L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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martedì 11 maggio 2010

Giustizia: sulla detenzione domiciliare decide giudice sorveglianza, messa in prova stralciata

Apcom, 11 maggio 2010

Il ddl svuota-carceri, duramente criticato dalla Lega e dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, cambia volto: il governo praticamente lo riscrive in toto presentando tre emendamenti in commissione Giustizia alla Camera che cancellano l'automatismo per cui ai detenuti a cui resta un anno di pena è concesso di scontarla a domicilio.

Se potranno uscire dal carcere lo deciderà il magistrato di sorveglianza valutando anche "l'idoneità" del domicilio. Stralciato invece l'articolo che prevedeva la sospensione della detenzione con la messa alla prova presso i servizi sociali. Lo stralcio è stato votato quasi all'unanimità dalla Commissione: contro si è espressa solo la deputata radicale eletta nel Pd Rita Bernardini, in sciopero della fame proprio per protesta contro il sovraffollamento delle carceri. La Commissione tornerà a riunirsi domani quando alle 10 scadrà il termine per i subemendamenti agli emendamenti presentati dal governo.
Gli emendamenti presentati dal governo, a prima firma del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, al ddl che prevede la possibilità di scontare l'ultimo anno di pena a domicilio e lo stralcio dell'articolo che prevedeva la messa alla prova fanno rientrare la protesta della Lega che, con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, aveva pubblicamente dichiarato la sua contrarietà al testo all'esame della commissione Giustizia di Montecitorio. Per il Pdl si tratta di un testo "più equilibrato" che peraltro piace anche al Pd che riconosce "lo sforzo" dell'esecutivo nell'accogliere anche alcune osservazioni dell'opposizione. L'unica a protestare è la radicale Rita Bernardini, in sciopero della fame da 27 giorni contro il sovraffollamento delle carceri.
"Gli emendamenti presentati dal governo - commenta il capogruppo Pdl in Commissione, Enrico Costa - tengono conto in modo massiccio delle osservazioni arrivate anche nel corso delle audizioni. Viene abolito il meccanismo automatico di scarcerazione, viene inserito il filtro da parte della magistratura e l'idoneità del domicilio: insomma tutto dipenderà dalla valutazione dei magistrati. Le modifiche del governo bilanciano le opposte esigenze della funzione educativa del carcere e della garanzia di sicurezza: ora è un testo equilibrato che aumenta la sicurezza".
Esulta il leghista Matteo Brigandì: "Finalmente non si parla più sic et simpliciter di prendere i detenuti e portarli a casa. Ora bisognerà fare i conti con l'oste e l'oste in questo caso sono i magistrati". E ancora: "È evidente che non ci può scoppiare in mano una situazione insostenibile ma non si può trovare un escamotage all'ultimo minuto per risolvere il problema". Quindi Brigandì ricorda che "in carcere ci sono 26mila persone in attesa di giudizio al termine del quale una buona parte di questi esce dalla galera perché non ha fatto nulla. Quindi l'autostrada è fare i processi e liberare gli innocenti...".

Il testo riscritto dal governo piace anche al Pd che ha votato pure a favore dello stralcio della messa alla prova: "È un testo diverso che tiene conto delle osservazioni. Non la chiamerei marcia indietro, anzi. Il governo ha fatto uno sforzo, non si è irrigidito. Il ddl Alfano non era uno svuota-carceri ma era un testo confuso, creava un automatismo eccessivo. Ora invece è temperato e consente che si evitino i domiciliari alle persone pericolose o a rischio di fuga. Inoltre esclude che gli immigrati finiscano nei Cie a fare la detenzione domiciliare. Insomma è un testo che fa un passo avanti nella chiarezza".