L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

martedì 24 aprile 2007

RSU CISL +ASSISTENTI SOCIALI UEPE VERONA

Al Coordinatore Responsabile
Funzione Pubblica Cisl
Sig. Marco Mammuccari
e.p.c. Prof. Luigi Manconi
Sottosegretario al Ministero della Giustizia
ROMA
Pres. Ettore Ferrara
Capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria
ROMA
Dott. Massimo De Pascalis
Direttore Generale del Personale e della Formazione
del D.A.P. ROMA
Al Consigliere Riccardo Turrini Vita
Direttore Generale dell’Esecuzione Penale Esterna
del D.A.P.
ROMA
Agli Uffici EPE LORO SEDI
Alla Dott.ssa Lorenza Omarchi – Magistrato di Sorveglianza di Verona
Alla C.G.L. Funzione Pubblica
Al Sindacato RdiB
Redazione di Ristretti Orizzonti
Associazione Antigone
Al Coordinamento assistenti sociali Giustizia



OGGETTO: "Quale futuro per l’Esecuzione Penale Esterna"? Osservazioni sul contenuto del documento prot. 0577 del 30.03.2007 da parte delle RSU dell’Ufficio EPE di Verona.

Si apprende con rammarico che la lettera trasmessa ai Dirigenti del Settore Giustizia e Penitenziario redatta in data 30.03.2007, prot. n. 0577 dal Coordinatore responsabile Cisl, sig. Marco Mammuccari, non sia stata inviata per opportuna conoscenza e contraddittorio anche alle RSU Cisl operanti a livello decentrato quanto parte interessata nell’attuale processo di cambiamento che sta per investire gli Uffici EPE.
Da una lettura del documento emerge una significativa presa di posizione che si avvicina maggiormente alle Forze di Polizia Penitenziaria più che a considerare in toto i Soggetti che sino ad oggi si sono occupati di gestire le misure alternative. I toni allarmistici ivi denunciati lasciano basiti gli operatori che hanno portato avanti con successo le attività di reinserimento sociale connesso all’esecuzione di una pena, tenuto conto anche della bassissima incidenza della recidiva delle persone condannate che hanno beneficiato delle misure alternative. Sembra quasi che si voglia costruire ad arte ed ingenerare nei cittadini un timore, peraltro infondato, sulla necessità di aumentare il controllo sul territorio di coloro che eseguono la pena all’interno della società civile. I bisogni espressi dagli Uffici di esecuzione penale, per quanto di conoscenza, sono altri e vanno collocati nel potenziamento degli organici rispetto all’incremento delle risorse strutturali e del personale con l’assunzione anche di nuove figure specializzate (psicologi, mediatori culturali e linguistici) e non prioritariamente di Agenti di Polizia penitenziaria che numericamente rappresentano già un numero impressionante. Come giustamente si rammenta nella missiva l’incidenza numerica è stata quasi equivalente fra i soggetti che scontavano la pena in un penitenziario e i soggetti che usufruivano di una misura alternative alla detenzione; questo significa che un numero irrisorio di assistenti sociali si è occupata della loro gestione, osservazione, sostegno e controllo dalla libertà (da più di trenta anni) seguendo principi, modelli, tecniche e attività proprie del Servizio sociale con una formula che è diventata vincente anche rispetto alla prevenzione della recidiva.
Non si è mai avvertita una spinta forte anche a livello sindacale sulla necessità di aumentare il numero degli assistenti sociali per migliorare il loro operato mentre si continua ad incentivare assunzioni di Agenti di Polizia Penitenziaria ricordando che nel mese di marzo 2007 è stato bandito un ulteriore concorso.
L’accusa di autoreferenzialità, inoltre, è palesemente infondata tenuto conto della pluralità di soggetti istituzionali e non con cui quotidianamente gli assistenti sociali si confrontano per l’elaborazione e attuazione dei progetti di reinserimento dell’utenza in carico. Il fatto che si consideri naturale che l’unica categoria di personale che dovrebbe entrare negli Uffici EPE sia identificabile nella Polizia Penitenziaria è quanto meno riduttivo, tenuto conto che tale categoria di personale ha ab origine scelto un percorso ben strutturato. L’idea che li si possa riciclare come amministrativi, esperti informatici, uscieri o quant’altro sia utile alla Amministrazione, è sintomatico dell’assenza di una pregressa programmazione finalizzata a rafforzare i criteri di qualità ed efficienza delle prestazioni erogate. Pare quanto mai un’idea dolosa generare la percezione che tutto d’un tratto l’ingresso della Pol. Pen. negli Uffici EPE sia cosa necessaria e non più rimandabile.
Ci si rammarica ulteriormente per la poca trasparenza con cui si è mossa la Nostra sigla sindacale colpevole di aver agito e scritto il documento senza interpellare la volontà degli iscritti espressa tramite la RSU che non concorda in larga misura sul contenuto della lettera.
Si richiede con la massima urgenza un immediato incontro al fine di concordare i contenuti che andranno ad incidere in maniera sostanziale sul funzionamento degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna e la sospensione della sperimentazione prospettata.

Verona, 23 aprile ’07 f.to RSU Cisl – Ufficio EPE Verona –
Concordano col presente documento i sigg.
Francesca Aida Ripamonte – Assistente sociale e RSU
Patrizia Mulas – Assistente sociale e RSU
Eisabetta De Angelis – Assistente sociale
Rosaria Auditore – Assistente Sociale
Grazia Sardella – Assistente sociale
Nicola Di Benedetto – Assistente sociale
Romina Montresor – Assistente sociale
Giovanna Marani- Assistente sociale
Fontana Sofia – Assistente sociale
Francesca Mulè – Assistente sociale
Alberto Visonà – Assistente sociale

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