L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

sabato 21 aprile 2007

OPERATORI UEPE CATANIA E RAGUSA


Al Ministro della Giustizia Alle Organizzazioni Sindacali
Sen. Clemente Mastella
C.G.I.L-F.P. -
Al Sottosegretario di Stato
per la Giustizia C.I.S.L.-F.P.S/P.P.-
Prof. Luigi Manconi
U.I.L.-P.A.
Al Capo del D.A.P. S.A.P.Pe.
Dr. Ettore Ferrara
O.S.A.P.P.
Al Direttore Generale G.E.P.E.
Dr. Turrini Vita Si.N.A.P.Pe.
Al Direttore Generale del Personale F.S.A.-C.N.P.P.
Dr. De Pascalis
Si.A.L.Pe.-A.S.I.A.
Al Responsabile dell’Ufficio
per le Relazioni Sindacali-DAP S.A.G.-P.P.
Dr.ssa Conte
U.S.P.P.-UGL FNPP CLPP LISIAPP
Al Provveditore Regionale
Regione Sicilia ROMA
All’Ordine Nazionale Assistenti Sociali
Dr.ssa Cava
All’Ordine Regionale Assistenti Sociali
Regione Sicilia
Al Coordinamento Nazionale
Assistenti Sociali Giustizia

In riferimento alla bozza, inerente l’intervento del corpo di Polizia Penitenziaria nell’esecuzione penale esterna, molte sono le preoccupazioni e gli interrogativi che tale riforma, così concepita, fa sorgere negli operatori degli Uffici E.P.E.
Riteniamo e ribadiamo con forza che il Servizio Sociale della Giustizia conservi le sue competenze relative alla verifica delle reali attitudini del condannato e di tutti gli elementi socio-familiari e lavorativi, per incidere significativamente, con strumenti professionali e anche con il supporto di figure specialistiche (criminologi, psicologi, ecc.), sul comportamento dello stesso.
L’articolo 118 del DPR 230/2000 al p. 8 detta che gli interventi del Servizio Sociale per Adulti, nel corso del trattamento in ambiente esterno, siano assolutamente basati su un rapporto di "fiducia" tra soggetto stesso ed istituzione; tale obiettivo è raggiungibile attraverso un percorso che segue un "progetto individualizzato", realizzabile grazie al controllo volto all’aiuto della persona e non fine a se stesso.
Il suddetto controllo, supportato dalla relazione con l’utente, mira al raggiungimento, da parte del soggetto, di una maggiore consapevolezza delle sue risorse personali, della sua auto-determinazione e autocritica, sia rispetto ai comportamenti devianti del passato, sia rispetto ai nuovi comportamenti relativi alle prescrizioni che deve osservare ed alla sua inclusione sociale.
L’U.E.P.E attraverso tali percorsi individualizzati raggiunge la finalità, espressamente citata nell’art.118 d.p.r. 230/2000, di un "reinserimento sociale compiuto e duraturo".
Si ritiene che il controllo di polizia, previsto all’interno dell’U.E.P.E., si discosti fortemente dalle finalità dello stesso; interventi di tal genere non sono pensabili all’interno di una struttura, che, per peculiarità professionali deve caratterizzarsi come ambito separato dagli ambienti penitenziari e di polizia; l’eventuale coesistenza di tali servizi farebbe decadere l’aspetto principale ed irrinunciabile del "controllo finalizzato all’aiuto", con una conseguente perdita di quel rapporto di "fiducia con l’autorità" ampiamente citato dal suddetto D.P.R.
Ciò detto è fondamentale sottolineare che non è in discussione l’importanza del controllo di polizia nell’esecuzione penale esterna, bensì la coesistenza del controllo sociale con il controllo di polizia e per di più sotto un’unica direzione.
Così come formulata nella bozza di riforma tale coesistenza rivela una confusione operativo – amministrativa, oltre che tecnica, tale da palesare una conseguente sovrapposizione di ruoli e competenze.
Il controllo delle prescrizioni inerenti, alla limitazione di movimento nel territorio designato (comune, provincia, a volte anche le regioni), al rispetto degli orari di dimora (solitamente dalle h 20.00 alle h 07.00), alla frequentazione di persone e ambienti illegali, rientra in un contesto di "prevenzione generale", finalizzata, quest’ultima, a creare un equilibrio tra "sistema penale" e "sistema sociale". Ciò è possibile tramite la concertazione interistituzionale tra le Istituzioni, nello specifico U.E.P.E. ( lavoro in rete Enti locali, ecc..) e FF.OO. territoriali, in tutte le loro articolazioni (province, comuni, frazioni, comunità montane, piccoli paesini, ecc..).
Ribadiamo, quindi, che solo la concertazione interistituzionale con le FF.OO. territoriali già esistenti (ottimizzazione di risorse già esistenti) e il territorio in tutti i suoi aspetti sono gli unici strumenti per costruire sinergie e modalità di cooperazione, per individuare bisogni e risorse al fine di pianificare e programmare interventi rispondenti a quella prevenzione e sicurezza sociale tanto conclamata da tutti i soggetti politici e sociali.
A seguito di queste considerazioni esprimiamo la nostra perplessità circa le modalità di sperimentazione citata nella bozza di decreto, che prevede la presenza della P.P. nel solo territorio cittadino. La riteniamo assolutamente non scientifica e non rispondente, in quanto la presenza nel solo territorio cittadino non darà modo di rilevare quali e quante risorse umane e materiali saranno necessarie per l’istituzione di un servizio di controllo capillare come quello, ad esempio, dell’Arma dei Carabinieri.
E’ nostra convinzione che l’introduzione della Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’esecuzione penale esterna possa essere affrontata prevedendo, per esempio, forme di collaborazione diretta in coordinamento con le FF.OO. del territorio.
Permangono, ancora, numerosi interrogativi riguardanti l’investimento finanziario per l’attuazione del suddetto decreto. Ci chiediamo quale la ricaduta economica sul rinnovo dei contratti del Comparto Ministeri? Quali i mezzi e le risorse utilizzate dalla PolPen negli U.E.P.E? Quali strumenti Informatici? Quali locali? Ecc…
Ad oggi gli operatori degli UEPE sono in attesa da parte di questa Amministrazione delle risposte relative alla richieste circa l’assegnazione di locali più idonei ( molti U.E.P.E. sono carenti perfino di locali per i colloqui), carenza di organico civile, carenza di cancelleria, riduzione dei servizi di manutenzione, indennità di trasferta, sistema e strumenti informatici (computer, stampanti, accesso ad internet), carenza di auto vetture, ecc..

Le ambiguità e le contraddizioni fra le dichiarazioni politiche di rilancio dell’esecuzione penale esterna e le proposte di bozza di decreto sulla rideterminazione dei posti dirigenziali e la riorganizzazione dell’A.P. sono sotto gli occhi di tutti. La bozza di decreto, seppure apprezzabile per aver mantenuto distinti, in tutti i Provveditorati, gli Uffici EPE dagli Uffici detenuti e trattamento, ancora una volta penalizza l’esecuzione penale esterna. Questa si trova collocata al margine rispetto al resto delle altre Direzioni Generali dell’A.P; la DGEPE, infatti, può contare solo su tre dirigenti mentre le altre Direzioni anche fino ad un numero di sei; solo 33 UEPE sono di terzo livello dirigenziale a fronte di tutti gli istituti collocati nei diversi tre livelli.
L’avanzamento del ruolo unico del dirigente penitenziario, penalizzata il ruolo di dirigente di Servizio Sociale (penalizzato anche dalla legge Meduri); nella bozza è stato previsto la riduzione dei posti da 68 a 55, che già da oggi, per mancanza di dirigenti specifici posso essere ricoperti da dirigenti penitenziari. Negli anni, a seguito del pensionamento, si rischia pure l’estinzione di dirigenti di Servizio Sociale, perché a fronte dei 500 dirigenti di istituto non ci sarà possibilità di carriera del personale di Servizio Sociale, che da circa 30 anni si occupa di esecuzione penale esterna.
In riferimento alla bozza di decreto inerente l’intervento del Corpo di Polizia Penitenziaria nell’esecuzione penale esterna chiediamo, per tutti gli aspetti finora menzionati, la sospensione della sperimentazione e del decreto in questione.
In riferimento alla bozza di decreto sulla rideterminazione dei posti dirigenziali e la riorganizzazione dell’A.P. chiediamo, che vengano riviste le tabelle al fine di inserire gli Uffici E.P.E. di maggiore rilevanza nel I° livello e quelli di media grandezza nel 2° livello, data la complessità di un ufficio EPE, che prevede l’allargamento di un lavoro pluriprofessionale, del lavoro di rete con il territorio e le molteplici necessità dei soggetti in esecuzione penale esterna;
chiediamo, inoltre, il bilanciamento complessivo dei dirigenti a tutti i livelli dell’A.P. con particolare riguardo al rapporto tra DAP e uffici periferici.
All’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali chiediamo che apra tavoli di confronto con il DAP e le OO.SS. per la promozione e la difesa della professione di Servizio Sociale.

Catania 20.4.2007 Gli Operatori UEPE
di CATANIA e RAGUSA
(n. 30 adesione)

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