L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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mercoledì 10 marzo 2010

Svalutazione della Professione dell'Assistente Sociale

Ancona, 5 Marzo 2010
Alla c.a. Presidente Giunta Regione Marche Al Presidente del Consiglio Regione Marche A tutti gli Assessori e Consiglieri Regionali
Al Presidente V Commissione sanità
Al Direttore Generale Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche
Ai Direttori delle Zone TerritorialiAi Presidenti delle Province Regionali
A tutte le Organizzazioni Sindacali Cgil Cisl Uil Fsi Sunas
Alle Consulte Regionali e Provinciali
Agli Ordini o Collegi Professionali
Al Ombudsman Regione Marche
ep.c.
Al Tribunale per i Minorenni e Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Ancona
Ai Presidenti Tribunali Ordinari
Alla stampa
L'Ordine degli Assistenti Sociali Marche, a nome di tutti i 1120 professionisti iscritti al proprio Albo nella Regione Marche, vista la nota 3506 dell' 11- 02-2010 con cui la Direzione Generale ASUR dà attuazione ai Dipartimenti delle Professioni Sanitarie con l'emissione dei bandi di concorso per la creazione delle Aree delle Professioni: Infermieristiche ed Ostetrica, Sanitarie Riabilitative, Tecnico/ sanitaria, e Tecniche della Prevenzione; preso atto della volontà espressa di escludere l'area di Servizio Sociale, esprime profonda indignazione e offesa per non essere stati considerati, proprio da questa Amministrazione Regionale, una Professione. Ancora una volta sono stati ignorati il nostro Ordinamento a professione avvenuto con Legge 84 del 1993, il percorso universitario, iniziato con il D.P.R. n. 14 del 1987 e concluso con la Riforma Universitaria che richiede una laurea triennale e quinquennale per lo svolgimento di funzioni complesse di Servizio Sociale Professionale, il possesso di un Codice Deontologico, l'obbligatorietà di iscrizione ad un Ordine Professionale successivamente al superamento di un esame di stato, una normativa che ci attribuisce competenze in ampi settori di rilevanza sanitaria (Consultori familiari, Servizi per le dipendenze, Salute Mentale, Unità di Valutazione Multidisciplinari, UMEE,UMEA, Commissioni ai sensi della Legge 104/92, etcc.).Una normativa copiosa che chiede al Servizio Sociale di effettuare una lettura competente, da Professionisti, del disagio e di operare l'esercizio professionale per organizzare a livello individuale, familiare, di gruppo e collettivo risposte adeguate e rispettose della dignità delle persone temporaneamente, o permanentemente, lese nel loro diritto alla salute. Se dobbiamo difenderci dagli attacchi dei mas media per non essere visti come “ladri di bambini”, crediamo che almeno le istituzioni in primis la Regione e l’Assessorato alla salute che sono gli organi da cui riceviamo il mandato operativo, ci debbano sostenere e rafforzarne l’organizzazione.La Regione non può ignorare che la normativa nazionale è stata modificata ed è volta a chiarire la collocazione del Servizio Sociale nella Sanità (Legge n. 251/2000 e successive integrazione e modifiche con dalle Legge n.138 del 2004 e Legge n. 27 del 2006).C’è stata volontà espressa dalla Regione Marche con la Delibera di Giunta Regionale del 27.12.2008 di considerare la nostra posizione affiancata a quelle sanitarie e quindi soggette allo stesso sviluppo organizzativo in parallelo, oggi , l' ASUR ci nega ancora l'Area di Servizio Sociale. L'ASUR Marche con l'avallo della Regione Marche ritiene forse di poter fare a meno del Servizio Sociale e quindi, paradossalmente, anche di affrontare in maniera disgregata il bisogno sociale dei cittadini legato alla salute come benessere globale.Sorge evidente il dubbio che più semplicemente non abbiamo, noi assistenti sociali da soli, i numeri sufficienti per interessare a fini elettorali. E si ignorano anche i contatti e la voce che invece ognuno ha .E’assolutamente deludente riscontrare che, a differenza di molte altre Regioni italiane che hanno colto l'occasione ed hanno scelto di qualificare il proprio personale sociale nell'area di appartenenza, proprio questa nostra Regione di centro sinistra ( che si crede innovatrice e propositiva in tema di politiche socio-sanitarie) rinunci al concetto di integrazione che tanto sbandiera nei programmi, muovendosi con i fatti in direzione opposta.Spiace concludere che all'Ordine, che in questi anni ha cercato con pazienza e costanza di proporre la professione in termini positivi e di assoluta collaborazione secondo il preciso mandato professionale, non resta che far presente ai propri iscritti che non potrebbero esercitare la professione alle dipendenze di una Azienda Pubblica che non li riconosce come professionisti titolati a prestare aiuto competente al disagio dei cittadini, proprio e principalmente per rispetto delle persone nella loro dignità di essere sostenute in modo appropriato. L'Ordine Professionale chiama in causa anche le Organizzazioni Sindacali perché non è “la guerra fra poveri” che può elevare la dignità delle professioni, ma l'intento di fornire un Servizio Sanitario adeguato in tutte le competenze e con tutti i Professionisti che la legge vincola al compito richiesto. L'Ordine degli Assistenti Sociali si riserva quindi di pensare e suggerire ai propri iscritti una mobilitazione generale, attraverso l'informazione a mezzo stampa e qualunque altro mezzo utile a richiamare l'attenzione e chiedere una modifica della situazione determinatasi, oltre a forme incisive di protesta.
Il Presidente Orazio Coppe