I direttori dei penitenziari aprono una stagione di lotta contro "tagli" del personale
Dire, 20 febbraio 2013
Dopo gli agenti e i detenuti, adesso protestano anche i direttori dei penitenziari. Su di loro, infatti, incombe un taglio del Governo che dovrebbe ridurne il numero. Per questo, una serie di sigle sindacali ha proclamato lo stato di agitazione della categoria a cui arriva la solidarietà della Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno.
Già nei mesi scorsi, insieme ai Garanti dei diritti dei reclusi, in una lettera congiunta al ministro della Giustizia Paola Severino, Bruno aveva stigmatizzato “il riesame della spesa dell’amministrazione penitenziaria, e oggi ribadisco con forza la contrarietà a provvedimenti che abbiano ad oggetto la riduzione del numero dei dirigenti penitenziari, paventando, in particolare, che in quelle carceri dove è assente la titolarità della direzione possa prevalere un’organizzazione della vita dell’istituto caratterizzata in termini di contenzione”.
Già ora, peraltro, i direttori delle carceri scarseggiano tanto in Emilia - Romagna quanto su tutto il territorio nazionale, “il che comporta attribuzioni plurime delle direzioni”. Anche in regione si stanno accorpando più istituti sotto una direzione unica. “Ciò comporta disagi per chi riveste ruolo direttivo nell’organizzare la vita dell’istituto e assicurare la fondamentale presenza all’interno. Non va dimenticato - prosegue Bruno, come si legge in una nota - che è il direttore che svolge funzione di sintesi e di coordinamento tra le varie aree (della sicurezza, educativa, contabile) che si occupano del carcere”.
Nel momento in cui l’amministrazione penitenziaria si accinge ad effettuare la sua “rivoluzione normale”, così come il Capo dipartimento ha definito la realizzazione dei circuiti regionali - e cioè una “razionalizzazione del sistema della detenzione per implementarne l’efficienza e l’efficacia, con un auspicato miglioramento delle iniziative trattamentali per la popolazione detenuta”, per Bruno “appare privo di logicità un intervento orientato a privare alcuni istituti penitenziari della figura di un direttore titolare, la cui funzione fondamentale è di propulsione, controllo e coordinamento dell’istituto, venendosi così, di fatto, a rendere non attuabile la riorganizzazione”. Bruno conclude così la sua presa di posizione: “Si ritiene che il Governo, ad una manciata di giorni dal finire della legislatura, non possa ulteriormente provare un sistema penitenziario ridotto ai minimi termini, riducendo anche il numero dei direttori, ma debba prioritariamente valutare l’opportunità politica di bandire un nuovo concorso per l’assunzione di figure direttive, risalendo l’ultimo ad oltre 20 anni fa”.
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