L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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mercoledì 17 ottobre 2012

Giustizia: appello Assistenti sociali al ministro Severino, per il potenziamento degli Uepe


Redattore Sociale, 16 ottobre 2012

In una petizione online la richiesta di rilanciare le misure alternative e gli uffici di esecuzione pensale esterna. “In dieci anni perso il 40% del personale e subito la drastica riduzione delle scarse risorse disponibili”.

Rilanciare le misure alternative al carcere e potenziare gli Uffici di esecuzione penale esterna. A chiederlo con forza sono gli assistenti sociali in una petizione online indirizzata al ministro Paola Severino, che ha già raccolto centinaia di adesioni nel modo della società civile.

Nell’appello si esprime interesse e soddisfazione per l’inizio dei lavori in Commissione Giustizia della Camera sul disegno di legge Delega al Governo in materia di depenalizzazione, sospensione del procedimento con messa alla prova, pene detentive non carcerarie e di altri 6 disegni di legge. Nello stesso tempo, però, gli operatori ribadiscono che l’approvazione di una così importante e attesa riforma non può non prevedere contestualmente il potenziamento degli Uffici per l’esecuzione penale esterna e degli stessi operatori che lavorano in tali servizi, “in continuo decremento a seguito dei diversi provvedimenti di contenimento della spesa pubblica nonchè di mancate sostituzioni (ultimo concorso risale al 1999)”.

“Sosteniamo con convinzione la scelta del Ministro di dare priorità alle misure alternative, auspichiamo la rapida approvazione delle proposte all’attenzione del Parlamento e confermiamo il nostro impegno pieno e leale per la realizzazione di tale indirizzo - si legge in una lettera inviata nei mesi scorsi al ministro e al capo del Dap Giovanni Tamburino. Allo stesso tempo siamo consapevoli che l’ampliamento delle alternative al carcere, senza un forte intervento che consenta all’amministrazione penitenziaria di gestire efficacemente tali misure, renderebbe probabile il rischio di eventi critici, a causa della perdurante impossibilità degli uffici di esecuzione penale esterna di assicurare il livello adeguato di presenza nel territorio che caratterizza le misure di community service. Siamo seriamente preoccupati per gli effetti negativi che potrebbero avere, anche nell’opinione pubblica, gravi défaillance nella gestione delle misure, per i danni all’immagine dell’Amministrazione ed al sistema stesso delle alternative alla detenzione”.

Pur con la consapevolezza delle scarse risorse a disposizione, gli operatori ritengono che sia possibile un trasferimento di investimenti dal carcere agli Uffici che si occupano di misure alternative. “Solo un reale investimento sull’esecuzione penale esterna potrà avere un positivo esito sulla riduzione del sovraffollamento delle carceri”, sottolineano. Nella lettera si ribadisce che da dieci anni l’Amministrazione non assegna risorse e personale al settore: “nel periodo 2006-2012, siano state assunte 3890 unità destinate solo al settore detentivo; nel frattempo l’esecuzione penale esterna ha perso il 40% del personale e ha subito la drastica riduzione delle scarse risorse disponibili. Siamo consapevoli di quanto la situazione delle carceri sia difficile, né chiediamo di sottovalutare la necessità di porvi rimedio; pensiamo, tuttavia, che non sia utile per l’Amministrazione penitenziaria, né prudente in previsione dell’incremento delle misure alternative, mantenere nell’attuale stato di sofferenza (operativa, organizzativa e direzionale), di mancanza di indirizzi e coordinamento un settore che, nonostante tutto, solo nel 2011 ha assicurato 150.000 interventi e oltre 52.000 giornate di presenza nel territorio”.

Inoltre si ricorda che gli Uepe eseguono un numero di misure alternative (22.000) uguale a quello in corso prima dell’indulto, ma hanno il 40% di operatori in meno; “il personale di servizio sociale si reca quotidianamente nei luoghi più rischiosi, quasi sempre da solo e senza auto di servizio: dalle Vele di Scampia, ai campi nomadi delle periferie urbane, da Tor di Quinto a Roma, alle Serre catanzaresi, alle campagne della Locride, alle aree deindustrializzate del nord.

Eppure non si lamenta, né protesta, diversamente da altre, ben più tutelate e ascoltate, componenti dell’Amministrazione - concludono. Gli operatori degli Uepe dimostrano ogni giorno lo spirito di servizio che li anima; per tale ragione meritano di non essere lasciati soli nel compiere il loro lavoro.