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giovedì 10 aprile 2014

Comunicato Stampa Ordine Assistenti Sociali: Berlusconi e l'affidamento in prova al servizio sociale

 


     Comunicato stampa del 09 aprile 2014- cnoas.it

Berlusconi e l'affidamento in prova al servizio sociale
Domani pomeriggio presso il Tribunale di Milano avrà luogo l’udienza per l’affidamento in prova al servizio sociale dell’amministrazione penitenziaria di Silvio Berlusconi.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali ritiene doveroso, in questa vigilia segnata da una grande eco mediatica, sottolineare alcuni aspetti relativi all’affidamento in prova, strumento fondamentale alternativo alla detenzione.
Le misure alternative riguardano un numero elevatissimo di persone (in Italia, nel 2013 sono stati 22.357 gli affidamenti in prova al servizio sociale, già 11.646 nel primo trimestre del 2014). In particolare, proprio per le sue caratteristiche di progettualità individuale, l’affidamento in prova rappresenta uno strumento di basilare importanza ai fini del reinserimento dei condannati, con una forte valenza di contrasto alla recidiva, che contribuisce concretamente alla costruzione di una società più sicura.
Gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna (UEPE), all’interno dei quali esercitano la professione gli assistenti sociali, rappresentano i luoghi dove viene realizzato il progetto di riabilitazione del condannato attraverso l’attività dei colleghi, in collaborazione con le agenzie pubbliche e private presenti sul territorio.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine è preoccupato per la banalizzazione della rappresentazione di questo istituto, presente in tutti i paesi europei e non solo.
“Ogni progetto di affidamento - dichiara la Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali, Silvana Mordeglia - è differente dall’altro proprio in virtù dell’individualizzazione che viene fatta a vantaggio del singolo e quello di Silvio Berlusconi, per ovvi motivi sotto i riflettori della stampa mondiale, corre il rischio di banalizzare questo istituto. Ciò svilisce il percorso, faticoso ma importante, che con impegno migliaia di condannati stanno oggi seguendo, oltre all’attività dei professionisti che quotidianamente assicurano l’esecuzione della misura alternativa, spesso in condizioni difficili”.
Pur in un contesto segnato da difficoltà organizzative, dal depauperamento costante di risorse e dalla discrasia tra i pronunciamenti politici e la mancata attuazione degli stessi (solo la settimana scorsa il Parlamento ha approvato le nuove disposizioni inerenti all’implementazione delle misure alternative, alle quali sembra non facciano seguito interventi per il conseguente adeguamento del sistema di esecuzione penale esterna), gli assistenti sociali impiegano strumenti professionali che consentono di valutare e monitorare costantemente, dalla fase di indagine fino a quella di esecuzione penale, i livelli di rischio e di bisogno individuale del condannato e l’attuazione del programma di trattamento individualizzato, con interventi di prossimità nel luogo di vita e di lavoro del soggetto affidato.
Grande attenzione, nell’ambito del programma di trattamento, viene data allo svolgimento di attività di giustizia riparativa per il risarcimento del danno.
Le valutazioni dei colleghi dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna saranno prese in esame, domani, dalla magistratura di sorveglianza che ha il compito di decidere, in completa autonomia, rispetto alla situazione del condannato.
Così come avviene nei percorsi riabilitativi dei moltissimi condannati in affidamento al servizio sociale, i colleghi dell’UEPE di Milano, in caso di erogazione della misura, potranno accompagnare anche Silvio Berlusconi in un percorso di maggiore consapevolezza rispetto alle conseguenze determinate dal reato alla base della condanna.
“Se il sistema – conclude Mordeglia - è un sistema di diritto, e siamo convinti che lo sia, Silvio Berlusconi ha il diritto di accedere all’affidamento in prova, come chiunque altro risponda ai requisiti necessari. L’attività di volontariato che Berlusconi potrà svolgere presso una qualunque struttura o associazione del territorio, dovrà essere svolta in condizioni che non danneggino lo svolgimento dell’esecuzione della pena. Interferire nello svolgimento dell’attività potrebbe inficiare l’andamento del progetto complessivo della misura alternativa. Senza nemmeno parlare del disagio, che una grande attenzione mediatica, determinerebbe ai fruitori dei servizi coinvolti”.