contesto già fortemente provato, possiamo senz'altro affermare che la situazione, allo stato, risulta assolutamente preoccupante ed è sconcertante l'immobilismo e l'incapacità evidenziata dall'amministrazione per evitare tale declino.
In risposta all'accordo siglato e a ciò che ne consegue crediamo siano necessarie significative azioni di protesta,- fax, e-mail, assemblee, sit-in - che rappresentino all'amministrazione il dissenso.
Invitiamo, inoltre, tutti i lavoratori penitenziari a mobilitarsi a fianco dei colleghi degli altri dipartimenti del Ministero contro l'accordo per contrastare la volontà del governo di distruggere il sistema della Giustizia.
Roma, 26 marzo 2010
La coordinatrice nazionale
Penitenziari - Ministeri
Lina Lamonica
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