L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

giovedì 26 aprile 2007

CNVG

Polizia Penitenziaria in Uepe: Cnvg; sospendere sperimentazione

Redattore Sociale, 24 aprile 2007

Il presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia, Claudio Messina, critica il provvedimento che prevede di utilizzare agenti come controllori dei detenuti in semilibertà o affidamento.
Il presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Claudio Messina, a nome dei circa 8.000 volontari rappresentati dalla Cnvg, esprime serie perplessità e forte preoccupazione in merito al decreto con cui il Ministro della Giustizia si accinge a istituire, in via sperimentale, commissariati di polizia penitenziaria presso alcuni Uffici per l’esecuzione penale esterna.
Se è vero che la trentennale esperienza dei Centri servizi sociali Adulti Cssa - divenuti Uepe con la legge Meduri 154/2006 - ha dimostrato la validità indiscussa delle misure alternative alla detenzione nell’abbattere notevolmente la recidiva dei condannati e quindi la necessità di incrementare tali misure, non si capisce perché si voglia intensificare il controllo di polizia già ampiamente svolto dalle forze dell’ordine. La funzione di controllo, rispetto a quella di assistenza sociale, rischia così di diventare essenzialmente sanzionatoria di comportamenti, anche non gravi, dovuti alle obiettive difficoltà che la persona semilibera o affidata incontra nel dover sottostare ad obblighi restrittivi, pur senza commettere reati.
Si teme che la militarizzazione del servizio di controllo possa né più né meno ricalcare il modello carcere, ovvero determinare di fatto una dicotomia tra la direzione dell’ufficio e la polizia penitenziaria, che alla ricerca di modelli trattamentali più idonei ai singoli casi può drasticamente opporre ragioni di sicurezza, difficilmente contestabili, di fronte a un pregiudizio diffuso e a
un allarme sociale non sempre giustificato. Desta stupore soprattutto l’ampia discrezionalità che viene riconosciuta al direttore dell’Ufficio (art. 1, capo 2 del decreto) nel disporre controlli anche in assenza di specifiche prescrizioni da parte del magistrato o del tribunale di sorveglianza.
Infine, la professionalità dimostrata sinora dagli assistenti sociali - e che ha garantito il successo della stragrande maggioranza dei casi seguiti, come risulta dai dati statistici ufficiali - rischia d’infrangersi contro un prevedibile irrigidimento del servizio, anche se si parla di riqualificazione professionale degli agenti, sottratti fra l’altro agli istituti penitenziari dove si continua a lamentare carenza di organico.
A nostro avviso va assolutamente salvaguardata la norma costituzionale che incoraggia la rieducazione e il reinserimento, mettendo in discussione sistemi che non funzionano, come il carcere, piuttosto che stravolgere gli Uepe, la cui formula finora si è mostrata vincente. Chiediamo pertanto di sospendere la sperimentazione e di ripensare l’intera materia con l’apporto di tutte le parti in gioco, volontariato compreso.